Il titolo è ovviamente allegorico e si ispira alla città di Tirana, in cui il sindaco Edi Rama, pur senza risorse, si era prefisso di ridare ottimismo ai suoi cittadini e vita ad un edificato spento fatto di brutti e grigi palazzi, con l’obbligo di tinteggiarli con colori vivaci, raggiungendo lo scopo con un risultato apprezzabile e una particolare caratterizzazione della città.
La metafora ci insegna quanto siano essenziali le idee nella strategia di pianificazione urbana e come sia possibile dar loro gambe, in qualsiasi situazione economica, di contro senza un progetto complessivo non ci sarà mai futuro per nessuna città.
Il grigio di Senigallia si percepisce da questa campagna elettorale che non prospetta nessun progetto strategico, ma solo aggregazioni politiche costruite su equilibri ideologici, su protagonismi personali, su tutto, fuorché su contenuti per un progetto globale.
Ci sarebbe necessità di una discontinuità con il passato dove si è lavorato tanto, ma male, dove si è imposto e non concertato, dove si è improvvisato troppo, dove non si è mai cercata l’integrazione con la città, estrapolandone addirittura parti di essa, dove l’opposizioni non si è mai accorta di nulla, urlando invece allo scandalo sulle banalità.
Tra i candidati a sindaco, nessuno sembra possedere ad oggi idee e ambizioni per un cambio di direzione verso obiettivi capaci di cogliere le straordinarie potenzialità di Senigallia, che non potranno rimanere disponibili in eterno.
Da sognatore ho sempre percepito uno straordinario colore per Senigallia realizzabile solo con una straordinaria e ambiziosa motivazione di qualcuno, ma la componente razionale mi riporta al grigiore dell’immobilismo di tutti, che ignora i contenuti con cui impostare i nuovi sistemi di gestione del territorio, propri della nuova urbanistica che avrebbero potuto fare di Senigallia la protagonista d’eccellenza per vivibilità e qualità della vita, volani unici e straordinari per la crescita socio economica.
da Paolo Landi |