Gli
egoismi del
partito del Nord, formato dalla Lega e da chi la sostiene, saranno forse presto soddisfatti, in termini di gabbie salariali, di salari differenziati, di una sanità e di una scuola di qualità dove c'è maggiore capacità contributiva, per non parlare dell'umiliazione dell'obbligo di imparare il dialetto locale, per chi voglia insegnare. Le Regioni con minore capacità contributiva si arrangeranno con i fondi statali destinati a compensare gli squilibri, ma solo in parte.
Questa sarà la regola, ma già si vedono le eccezioni. Il
Partito del Sud, anche se non formalmente costituito, opera dentro al PDL ed in parte nel PD, e spunta al Governo miliardi di aiuti economici, malgrado la crisi: una nuova Cassa del Mezzogiorno.
Il
federalismo, studiato come il sistema che dovrebbe far funzionare ogni Regione con le tasse che paga, ha nel progetto di legge delle maglie aperte per legittimare una maggiore attenzione per il forte partito del Sud, e non solo ai fini della parziale perequazione del gap fra i gettiti fiscali dei ricchi e dei poveri.
Al centro, le Regioni più grandi come la Toscana e l'Emilia Romagna cercano di fronteggiare questa
situazione in cui prevale più la forza che l'equità, facendo blocco tra loro, e facendo una concorrenza feroce alle vicine Regioni più piccole, come le Marche, l'Umbria e l'Abruzzo, nel settore dei servizi pubblici locali, e non solo, usando il peso economico maggiore che hanno.
Esempi? La
tassa sui rifiuti che le Marche pagano finisce in gran parte in Emilia Romagna (Manutencoop). La
bolletta del metano che le Marche pagano in parte va in Emilia Romagna (Gruppo Hera). Le grandi cooperative toscane ed emiliane penetrano nelle Marche, e quelle marchigiane non entrano nei territori vicini allo stesso modo.
I
Comuni del Pesarese stanno chiedendo in massa il distacco dalle Marche alla Romagna e nessuno alza un dito. Dopo i 7 (sette) comuni della Valmarecchia che abbiamo perso (Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello), ci sono le istanze da esaminare dei Comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio. Altri Comuni dell'alto Montefeltro si stanno organizzando per chiedere di andare via perchè hanno capito che è il momento buono per salire sul carro del vincitore.
Attenzione, non è solo una questione di identità culturale a spingere via questi territori, perchè sono nelle Marche da 50 anni ed il Montefeltro è uno, per cui la divisione in due parti di quel territorio ha anche un
senso politico, ma nessuno ne parla.
Quei territori si sentivano dimenticati. In altre Regioni queste secessioni non vanno avanti. Perchè? Perchè sono ascoltate solo le (peraltro) legittime richieste dei Comuni secessionisti e nessuno si pone il problema del
nostro ambito regionale, che è diventato troppo piccolo. Rischiamo di non avere peso sufficiente e quindi di essere schiacciati economicamente e politicamente a livello nazionale, quando è l'ora di prendere le decisioni che contano, come quando ci saranno da ripartire i fondi per le zone svantaggiate.
Nessuno si pone il problema che le
Regioni piccole rischiano di vedersi schiacciate da quelle che hanno un maggior peso elettorale, vedi il partito del sud e quello del nord?
I
mass media non ne parlano, tutto tace, forse perchè PD, PDL e Lega hanno interessi prevalenti a coltivare gli interessi delle grandi regioni del Centro nord, del Sud, e del Nord. Portano più voti. Le
Marche hanno gli abitanti di un grande quartiere di Roma, da qui nasce tutto il problema dello
scarso "peso" politico, che rischia di tradursi in scarsa attenzione nelle sedi che contano. Quale forza politica alternativa a questo sistema potrà salvare il modello marchigiano?
Non il
Partito della Rifondazione comunista, che paga la sua marginalizzazione nelle sedi istituzionali, con una progressiva perdita di consenso. Cerca una seconda vita, dopo la caduta del muro di Berlino, avvicinandosi ad alcuni moderati ma senza dissociarsi esplicitamente dai movimenti no global che predicano la disobbedienza civile come metodo di lotta politica.
Il
PD dimostra che la fusione di entità diverse come quelle della Margherita e dei DS non funziona. La storia dei movimenti no global mostra che la violenza non risolve i problemi, ma anzi li aggrava in termini di costi aggiuntivi, per la sicurezza, e per la giustizia.
Le
liste civiche potranno diventare, forse, una forza politica a livello regionale, ma i numeri che potranno esprimere a livello nazionale saranno comunque irrilevanti.
Per queste ragioni, le Marche potranno avere maggiore attenzione a livello nazionale, e non solo, facendo crescere e vincere, come già sta accadendo da molte parti della nostra Regione, un
centro moderato, ispirato ai valori etici della solidarietà e del lavoro, che oggi è
rappresentato dall'UdC e dalla Costituente di Centro, che si appresta a tenere un importante congresso nazionale a Chianciano, in settembre.
Serve un'alternativa e non può essere nè il PD nè la PDL a porre il problema della giusta ripartizione del gettito fiscale fra le Regioni, o la questione degli ambiti territoriali regionali, perchè quei partiti hanno dimostrato di avere interessi altrove, quando hanno votato le menzionate decisioni, che ci hanno gravemente penalizzato. Con loro le Marche non potrebbero giocare al meglio, al tavolo nazionale, queste partite pseudo federaliste, perchè altrimenti ne usciremmo perdenti, come è accaduto in questa fase di rodaggio che precede il decollo dell'esperienza federalista, che rischia di diventare penalizzante, come gli esempi citati mostrano, a chi vuole vedere.
da Osvaldo Sartini - UdC Senigallia