Il
meccanismo contrattuale che è stato censurato è quello che a volte si instaura fra i gestori degli impianti e le compagnie petrolifere distributrici del carburante, che obbligano i gestori a vendere solo il carburante, i lubrificanti e gli altri prodotti che hanno il marchio delle compagnie petrolifere che sono proprietarie degli impianti, i quali sono ceduti in comodato “gratuito” ai gestori, i quali in cambio però si impegnano a soggiacere all’obbligo di rispettare l’
esclusiva nella fornitura, a prezzi prestabiliti.
Anche
in Italia è stato promosso un ricorso all’Antitrust, che sta indagando da tempo su
questioni analoghe e ancora la vertenza purtroppo non ha avuto un suo pronunciamento conclusivo.
Secondo alcuni esperti, si potrebbero
incrementare i margini di guadagno per i gestori degli impianti, e si potrebbe ridurre il prezzo del carburante, se si dichiarasse lesiva della concorrenza la prassi contrattuale del contratto di comodato gratuito per la cessione dell’impianto al gestore, con obbligo di acquisto dei prodotti solo dall’impresa petrolifera cedente l’impianto.
Una
pronuncia dell’Antitrust italiana di accoglimento del ricorso potrebbe infatti aprire la strada alla rinegoziabilità dei contratti, in modo da permettere ai benzinai, se interessati, di pagare un canone equo per il comodato della pompa, o comperare l’impianto, ma, in cambio, poter acquistare liberamente, come fanno tutti gli imprenditori commerciali, i prodotti per l’auto e il carburante da rivendere, nel libero mercato ed al miglior prezzo, anche rifornendosi dal mercato extra rete, che è quello che si svolge tramite la consegna del prodotto direttamente nei depositi o cisterne, senza trasporto con camion direttamente al domicilio della stazione di servizio.
Così si abbasserebbero i prezzi e si incrementerebbero i margini di guadagno, per i benzinai, e non solo. In assenza di una pronuncia dell’Antitrust italiana, sul punto, ad oggi non si può affermare che tutti i gestori degli impianti siano sullo stesso piano: infatti alcuni si approvvigionano a condizioni prestabilite, mentre pochi altri possono acquistare al miglior prezzo ed avere migliori margini di guadagno: è il caso dei pochi distributori (“Pompe bianche”), privi del marchio dell’impresa che produce e vende il carburante, che si trovano di rado, in alcune città, sulle strade statali o vicino ai grandi centri commerciali. I gestori - proprietari degli impianti acquistano il carburante in forma associata, con le modalità tipiche della grande distribuzione organizzata, per avere maggiore potere contrattuale.
Per innescare il
circolo virtuoso della liberalizzazione prefigurata, servirebbe un’offerta maggiormente liberalizzata in tutto il territorio, che dovrebbe permettere anche in Italia, e non solo all’estero, la vendita di tutti i prodotti e di tutti i servizi, negli esercizi annessi agli impianti, e sotto pensilina, senza vincoli all’orario di apertura, con l’unico limite del rispetto delle destinazioni d’uso e delle norme igieniche, come avviene per il commercio al dettaglio.
Finora gli
interventi di liberalizzazione si sono limitati ad aspetti più marginali, come l’abolizione degli obblighi di rispettare distanze legali minime, fra impianti. Gli effetti di queste politiche sul prezzo del carburante sono stati poco significativi, come è noto.
dal Forum dei Comitati e delle Associazioni civiche di Senigallia
forumdeicomitati.blogspot.com