Sono un imprenditore che produce scale e carpenteria leggera e strutturale e opera nel settore dell'edilizia con circa 25 dipendenti, e che da anni sta combattendo una battaglia contro il cancro dei ritardati e mancati pagamenti: una piaga che colpisce in maniera trasversale tutti, dalle piccole alle grandi imprese e i loro dipendenti, e vede attori le imprese stesse, lo Stato, gli Enti pubblici e partecipati, le banche, il sistema economico, tutti caduti in una tramoggia che ci stritola e ci trascina sul fondo.
- Non c'è dubbio che la crisi, più finanziaria che economica, stia mordendo più di quello che nessuno poteva immaginare, neanche gli "espertissimi" e strapagati analisti economici che quando li ascolti nelle loro interviste sanno solo commentare quello che è accaduto "prima", senza avere la minima idea di cosa si potrà fare e cosa succederà "dopo".
- Non c'è dubbio che il sistema bancario abbia chiuso repentinamente i rubinetti, salvo farsi rifinanziare dal "sistema economico" (cioè tutti noi), e magari investendo in BOT eBTP la valanga di quattrini messi a sua disposizione al tasso simbolico del 1%, anzichè redistribuirli alle imprese.
- Non c'è dubbio che il cancro e la maledetta usanza dei ritardati o mancati pagamenti tra stato e imprese e imprese tra loro stia portando un numero sempre maggiore di imprenditori alla chiusura, al concordato, al fallimento, alcuni (non dimentichiamolo!) addirittura al suicidio.
Quando si affrontano questi temi con politici, imprenditori grandi e piccoli, funzionari di banca…, per capire quali possano essere le soluzioni per uscire da questa situazione, sembra che nessuno abbia idee o ricette o possibilità di fare qualcosa.
Ora, è vero che contro la crisi mondiale non possiamo avere noi,comuni cittadini o imprenditori,soluzioni: possiamo solo cercare di adeguarci e trovare i modi per subire il minor danno possibile. E' vero che lottare contro un sistema bancario bloccato è impresa ardua anche per i capi di governo più importanti che quindi devono adeguarsi al potentato, quando non sono con esso legati a filo doppio.
Ma è anche vero che una fetta enorme della crisi che ha colpito le imprese, e quindi tutto il sistema economico e produttivo, sia nella mancanza di liquidità generata dai ritardati o mancati pagamenti: sempre più imprese non riescono a riscuotere i loro crediti non potendo così saldare i propri debiti e mutui a banche e fornitori, o a pagare i propri dipendenti, e la catena di sant'Antonio si allungherà sempre di più in una spirale che attualmente vedo senza uscita, perché questa è la situazione di una "marea" di aziende.
Penso sia giunto il momento di "fare qualcosa" perchè i pagamenti dei debiti tra imprese, e tra Stato o Enti e imprese, siano garantiti per legge e non affidati alla ruota della fortuna come lo è attualmente, con grande soddisfazione di furbi, truffatori etc. etc. A questi furbi, tra l' altro, il nostro sistema giudiziario consentirà di sparire da un giorno all' altro dal mercato senza che i creditori abbiano possibilità di recuperare quanto dovuto. E, come se non bastasse, su questi soldi fantasma ci paghiamo comunque fior di tasse e I.V.A. senza averli riscossi!
Penso sia giunto il momento di dire alle banche che quando c'era da "smielare" lo hanno fatto senza pudore finanziando a ruota libera "uomini e porci", abituando il sistema a lavorare senza soldi reali e riservandosi garanzie reali solo per se stesse senza tutelare chi, ad esempio come noi, è stato costretto a lavorare con condizioni di pagamento senza coperture garantite da una parte (verso le imprese), e con il massimo delle garanzie dall' altra (verso le banche).
- Ora questo sistema dissennato, aiutato da una giustizia incapace di tutelare chi ha crediti verso individui ed imprese che riescono a far sparire beni e capitali senza colpo ferire, sta portando tutti nel baratro, ed anche le garanzie delle banche andranno a farsi friggere:
- gli immobili e i beni che hanno acquisito o che acquisiranno a fronte di fallimenti, concordati, mancati pagamenti, avranno sempre meno valore e mercato, e intanto il sistema economico e produttivo sprofonda sempre di più.
