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Senigallia, borse di lavoro: "Dove mandereste vostro figlio?" |
Intervento del Consigliere Floriano Schiavoni sul tema delle borse lavoro previste nel bilancio 2010
Questa è la domanda che mi sono posto nel momento in cui ho proposto due emendamenti relativi alle “borse lavoro” incluse tra le voci del bilancio preventivo del comune di Senigallia. Pur riconoscendo che tutti i consiglieri hanno dimostrato (viste le 120 richieste del 2009) di favorire la creazione di un maggior numero di “ borse lavoro” (lavoro per sei mesi a 600,00 € al mese) la maggioranza (escluso Gaggiottini), ancora una volta, ha dimostrato di non voler ascoltare alcun suggerimento proveniente dai banchi della minoranza. L’assessore Guzzonato, pur di non avallare la nostra richiesta, si è appellato alla norma che impedisce alle aziende, con più di venti dipendenti a tempo indeterminato, di ospitare tirocinanti in misura superiore al dieci per cento dei dipendenti (DM 142/98 Regolamento attuativo della legge 196/97). In pratica il comune di Senigallia nel 2010 non può accogliere più di 30 borse lavoro (due già ci sono). Con questa motivazione l’assessore ha dichiarato che la nostra proposta era inammissibile. Il sottoscritto, pur non essendo un legale, grazie ai supporti informatici di oggi, ha immediatamente dimostrato, l’errata interpretazione di Guzzonato (o di qualche lucroso dirigente) in quanto la percentuale è riferita ad ogni azienda (la norma prevede addirittura che le aziende minori, con 1-5 dipendenti, possono ospitare un tirocinante.) Non esiste alcun obbligo di legge che permetta al solo comune di ospitare i borsisti. Qualsiasi altra azienda pubblica o privata può offrire la medesima opportunità. Se lo spirito di chi finanzia le borse lavoro è quello di favorire, con questo strumento, le possibilità occupazionali durature di chi oggi è senza lavoro vi chiedo: 1. Preferireste che vostro figlio effettuasse un’esperienza di borsa lavoro presso le ditte private o presso il comune di Senigallia? Per l’attuale amministrazione comunale, con l’eccezione riportata in premessa, solo il comune può ospitare i borsisti in quanto, per la stessa, è inammissibile che la conoscenza diretta del mondo del lavoro possa effettuarsi al di fuori dall’ambito comunale. Questo è errato in quanto il comune, anche se lo vorrebbe, per legge, non può assumere ulteriore personale (esiste un tetto di spesa). Minori sono, in questo caso, pertanto le probabilità di trovare occupazione al termine del tirocinio. Per il sottoscritto notevolmente superiori sono invece le possibilità di trovare poi lavoro se il tirocinio viene effettuato dove l’azienda (generalmente privata) non ha poi divieti di assunzione. Tale probabilità si avvicina alla certezza se il tirocinio è rivolto verso quelle attività manuali oggi rifiutate dai più (idraulico, fabbro, carrozziere, meccanico etc). In poche parole, per trovare lavoro, è più utile spostare i libri della biblioteca comunale o imparare un mestiere anche se inizialmente umile? All’assessore (e a tutto il resto) è ora che qualcuno spieghi le motivazioni per cui le scuole superiori (Ipsia, alberghiero, geometri, ragionieri etc) mandano, per il 99%, i propri ragazzi ad effettuare gli stage aziendali presso le aziende private e non presso le amministrazioni comunali. Un imperdonabile errore che, come troppe volte, cadrà sulle spalle dei più deboli e che ovviamente io spero si ripercuota su chi, di lavoro vero, ha dimostrato di saperne ben poco. Con l’approvazione dell’emendamento proposto era possibile concretizzare ulteriori 25 borse lavoro. Le risorse finanziare per realizzare ciò sarebbero provenute dai settori dove il sottoscritto ha dimostrato (tutto passato in silenzio), nel recente passato, sperperi. Vista, in ogni caso, la cifra disponibile inserita in bilancio che permette di sistemare un numero notevolmente superiore di borsisti, rispetto ai limiti legali di 30 per il solo comune, c’è da chiedersi come farà questa amministrazione, perché se non ci fossero le elezioni lo farebbe, ad aggirare (e non sarebbe la prima volta) la normativa che la obbliga ad inserire i borsisti (oltre i trenta) anche, nelle più produttive, (intesa, per i borsisti, come maggiore possibilità di trovare poi un vero lavoro) aziende extra comunali. da Floriano Schiavoni
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