Prendo lo spunto dalla recentissima presentazione della proposta di riqualificazione del lungomare Marconi, con il nuovo collegamento al centro storico e un nuovo progetto per l’hotel Marche.
Al di la della qualità progettuale, va richiamata l’attenzione sul fatto straordinario di una proposta, non imposta né calata dall’alto, ma che nasce dalla traduzione delle esigenze degli operatori del lungomare con il contributo di progettisti locali, finalizzata all’eccellenza della qualità urbana e a valorizzare le potenzialità delle proprie attività, come conseguenza di una benefica ricaduta ad essa riconducibile.
La proposta è rappresentativa della concertazione e interpreta un sistema alternativo di governo e gestione del territorio, che implica la necessità di rimuovere e modificare quelle norme e quei regolamenti rigidi, iniqui e gratuiti, che preferiscono penalizzare piuttosto che agevolare, senza portare vantaggi a nessuno.
Il territorio non può più essere gestito in modo superficiale e discriminante dai tradizionali piani regolatori, che arrivano già vecchi e superati fin dalla fase di adozione, situazione dalla quale non si sottrae neanche la specifica realtà di Senigallia.
Non può mancare uno studio generale che definisce gli obiettivi strategici per la città, sempre valido e senza scadenza. Se ci fosse stato, si sarebbero evitati gli errori alla Sacelit, l’auspicato nuovo quartiere, meritevole di ben altro e che invece sarà tramandato alle future generazioni come un’opera banale che non ha risolto adeguatamente i problemi di accessibilità e di collegamento con i lungomari e il centro.
Lo stesso discorso vale per la complanare, regalata ad una città, priva di qualsiasi previsione di viabilità, che non poteva permettersi il lusso di perderla, ma che avrebbe dovuto quantomeno non accettarla in modo così passivo, senza nemmeno tentare di migliorarne snodi e innesti.
L’unico studio di pianificazione generale per la città è riconducibile ad una mia spontanea e libera iniziativa portata avanti per passione, a disposizione di tutti e che può offrire spunti preziosi, soprattutto quando non si ha molto altro da cui attingere.
E’ per questo che mi rivolgo ai candidati a sindaco, perché possano far tesoro di ciò che è disponibile, come anche la proposta del lungomare Marconi, di grande validità che non deve finire nel dimenticatoio e perchè manifestino in modo meno abbottonato e più esplicito le loro principali linee programmatiche sull’urbanistica e con l’occasione si sollecita l’amministrazione futura ad interloquire in maniera più diretta con tutti gli ordini professionali, poiché direttamente coinvolti.
Non basta dire che saranno adottati il piano strutturale, il piano operativo e un nuovo regolamento edilizio-urbanistico, sono opportunità già previste dal piano urbanistico regionale di prossima emanazione, ma è più importante conoscere il metodo con cui sarà impostato il piano strutturale, che per sua natura gode di libertà progettuale e flessibilità straordinarie, e soprattutto i contenuti che vi si intendono immagazzinare e le strategie di fondo da impostare, con cui costruire le tessere di un mosaico urbano, sempre congruente, evitando le scelte di giornata, fuggendo da quelle che potranno creare problematiche per il futuro e ponendo rimedio, dove e quando possibile, agli errori recentemente commessi.
Sono ormai superate e da sconsigliare le soluzioni tampone per ogni problema e per ogni zona, per le quali ciascuno ha in tasca la propria ricetta.
Anche strumenti importanti come il piano del traffico, del verde e simili servono a poco o a nulla, se precursori della programmazione di coordinamento, diventano invece importantissimi, se calati in seconda battuta e conseguenti alla avvenuta definizione dello studio strategico generale. In questo caso, riescono a evidenziare le potenzialità della città, che potranno essere catturate per sviluppare quelle idee vincenti, essenziali a contribuire al successo di una pianificazione riuscita e compiuta.
Il sindaco ideale, anche non pratico della materia, è colui che avrà per obiettivo l’individuazione della strategia complessiva per la città, la sua forma, il suo funzionamento, la sua vivibilità, la qualità del suo ambiente e le formule che interagiscono, componendo sempre equilibri diversi. Dovrà essere un navigatore capace di districarsi tra soluzioni infinite, con l’istinto e la capacità di scegliere quella ottimale, superando i vecchi concetti che, solo fino ad ieri, rappresentavano la consuetudine e aiutandosi con quelli più moderni appartenenti alla nuova filosofia urbanistica.
Dovrà, saper realizzare alcune opere pubbliche, ricorrendo sempre meno ai finanziamenti pubblici, reperendo le risorse dalle negoziazioni concertate per i nuovi interventi, impostate congiuntamente tra amministrazione, proprietà e soggetti attuatori, intorno a ipotesi di effettiva fattibilità, carenti al contrario nel piano regolatore tradizionale che per le previsioni di recupero e riqualificazione detta norme, che di fatto le rendono inattuabili, quasi ovunque.
Dovrà lasciare piena libertà e autonomia al mercato edilizio, con le proprie regole di autocontrollo, limitandosi al solo ruolo di vigilanza, senza invasività e di indirizzo, favorendo con qualsiasi mezzo, ogni intervento di recupero che non vada a erodere nuovo suoli.
Ma l’appello più sentito a chi sarà chiamato a guidare la città è per stimolare l’ambizione e la motivazione di costruire una città straordinaria, attrattiva e dinamica dove viverci rappresenterà un grande privilegio, motivo di orgoglio per i cittadini e di soddisfazione per ospiti e turisti.
Le potenzialità ci sono tutte ma bisognerà aprirsi alle ricerca delle grandi idee, che si traducano in grandi progetti, con il contributo delle università e i concorsi di idee, in sintonia con il nuovo piano strategico. Se si seguirà questa strada. dove l’idea prevale sulle attuali norme, ci si accorgerà, di quanto sia semplice procedere con efficacia e con risultati impensabili.
dall'Ing. Paolo Landi |