La
materia urbanistica è in grave ritardo evolutivo ed ha abituato i professionisti ad adeguarsi agli indici e alle tabelle di piani regolatori, che arrivano già superati alla loro adozione, senza stimolarli a ricercare e a capire i meccanismi fisici che regolano il buon funzionamento della città.
La nuova filosofia, ormai attiva e praticata in diverse regioni, e di prossimo approdo anche nella nostra, stanno ormai smantellando vecchi convincimenti e abitudini, attraverso una straordinaria flessibilità, che pur non ripudiando i vecchi sistemi, tutto sommato ancora comodi e convenienti da applicare per le piccole amministrazioni, lascia invece libertà di intervento a quelle più intraprendenti, che solo così potranno costruirsi
piani regolatori più funzionali, per i quali c’è però necessità di avvalersi di nuove e più moderne figure professionali.
Il progettista della città dovrà essere un profondo conoscitore della stessa, e bisognerà quantomeno
diffidare di grandi nomi blasonati, ancorati ai vecchi schemi, non sempre in grado di produrre studi all’altezza delle aspettative.
Specchio di questa situazione è, per la nostra città, il
piano Cervellati da cui andrebbe estrapolato unicamente il codice di pratica per gli interventi edilizi, senza null’altro di definitivo che non possa essere corretto o modificato dal nuovo ufficio di piano, con l’avallo del consiglio comunale.
La piantina che ripropongo, poco aggiunge alle tante altre già pubblicate, ma in questo caso vuole essere oggetto da dibattere per i nuovi candidati a sindaco, interpretando, mi auguro, le aspettative dei cittadini per una
città a misura d’uomo, più vivibile e bella, ricercandovi nuovi argomenti, che non siano le ormai logore e
inutili querelle di villa Bucci o delle colonie dell’Enel dove scelte tecniche corrette, per il lungomare, sono travisate da una scarsa conoscenza e da una informazione diffusa in modo distorto.
Anche se non ufficiale e rappresentativa del solo centro città
questa cartografia è l’unica testimonianza esistente di un
tentativo di pianificazione coordinato che ha quantomeno il merito di aver assemblato, adattato e accordato in modo armonico idee, non solo mie, ma anche di altri.
Quanto rappresentato è frutto di una particolare attenzione alla qualità ambientale, senza nulla di utopistico per una fattibilità pratica sempre ricercata (ad esempio anche le pregevoli proposte inglobate, degli atelier universitari di Toulose e Tor Vergata, relative al waterfront tra rotonda e molo e al river front fluviale, sono state aggiustate per essere rese praticabili) e che può essere tradotta nella
definizione di un contorno del centro che sviluppa
4 diversi lati tematici e che dispone della più alta dotazione di verde in assoluto rispetto ad altre zone urbanizzate.
Queste sono:
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lato nord, definito dal Misa, pensato praticabile da natanti a remi, con anche un nuovo imbarcadero più interno, con l’impostazione del parco fluviale che nasce dalla foce, investendo la città vecchia attraverso la piazza d’acqua e la piazza sul fiume che esalta i portici e gli altri prospetti;
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lato ovest, dove il nuovo parco fluviale si apre maggiormente, prende consistenza, recupera le mura, diventa usufruibile all’interno dell’alveo e valorizza le nuove espansioni delle caserme e dell’Opera Pia;
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lato sud, di via Leopardi che si trasforma in prestigioso boulevard, impreziosito dall’intera continuità muraria dove in adiacenza corre il percorso ciclo pedonale, è anche porta tecnologica del centro storico con la sua prevalente organizzazione degli spazi di sosta;
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lato est, il più prestigioso che arriva al mare con la successione repentina di tre fasce parallele rappresentative dell’asse monumentale Foro-Rossini, della cintura verde e del lungomare.
da Ing. Paolo Landi