E lo dico, prima che ancora che da rappresentante istituzionale, da cittadina senigalliese, da figlia di chi in quella fabbrica ha trascorso una vita tra sudore e cemento, da donna che rivendica pienamente l’appartenenza a una
storia politica e sindacale alla quale si deve ciò che oggi Senigallia è e si appresta a divenire.
Una storia di progresso che
forse alcuni vorrebbero iniziata oggi o materializzatasi all’improvviso, di punto in bianco, priva di ogni ancoraggio con il passato. Chissà, forse è proprio così, è quello
stretto legame con quel passato poi non così lontano, il destinatario della spallata con la quale si vorrebbe abbattere
la vecchia ciminiera.
Un simbolo che quella storia la rappresenta e sta lì fiero a ricordarcela. Ci ricorda sì anni difficili, ma anche anni di intensa passione sociale e civile in cui si usciva dalla guerra con la rinnovata speranza di costruire un modello di società fondato sulla giustizia e la dignità del lavoro. Gli anni delle lotte operaie per i diritti, per il salario, per la sicurezza.
Gli anni del dopoguerra, del riscatto sociale del movimento operaio e di quello che contadino che compatto sosteneva le vertenze dei lavoratori dell’Italcementi e della Sacelit (e viceversa). Gli anni degli imponenti scioperi, come quello del 1961, durato ben 39 lunghissimi giorni, che seppe coinvolgere nella partecipazione e nella realizzazione di una rete solidale a sostegno dei lavoratori tutta la città. Gli anni del declino e della chiusura, che non costerà solo centinaia di posti di lavoro ma anche, con il drammatico emergere del problema della sicurezza, anche molte vite.
I lavoratori e le loro rappresentanze sindacali, a Senigallia sono stati artefici di un contributo che, interpretando i bisogni, le sofferenze e i sogni di larga parte della popolazione, ha consentito una crescita e uno sviluppo non solo economico che oggi distingue nei valori la nostra comunità da altre realtà. Ecco perché trovo giusto che la vecchia ciminiera possa restare lì al suo posto:
un topos architettonico che testimoni ai cittadini di oggi e di domani, come ai turisti di passaggio,
la memoria delle nostre origini e della nostra identità.
dalla Presidente della Provincia di Ancona,
Patrizia Casagrande Esposto|
Lasciamola lì Scritto da Visitatore anonimo il 2009-07-21 14:59:52 A me piacerebbe vederla ancora lì... Simbolo di ciò che è stato e che probabilmente non sarà più... Magari si può cercare di non spendere così tanto, quello si... Carlo |
La colata Scritto da Visitatore anonimo il 2009-07-22 11:03:54 Come tanti Senigalliesi, ho potuto vitare il plastico e le foto, con cui si evidenziano le relazioni tra la Città e il progetto Portoghesi. Ed ho notata che manca quella più importante, che identifica ancor più di quella brutta e inutile ciminiera a simbolo e memoria del passato. Una foto della Sacelit: "Dove c'era la fabbica del cemento, facciamo una bella COLATA di CEMENTO." |
e l'architetto Guerri? Scritto da Visitatore anonimo il 2009-07-23 20:02:30 Il progetto Portoghesi: vi siete mai chiesti chi è stato il portatore d'acqua al progetto Portoghesi? Nessuno si ricorda architetto Guerri: ex assessore urbanistica di Senigallia perchè? rocco$roll |
antistupidi Scritto da Visitatore anonimo il 2009-07-23 20:02:57 Abbattimento della iminiera? NO MAI, quella ciminiera va salvata e restaurata, è un simbolo, è storia, e chi vuole cancellare i simboli o la storia non merita alcun rispetto |