Considerazioni storico - sociali sulla ricorrenza della fine della seconda Guerra Mondiale
È una domanda che può venire in mente ad alcuni di noi ed in particolare ai giovani che spesso, così legati al presente, sembrano poco interessati al passato e alla memoria storica.
Si può rispondere con un’altra domanda: e allora “perché commemorare il 4 Novembre?”
Un giovane, ma anche uno non più tale, può obiettare che almeno quella data ci ricorda la vittoria dell’Italia nella I Guerra Mondiale, grazie alla quale ha conquistato Trento e Trieste, le terre “irredenti”, ed ha così completato il Risorgimento, cioè il suo processo di unificazione.
Il 25 Aprile chiude invece un evento, la II Guerra Mondiale, dal quale l’Italia esce distrutta, sconfitta, (perché così fu trattata con la pace di Parigi del 10 febbraio 1947) e senza alcun credito internazionale da nessuna parte.
La situazione in cui si era trovata l’Italia durante la guerra era stata particolarmente complessa e contraddittoria con responsabilità gravi e diffuse sia prima che dopo l’armistizio (8 Settembre 1943).
Alleata della Germania, divenne cobelligerante delle potenze occidentali; si trovò divisa in due stati, il primo sotto la Repubblica di Salò ed i nazisti, l’altro il Regno del Sud sotto gli alleati: fu teatro di una guerra che coinvolgeva come mai prima anche la popolazione civile con bombardamenti, rastrellamenti ed eccidi in massa. L’Italia visse un drammatico conflitto civile tra fascisti e antifascisti, tra repubblichini e partigiani con ripercussioni che andarono ben oltre la fine della guerra; conobbe lo sbandamento militare e il disorientamento politico istituzionale con la fuga del re e del governo da Roma a Brindisi e a Salerno sotto protezione alleata.
Il 25 Aprile, in quanto tale, rappresenta il giorno dell’insurrezione generale del Nord Italia dopo lo sfondamento della linea gotica da parte degli alleati, quindi chiude la guerra di liberazione.
Ma il suo significato è molto più ampio perché non è solo l’atto conclusivo della guerra e della Resistenza in quanto segna lo spartiacque tra due Italie: quella della dittatura e quella della libertà e della democrazia.
È doveroso, infatti, sottolineare che la Resistenza, fenomeno peraltro europeo, ha assunto nel paese, diversamente dagli altri, il carattere, oltreché di lotta di liberazione dall’occupazione tedesca, di lotta di liberazione/emancipazione di noi stessi di riappropriazione della dignità di popolo e di cittadini.
Il 25 aprile ha dimostrato che nonostante tutto si può ritrovare la forza e la volontà di essere uomini, si può ritrovare il coraggio della libertà e della democrazia; si può superare qualsiasi divergenza in nome di una superiore unità nazionale, si può ritrovare la fede nel futuro dove i valori umani siano tradizione comune e condivisa.
Le nuove generazioni, che sono nate entro questi valori, nell’età dei diritti, devono tuttavia rendersi conto che essi non sono mai conquistati una volta per tutte; essi devono essere sempre “riconquistati” e basta guardarsi intorno per rendersene conto.
di Laura Pierini |