Queste riflessioni non si propongono di scrivere o riscrivere un progetto politico per Senigallia: chi si candida ha buone ragioni per farlo e sufficienti motivazioni per sostenere le proprie idee.
Meno chiaro appare, a chi scrive, altrettanto sufficiente la consapevolezza che la politica concentri i suoi maggiori sforzi - piuttosto che nel proporre idee e, in base ai consensi ottenibili, realizzarle - nell’assecondare il “sentimento comune”, quello che, si pensa, i più vogliono. Su questo ristagna la riflessione di chi fa politica, a dimostrazione che essa ha perduto – se mai l’ha avuta - la sua capacità di incidere sugli assetti sociali ed organizzativi, sostituita dalle ragioni della tecnologia e dalle ragioni dell‘economia.
Sono gli strumenti, è quella che altri chiamano la “ratio meccanica”, ad improntare di sé la nostra quotidianità; è l’ economia ad imporci le sue regole: il “fare girare l’ economia” (consumare e, per questa via, aumentare gli investimenti e la produzione) ha definitivamente preso il posto del “fare economia” (risparmiare, dosare gli esborsi monetari, fare affidamento sulle proprie forze).
Si crede che avere auto, fare case e strade produca ricchezza; non si percepisce che quella è la ricchezza (avere auto, case, strade). Un esempio per tutti: se la tecnologia e l’ economia hanno deciso per la velocità e il trasporto individuale, Senigallia non può che assentire all’ ampliamento dell’ autostrada o riporre le speranze di allentare la morsa del traffico nella complanare.
Restano gli auspici: eccone alcuni.
Eliminare i rifiuti - utilizzare un proprio contenitore al posto di quelli forniti dal produttore, fare a meno di polistirolo, impacchettamenti plastici, tetrapak ecc.,giungere a produrre solo ed esclusivamente scarti biodegradabili al cento per cento – invece di effettuare, “in linea con l’ Europa”, la raccolta differenziata. Una pratica, quest’ultima, tanto complicata (ancora dopo mesi dall’inizio dell’attuazione, mi accorgo di commettere errori) quanto giustificatrice di cattivi comportamenti (impacchettiamo, tanto c’è la separazione…)
Difendere i lembi di terra urbana rimasti, perché tornino a fiorire gli orti come dentro le mura di Ferrara ( 4 ettari dell’ex orto dei monaci cistercensi dentro le mura, oggi azienda agraria Terravivabio ) o come a Treviso, con il Consorzio “Tra terra e cielo”; perché l’acqua piovana – dopo che anche lo stadio comunale, trasformato in sintetico e in parcheggio, non può più assorbire pioggia – non produca disastri perché tutta da canalizzare.
Dopo il completamento di Via Di Vittorio (la strada del cantiere è pronta),dopo le “quattro ville nel parco”, dopo che il retro delle case popolari della stessa Via Di Vittorio sarà occupato dalla complanare, diverrà a rischio edificatorio anche l’area delle suore benedettine dietro il fiume, quando l’aloe, attualmente coltivato al posto degli ortaggi per autoconsumo di un po’ di tempo fa, perderà il suo mercato?
Lottare contro gli inquinamenti dell’aria: dopo le polveri sottili (PM 10, amianto ecc.), le nanopolveri - cito gli studi di S.Montanari e A.M.Gatti, presentati a Senigallia l’ anno scorso – non ancora sottoposte a misurazione e molto più sottili, dunque, più pericolose delle prime. Si originano con le alte temperature; a Senigallia la provenienza sono gli scarichi delle auto, le saldature, il cemento – “cui vengono sempre più spesso addizionate le ceneri che residuano da processi di combustione dei rifiuti”, compresi quelli ospedalieri -.
Lottare contro gli inquinamenti dell’ acqua: gli scarichi in fogna o in mare di oli, di lavature di attrezzature edili (chi controlla come vengono lavati gli utensili usati in muratura e pittura?)
Limitare la velocità delle auto: quando le strade sono libere ( di sera soprattutto, ma anche di giorno fuori dagli orari di punta ) moto e auto sfrecciano, si superano, creano paura, rumore e pericolo : vedremo dissuasori, strettoie, gimkane?
Lottare contro i parcheggi - in deroga alla legge – dei sabato estivi, quelli davanti alle scuole alle otto e alle tredici, davanti alle chiese la domenica: pericolosi (vicino agli incroci) e precludenti il transito pedonale (sui marciapiedi ) e ciclistico.
Far spegnere i motori delle auto ferme. Un tempo erano i contadini a tenerli accesi, retaggio dei motori a testa calda: in città si diceva che i contadini li si riconosceva da questo. Oggi molti, non sopportando il freddo o il caldo, non spengono per far funzionare il condizionatore.
Vengo al quesito.
La politica turistica, che ha mutato il volto di Senigallia e l’ ha fatta diventare “il più importante polo turistico marchigiano”, continuerà con queste modalità? E’ così certo il futuro sindaco della desiderabilità, per i cittadini, di cemento (invasività, nano polveri,impermeabilizzazione), traffico incontrollabile e in costante aumento, rumori (colpisce, ai raduni, quello delle moto a cui, credo, vengono appositamente evitati i controlli dei decibel; colpiscono i watt delle manifestazioni, soprattutto se accompagnate da invito a limitarsi nei consumi energetici), spiagge libere ridotte quasi a zero e localizzate in luoghi poco attraenti? E’ così certo, il futuro sindaco, che un altro tipo di “turismo” - meno giovanilistico, quantitativo, superficiale, imitatore invidioso del modello della costa romagnola - fatto di incontri culturali e manifestazioni di musica, cinema, teatro,letteratura, accoglienza nelle abitazioni private e scambi di soggiorno, recezione di viaggiatori in treno, in bicicletta, a piedi, non sia maggiormente proporzionale alla storia di questi nostri luoghi?
