Pubblicato venerdì, 26 agosto 2011 13:05 - 39081 -
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Gioco d’azzardo: il problema è sociologico |
A seguito dell'intervento della Commissione Comunale di Senigallia sulle attività produttive, ritengo giusto fare chiarezza su un tema che professionalmente seguo da diversi anni come consulente nel settore della commercializzazione giochi pubblici. Nei primi sei mesi del 2011, si è registrato un aumento delle perdite legate alla dipendenza da giochi e scommesse del 19,7%. Rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente sono stati lasciati sul tavolo da gioco circa 860 milioni in più, con un tendenziale annuo che potrebbe arrivare al 28%.
Secondo recentissimi studi in Italia, il solo gioco legalizzato coinvolge circa 31,6 milioni di persone, di cui 7,9 milioni con frequenza settimanale, e sviluppa un fatturato di circa 58,9 miliardi di euro.
Anche il coinvolgimento dei minorenni è aumentato del 7,6%, passando da 860 mila unità a 3,1 milioni.
Secondo questi dati dunque il gioco d'azzardo risulta avere i caratteri di fenomeno sociologico, e come tale deve essere affrontato. In questo senso lo scorso anno la Legge di Stabilità (Art.1, Comma 70 della Legge del 13 Dicembre 2010, n. 220) ha ribadito "il divieto di partecipazione ai giochi pubblici con vincite in denaro ai minori di anni diciotto".
Si è previsto poi nell'ultima manovra correttiva un inasprimento delle sanzioni già presenti in materia nella stessa legge di stabilità. Sanzione amministrativa per titolare dell'attività che consente la partecipazione ai giochi dei minori di 5mila a 20mila euro con chiusura dell'esercizio fino a 30 giorni.
Il titolare dell'esercizio poi secondo questo disposto e in ragione del recente aggiornamento della normativa sull'Antiriciclaggio, dove identificare i giocatori con la richiesta di esibizione di un documento di identità, nonché procedere alle comunicazioni previste per giocate e vincite superiori ai 1000 euro. In caso contrario sono previste oltre che conseguenze penali anche la revoca di concessione, autorizzazione o concessione amministrativa.
Tuttavia occorre ribadire come il problema di coloro che cadono nella spirale del gioco compulsivo sia cosa ben diversa da chi, maggiorenne di età e appartenente a qualsiasi classe sociale, partecipa alla commercializzazione dei giochi pubblici, che rappresenta qualsiasi tipologia di scommessa, dalla classica "puntata sul cavallo vincente" spaziando per la giocata sulla squadra di calcio del cuore, fino ad arrivare ai cosiddetti Skill games o giochi di abilità, nonché il recente poker e burraco on line. Attività queste che i giocatori, prescindendo dal limite della maggiore età, realizzano privatamente utilizzando le piattaforme virtuali e di cui quotidianamente vediamo spot televisivi.
Se dunque si ha a cuore che giovani e meno giovani giochino responsabilmente – come recita il motto di A.A.M.S. – occorre attivarsi dal punto di vista sociale intervenendo con un'apposita commissione di ricerca a livello territoriale che, in maniera anonima, raccolga le denunce di quelle situazioni di disagio che conducono, se non contenute, ad un deterioramento della rete sociale e a veri e propri fenomeni di gioco compulsivo con gravi conseguenze sul tessuto sociale di una città.
Difatti il giocatore compulsivo tende ad isolarsi dagli altri e spesso gli stessi amici ne prendono le distanze o perché non hanno più interessi comuni o perché non tollerano le continue richieste di denaro a volte non restituito; questo giocatore tende a sviluppare nel tempo un rapporto disfunzionale con il denaro con perdita del controllo economico sulle proprie risorse con somme sempre più ingenti spese nelle attività di gioco e conseguente sfruttamento del patrimonio di famiglia, non curanza delle spese necessarie per la casa e personali e da ultimo con il rischio di compiere azioni illegali per finanziare le attività di gioco.
A questo stato di cose – che dunque esula dal sano fenomeno di divertimento praticato da molte donne e uomini del nostro Paese - una risposta utile può essere il cd. tutoraggio economico che ha lo scopo di far recuperare al giocatore un rapporto sano con il denaro.
Il tutor rappresenta la persona che insieme al giocatore e al familiare (o ad altra persona significativa) effettua un controllo sulle attività economiche e sugli strumenti che il giocatore possiede per affrontare il problema della gestione dei soldi indagando sull'esistenza di debiti e loro entità conoscendo i creditori anche quelli illegali; individuando un referente familiare che accetti di farsi carico dell'amministrazione del flusso di danaro (stipendio, tenuta di carte di credito, bancomat, assegni); restituendo al giocatore la totale responsabilità di ciò che fa; riflettendo con il giocatore sulle eventuali ricadute nell'attività di gioco; sostenendo il giocatore nella ripresa di interessi o ricerca di attività alternativi al gioco in un contesto che deve essere appunto di attenzione psicologica e sociologica.
Dunque ben vengano provvedimenti che regolano distanze e aree di rispetto, ma con essi risultano indispensabili campagne informative tra i giovani e la dotazione da parte dell'Amministrazione di una commissione che possa esaminare da vicino il problema e realizzi uno sportello apposito per risolvere le situazioni di maggiore malessere.
da Maurizio Perini
Consulente settore Giochi pubblici
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Scritto da Visitatore anonimo il 2011-08-28 17:25:46 non mi piace | |