Ricordo le grandi polemiche in Consiglio Comunale tra i gruppi di maggioranza e opposizione, e tra le forze politiche in città, in occasione della discussione prima, ed approvazione poi, della cosiddetta variante arceviese. Mi sfugge, oggi, quali siano stati alla fine i favorevoli, certamente la maggioranza, e i contrari, tutte le opposizioni?.
A distanza di tempo, dopo aver approfondito “la pratica della variante arceviese”, posso dire che se mi fossi trovato in Consiglio Comunale molto probabilmente avrei votato a favore della variante o quanto meno mi sarei astenuto, se non avessi avuto alcune garanzie, ma certamente non avrei votato contrario, perché gli elementi positivi superano quelli non condivisibili che pur esistono; sicuramente avrei chiesto di votarla per stralci per potermi distinguere su alcuni aspetti, ma nel voto finale e complessivo della delibera, facendo un bilancio tra previsioni positive e negative, come ho anticipato, è facile che avrei votato favorevole, o nella peggiore delle ipotesi mi sarei astenuto.
E’ una variante operativa di ampio respiro, non una di quelle che nasce da interessi precostituiti, di essa condivido, in modo particolare, i comparti edificatori previsti nelle Frazioni di Borgo Bicchia, Borgo Passera, Vallone e Bettolelle.
Avrei chiesto delle garanzie, che fossero cioè salvaguardate le caratteristiche di ciascun borgo, ma il motivo del favore di fondo è che non si può chiedere uno sviluppo edilizio nelle Frazioni dove oggi non è previsto, vedi Cannella, S.Angelo, Roncitelli ecc.., e votare contro le previsioni che vengono fatte in altre. Ho lasciato nell’elenco anche Borgo Passera, poi stralciato su osservazione della Provincia, perché era importante mantenere quella previsione, non tanto per le nuove edificazioni in sé, quanto per quello che potevano significare, in termini di risorse per il Comune, al fine di dare una sistemazione al primo insediamento di quella Frazione che la relazione stessa alla variante definisce “…a Borgo Passera la mancanza di un disegno urbano, anche per l’attuazione diretta degli interventi edilizi, ha prodotto l’assenza di un tessuto urbano razionale e riconoscibile. La dotazione di servizi alla scala locale risulta soddisfacente sul piano quantitativo anche se sono necessari interventi di riordino, di riqualificazione e di organizzazione a sistema…”.
Adesso tutto quanto sarà necessario, in termini di viabilità, parcheggi, sotto servizi ecc.., per riqualificare la Frazione di Borgo Passera con quali risorse sarà fatto, e in quanto tempo?
Qualche riserva l’avrei espressa per l’eccessiva consistenza del comparto edificatorio di Borgo Bicchia che va oltre la scelta di fondo di ricucire i perimetri delle Frazioni, e qualche problema potrebbe presentarlo in futuro.
Condivido anche spirito e contenuti del Piano Attuativo Obbligatorio del Parco tematico “Miniera di San Gaudenzio”.
Il coinvolgimento del Comune, delle altre Amministrazioni pubbliche interessate e dei soggetti privati coinvolti (meglio sarebbe dire proprietari) è fondamentale a garanzia della corretta realizzazione delle previsioni del piano e, a pari merito, della sua concreta fattibilità. In questo caso l’unica garanzia che avrei chiesto di inserire nel piano è quella di impedire che a distanza di qualche tempo cominciasse la trasformazione delle volumetrie esistenti in edilizia abitativa.
Il Polo direzionale e terziario e del parco fluviale, in altri termini detto il PARCO URBANO DEL FIUME MISA, che si estende dall’autostrada fino alla chiesa del Borgo Bicchia, merita un discorso diverso. Su questo punto, a parità di informazioni, mi sarei astenuto perché, pur leggendo e rileggendo la relazione, non riesco a capire, forse per un mio limite, la connessione tra parco fluviale e previsione di edilizia direzionale e terziario.
Mi appare come un artificio, una congegno urbanistico creato ad arte per raggiungere obbiettivi che altrimenti non sarebbero stati possibili, e non riesco a capire quali possano essere questi obbiettivi.
Mi sarei astenuto anche nella parte che ha innovato le norme tecniche di attuazione del P.R.G. con la modifica ai parametri urbanistici ed edilizi delle cosiddette zone di completamento.
Su questa previsione del piano non riesco a capire la motivazione vera che ha portato a proporre una riduzione così drastica da 0,86 mq/mq a 0, 50 mq/mq, cioè quasi del 50%, meglio sarebbe stato approvare una riduzione inferiore, per esempio a 0,75 mq/mq, in modo di creare minore sperequazione tra le situazioni del giorno prima e quelle del giorno dopo. Così facendo si sarebbe anche mantenuto vivo un comparto che poteva continuare ad essere una valida alternativa alle nuove lottizzazioni, e che invece proprio per questa scelta rischia di morire lasciando mano libera ai lottizzanti.
Non avrei condiviso, e pertanto nel voto per stralci avrei votato contrario, la parte che riguarda il nuovo sistema viario, tra l’autostrada e la caserma dei Vigili del fuoco, a seguito delle previsioni non tanto del rovesciamento del casello dell’autostrada, quanto della complanare.
Per la complanare, infatti, noi eravamo e siamo per un tracciato alternativo all’attuale, che dovesse passare più a ovest su aree libere e a forte concentrazione proprietaria.
Non condivido inoltre la cultura delle varianti a hoc, di cui si fa interprete Mangialardi, anche se, come lui le definisce, per le aree degradate della città.
E’ un discorso vecchio, superato, perché eticamente non più accettabile, che pone molti interrogativi e fornisce poche risposte.
Ad esempio chi stabilisce che un’area è degradata dopo che, andando ad approfondire, dovessimo scoprire che è passata di mano in tempi sospetti, non troppo tempo prima cioè di quanto poi arrivi concretamente la variante?
E’ una eventualità che determinerebbe il perdurare di una spaccatura profonda nel tessuto sociale della nostra comunità, di cui si assumerebbero la responsabilità tutti quelli che ne condividessero la matrice.
da Primo Gazzetti |