Le proposte.
La prima è la richiesta di cannelle pubbliche. In quest’epoca in cui tutto è diventato a pagamento( fino all’ingresso nelle chiese) e tutto è merce, collegare direttamente a Gorgovivo un buon numero di cannelle mi pare un buon antidoto alle promesse - non mantenibili - di acqua buona, per tutti e a buon mercato.
Oggi, nell’epoca delle docce quotidiane, l’acqua non basta più. Per far fronte a ciò, l’acqua di Gorgovivo viene tagliata, in alcuni (?) periodi dell’anno, con quella dei vecchi acquedotti – mi si dice che molti, questa cosa, non la sanno. D’ altra parte, da quando la cosiddetta “cultura economica” è entrata anche nella gestione degli acquedotti, gli allacci e il consumo di acqua – “per far tornare i conti” - sono stati spinti il più possibile.
Nel nostro caso, si tratta di approntare non più di quindici cannelle, dislocate in punti ben distribuiti della città - non raggiungibili troppo in prossimità con auto private -e collegate direttamente a Gorgovivo. Quest’acqua deve sempre essere non tagliata, gratuita, non additivata (Gorgovivo, quando viene tagliata, è spesso clorata) e prelevabile in quantità massime stabilite.
La forma giuridica della gestione dovrebbe ispirarsi – in modi da studiare e approfondire – alle modalità degli usi civici. Ovvii, credo, i motivi della proposta: buona qualità di acqua per bere e cucinare, maggior parsimonia nell’uso, inincidenza della privatizzazione almeno su questo modo di usare l’acqua.
La seconda proposta ha un titolo: quantità di traffico urbano come il 4 gennaio.
A chi osserva cosa accade ai flussi di traffico quando si attuano misure ad hoc (aperture di nuove strade, inaugurazione di rotatorie, modifiche ai sensi di marcia), non sarà sfuggito che lunedì 4 gennaio 2010 il traffico era di molto inferiore alla media degli altri giorni feriali. La differenza non poteva consistere se non nel fatto che, in un giorno come quello, al di là di alcune chiusure per ferie a Senigallia poco significative, tre grandi istituzioni erano ferme: le scuole, le chiese e le palestre.
Visto ciò, ho pensato che basterebbe che ognuna di queste tre si adoperasse, per il tramite dei propri dirigenti, responsabili o preposti, a ricordare ai propri associati, aderenti, fruitori quali sono le ragioni fondanti di ognuna di esse: la scuola, massimo organo pubblico preposto all’educazione dei giovani; le chiese, per le quali il creato è la manifestazione più evidente dell’amore di Dio; le palestre, il luogo della cultura fisica e salutistica.
Chi, più di esse, può essere miglior alleato nella lotta all’inquinamento e alla preservazione dell’ambiente? Si tratta, in questo caso, con atti concreti e formali (incontri, sollecitazioni, verifiche) di ricordare, alle tre istituzioni nominate, la coerenza con i propri scopi: andare in palestra in macchina appare una contraddizione in termini –“vado a far lavorare muscoli, tendini e polmoni in palestra mentre potrei iniziare già nel semplice avvicinarmi alla palestra, senza ammorbare l’aria che io stesso respiro“-; andare alla messa in auto risulta una incapacità di rinuncia ad una comodità che, in questo caso, ha il grave inconveniente di danneggiare il creato oltre a dare un pessimo esempio a chi non crede; se a scuola, tra l’altro, non si insegna che la terra è “sistema” limitato in grado di reggere un impatto che non può superare certe soglie, pena la sua stessa sopravvivenza, la scuola che ci sta a fare? Usare l‘auto per andarci o per farsi accompagnare è cosa da evitare.
Opererà il prossimo sindaco - dopo aver dato corso attuativo alla delibera comunale del marzo 2002 la quale prescriveva sperimentazioni finalizzate alla chiusura al traffico negli orari di entrata e uscita dalle scuole comunali – per convincere le istituzioni, a cominciare dalla propria, a lavorare in questa direzione?
Alberto Pancotti
20 febbraio 2010
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"Senigallia città della salute" il nos Scritto da Visitatore anonimo il 2010-02-22 19:14:52 Caro Alberto, condivido pressoché completamente le tue considerazioni: alcune di esse sembrano relative ad un'attenta valutazione del nostro programma elettorale. Sono profondamente convinto della necessità di educare la popolazione ad assumere regole di vita orientate al rispetto dell'ambiente, che diventa poi rispetto di sé, del prossimo e della salute di tutti. Sono medico oncologo: "Senigallia città della salute" (e quindi bella ed accogliente) caratterizza infatti la nostra proposta che sarei onorato di illustrarti nella nostra sede appena vorrai. Sarà inoltre un piacere rivedere, tra l'altro, un vecchio amico. Ciao e a presto, Massimo Marcellini | |