Sperando di non essere noioso, cercherò di spiegare come si può usare bene o meno bene il potere espropriativo, a seguito delle note vicende che stanno interessando molti senigalliesi, e non solo.
In nome del principio di solidarietà, nella Costituzione l
'esproprio è stato previsto purchè sia legittimo, per evitare abusi di potere, e indennizzato, per compensare in parte la perdita individuale nell'interesse generale.
Su questa linea si è mosso il Legislatore che ha disciplinato le procedure e la misura degli indennizzi, agganciandoli a valori non corrispondenti ai valori di mercato (leggi 2359/1865; 2892/1885; 865/1971, ecc...).
La Corte Europea per i Diritti dell'Uomo e di riflesso la Corte Costituzionale (v. sentenza 348/2007) hanno reso superato e non più operativo il metodo dell'indennizzo perchè hanno affermato che la compensazione dell'esproprio deve mirare alla "cancellazione totale" delle conseguenze derivanti dalla violazione constatata, ristabilendo la situazione precedente alla violazione. Nel caso in cui non sia possibile la restituzione del terreno alle parti, la riparazione deve essere ottenuta con il
versamento di una somma, corrispondente alla "restitutio in integrum", alla quale deve aggiungersi il pagamento dei danni e degli interessi.
Sulla base di questi principi, lo Stato Italiano è stato condannato a risarcire gli espropriati in una serie numerosa di casi.
Agli espropriati senigalliesi vengono paventate indennità coerenti con i valori di mercato ma nulla è pervenuto in tal senso, in termini monetari o di obbligo scritto.
Le uniche cartoline pervenute offrono
valori di 1,60 €/mq.
Cosa accade negli altri paesi? La legislazione francese, tedesca ed inglese non prevedono l'indennità di esproprio e adeguandosi ai rilievi della Corte europea prevedono la refusione del valore di mercato delle aree espropriate (cfr. "Procedura di espropriazione per pubblica utilità" di Giovanni Cesarino, Google libri, 2008, pag.147).
Le promesse non servono a niente.
da Udc Senigallia
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