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"Le battaglie non si perdono, si vincono sempre" |
Risposta del Mezza Canaja dopo le dichiarazioni della Diocesi di Senigallia sul termine delle occupazioni in via delle Caserme iniziate l'8 agosto scorso
Più che la risoluzione di un problema, il comunicato della Diocesi di Senigallia sembra il finale di una favola. Un occupante sparisce, l’altro viene accolto nelle misericordiose braccia della chiesa, e tutti vissero felici e contenti. La realtà è ben diversa. All’indomani dell’occupazione della Multiservizi, i tecnici dell’azienda hanno svolto i sopraluoghi nelle case occupate per verificare la possibilità degli allacci di acqua e gas. Quello che purtroppo si è riscontrato - che nessuno di noi poteva immaginare - è che vi erano danni gravi e strutturali ad un pezzo di rete idrica di via delle Caserme. La Multiservizi per statuto non può fare interventi strutturali senza l’autorizzazione della proprietà, quindi della Curia, e senza l’autorizzazione dell’Amministrazione Comunale per i lavori stradali. Pochi giorni dopo, sono arrivate in rapita successione, la dichiarazione d’inagibilità degli edifici occupati e le denunce penali ai due occupanti, quest’ultime mandate dalla Curia. Ci fa sorridere l’inagibilità rilevata per due soli appartamenti in un’intera struttura grande quasi tutta via delle Caserme e che accoglie numerose attività. Nei giorni successivi una delegazione del Mezza Canaja con i due occupanti hanno incontrato alcuni rappresentanti della Diocesi e della Caritas per verificarne la disponibilità ad autorizzare i lavori alla rete idrica. La risposta è stata un no secco, accompagnata da una controproposta di abbandonare spontaneamente le case per essere ospitati per un tempo indeterminato alla Caritas. L’incontro si è concluso senza nessuna decisione definitiva. Martedì pomeriggio veniamo a sapere che la muratura delle case era già in corso dalla mattina stessa e che l’occupante di “origine italiana” aveva trovato posto alla Caritas. Evidentemente in questi mesi vi è stata una trattativa privata tra la Caritas ed un occupante che ha portato a queste conclusioni. In questo riscontriamo anche i nostri limiti organizzativi, soprattutto dettati dalla nostra uscita dall’ex-Enel. Quando la Diocesi scrive: “pochi giorni prima dell’occupazione i Servizi Sociali del Comune avevano chiesto alla Caritas diocesana di ospitarlo per un periodo al Centro di Solidarietà in attesa di una sistemazione più appropriata”, tralascia alcuni dettagli importanti. L’Assesore Volpini aveva proposto ad aprile la soluzione della Caritas o del centro di accoglienza. La prima era stata rifiutata, per la seconda, invece, si era rimasti d’accordo di vedere la struttura prima di decidere. La visita non è mai stata effettuata, nonostante i solleciti fatti all’Assessore. Per questo dopo quattro mesi si è deciso di occupare. Che fine ha fatto invece l’occupante di origine marocchina? Semplice, è da un mese in Marocco e tornerà proprio in settimana. Se la Curia voleva sapere veramente dov’era una persona prima di ordinarne la muratura della casa, beh, bastava che ce lo chiedesse. Le conclusioni che traiamo da quanto è accaduto sono che: 1) l’Amministrazione Comunale ancora una volta si mostra incapace di affrontare l’emergenza abitativa in città, scaricando il disservizio pubblico su strutture di assistenza e volontariato private. 2) L’assessore ai Servizi Sociali Volpini si è comportato come Ponzio Pilato, lavandosene le mani, ignorando il dramma sociale e abitativo che gli occupanti ponevano. Lo stesso atteggiamento che il suo assessorato sta tenendo con numerose famiglie di sfrattati - italiani e stranieri - con i quali siamo entrati in relazione negli ultimi mesi. 3) Mentre Volpini faceva finta di niente, con straordinaria sinergia, l’assessore Mangialardi telefonava due volte alla Multiservizi perché questa prendesse tempo nell’allacciare l’acqua in attesa dell’arrivo dell’inagibilità. E questa sarebbe la tanto sbandierata trasparenza del candidato Sindaco?! 4) Riteniamo che le occupazioni abbiano comunque ottenuto l’importante risultato di riportare al centro del dibattito politico e cittadino il problema del diritto alla casa, in una città ad alta tensione abitativa e con gli affitti più cari delle Marche. Quella della Diocesi e dell’Amministrazione Comunale è stata un’operazione congiunta “oggettivamente reazionaria”, in quanto hanno gestito il problema non sul campo politico e pubblico, ma come mera reazione diretta solo a bloccare il diffondersi di una lotta popolare sul diritto alla casa, agita direttamente, senza compromessi e mediazioni. In poche parole, distruggere il precedente che avrebbe potuto legittimare una pratica diffusa di occupazioni abitative. Di fronte ad una crisi economica senza precedenti, a mutui e affitti alle stelle, a sfratti diffusi, alla precarietà, ai salari bassi ed all’assenza di una politica seria e lungimirante di edilizia pubblica, continueremo la nostra battaglia per il diritto all’abitare. Una battaglia fatta di occupazioni, picchetti, assistenza legale e proposte politiche, come il piano abitativo dello scorso anno. Per quanto ci riguarda, “le battaglie non si perdono, si vincono sempre”. dal CSOA Mezza Canaja
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