Pubblicato martedì, 23 ottobre 2012 13:26 - 4058 -
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Quando il teatro lascia l'amaro in bocca: siamo tutti razzisti? |
Pubblichiamo di seguito una breve riflessione che alcune volontarie del centro interculturale "Le rondini", frequentanti il Liceo Socio-Psicopedagogico "G. Perticari", hanno inviato alla redazione. Una riflessione scaturita dopo aver assistito allo spettacolo "Identità di carta" andato in scena al teatro La Fenice l'11 ottobre, ideato dal centro Le Rondini sul tema dell'immigrazione e dell'integrazione.
"Se i miei genitori fossero neri, io avrei paura e scapperei di casa". Così scriveva un ragazzino di quinta elementare nel 1995, quando l'immigrazione iniziava ad essere all'ordine del giorno. E con l'immigrazione il razzismo. La paura per il nuovo, per il diverso. La paura per l'africano così simile all'uomo nero degli incubi da bambini.
Ma dopo diciassette anni dalla frase di questo ragazzino, il razzismo rimane e aumenta l'immigrazione. Il razzismo come, forse, forma più alta di stupidità umana. Ma anche come inevitabile. Innato.
Il considerare il razzismo come insito nell'animo umano fa uscire da teatro con l'amaro in bocca. Siamo tutti razzisti. Tutti, nessuno escluso.
Ma è un giudizio difficile da accettare. E allora bisogna rispondere. Rispondere con i fatti, con il sogno di una civiltà multiculturale. Multicolore. E si tratta di un sogno giovane e comunitario.
Gli attori, con stimoli e spunti, hanno spinto gli spettatori a chiedersi qual è il proprio rapporto con il nuovo, con il diverso.
E la risposta non può che venire da noi, i "grandi" del futuro, noi che dobbiamo lottare per l'integrazione. Noi che cresceremo sempre più con persone diverse. Ma diversi da chi? Da noi, per così dire, italiani?
E perché, noi non siamo immigrati? Da generazioni, lo siamo tutti. Lo siamo tra nord e sud. Tra est e ovest. Siamo tutti immigrati. Immigrati razzisti. Noi non siamo che cittadini del mondo, proprio come tutti gli altri.
E per credere in questa lotta, siamo spinti a fidarci della politica, di chi ci rappresenta. Ma a volte la politica dimostra di non essere affatto superiore alla neofobia collettiva.
La politica spinge persino, in alcuni casi, con un appoggio alla discriminazione razziale, ieri come oggi, a votare leggi o proposte dove sono aboliti possibilità di integrazione per immigrati, dove vi è la più totale intolleranza. Una politica che ha paura.
E se lei stessa ha paura, come facciamo noi a fidarci? Solo chiudendo gli occhi e avendo paura anche noi. Ma è possibile crescere, se non apriamo gli occhi?
E allora ci rimbomba nella testa e nel cuore questo urlo silenzioso di cambiamento, di miglioramento. Di apertura verso gli altri. La possibilità di arricchirsi tramite il confronto con il diverso. Con l'extracomunitario. Ma l'extra da cosa? Da questo mondo comune a tutti?
E poi mille altre ancore le considerazioni, i dubbi, le paure, e le idee che sono nate in noi da questo spettacolo. Uno spettacolo che ci ha fatto capire come la diversità sia cosa più bella dell'essere tutti uguali.
da Alice, Stella, Francesca, Loredana
Volontarie del centro interculturale "Le rondini"|
Scritto da Visitatore anonimo il 2012-10-23 13:52:36 Spesso si ha paura e diffidenza nel diverso,perche'non e' come noi,perche' non si conosce,e così si perdono delle occasioni per allargare i nostri orizzonti e per arricchire il nostro intelletto.Non e' facile capire chi e' diverso da noi,perche' non e' facile spogliarci delle nostre presunzioni,dei nostri pregiudizi,che ci portano a pensare che siamo noi i migliori e così ci precludiamo una grande parte del conoscere che ci farebbe vivere meglio e con maggior serenita'.Margherita Angeletti | |
Ultimo aggiornamento ( martedì, 23 ottobre 2012 13:30 )
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