Chi può fare cosa? Tutti e nessuno? A ognuno forse toccherebbe la sua parte: non si puo' continuare a pensare che solo "qualcun' altro" dovrebbe essere l' artefice di iniziative politiche o giuridiche o economiche.
E' urgente muoversi con passi concreti e condivisi coinvolgendo il più presto possibile il tessuto produttivo per trovare idee e soluzioni che fin qui sono state assenti o senza efficacia.
Basterebbe cominciare con piccoli passi, con iniziative che velocemente si potrebbero mettere in campo per cominciare a tamponare un' emorragia che altrimenti diventerà letale.
La mia opinione sempre più ferma e convinta è che una delle prime cose da fare sia regolamentare per legge il settore della contrattualistica negli scambi commerciali affinché ci sia il massimo della garanzia sotto tutti i punti di vista sia nei confronti di chi acquista sia di chi vende: garanzia certa dei pagamenti, garanzia certa del prodotto; aziende sane che pagano con garanzie, aziende sane che forniscono con garanzie.
Aziende inserite in un circuito virtuoso e trasparente dove i furbi e gli avventurieri devono trovare sempre meno spazio. I sistemi ci sono: basta volere. Ed è proprio ora.
Tra i provvedimenti ad effetto immediato e di facile applicazione potrebbero e dovrebbero esserci, ad esempio:
- Maggior trasparenza tra banche e tra banche e imprese sulla solvibilità e sulle garanzie delle aziende.
- Polizze assicurative\fideiussorie obbligatorie per tutte le imprese a tutela dei propri dipendenti e delle altre imprese clienti o fornitrici.
- Maggior efficacia e immediata applicazione della riserva di proprietà sui beni non pagati.
- Maggior responsabilità degli amministratori sia penale che civile sui mancati pagamenti.
- Sistemi di pagamento certi e garantiti per legge e non di valore zero come le attuali RI.BA. o bonifici a scadenza che non verranno mai effettuati.
- Elevare a valore di titolo esecutivo, come gli assegni o le cambiali, anche la fattura, che in caso di mancato pagamento deve provocare l'iscrizione sul libro dei protesti (provate a non pagare una fattura, tanto per dire, in Germania!)
- Basta con la distribuzione incontrollata di blocchetti di assegni senza garanzia di copertura: chi riceve in pagamento un assegno deve avere la garanzia bancaria che sia coperto; dovrà pensare il sistema bancario a garantire gli assegni in bianco consegnati ai suoi clienti; e i sistemi ci sono.
Sono solo alcuni dei tanti modi per rendere vita difficile agli avventurieri, agli speculatori, a chi fa del ritardato o mancato pagamento uno sport, quando è invece un vero e proprio cancro da estirpare per il bene di tutto il sistema economico e produttivo!
Un circuito di imprese virtuose è un sistema basato su garanzie reciproche tra imprese e tra imprese e sistema bancario ( che è l'unico ad avere la forza economica per gestirlo). E il sistema non deve essere discrezionale, ma obbligatorio per tutti i pagamenti, per eliminare il pericolo, che attualmente è al massimo livello, che le aziende, pur di acquisire commesse, acconsentano a pagamenti che metteranno a rischio loro stesse, i propri dipendenti, e la filiera produttiva: il sistema e la lunghezza del pagamento non devono essere strumenti per battere la concorrenza.
Il sistema bancario deve sostenere l'impresa tramite le garanzie personali e, ad esempio nel caso di appalti pubblici, dello Stato o dell'Ente , ma deve sostenere anche il sistema a cascata tramite le stesse garanzie (cioè non riservare solo per se le garanzie raccolte).
Già questo attutirebbe di molto l'effetto negativo dei ritardi di pagamento sia sull'impresa capofila che sulla filiera: monetizzare i crediti perché sono garantiti.
In questo modo il sistema è "autogarantito", perché formato da imprese e banche "virtuose" che prestano e ricevono garanzie sui pagamenti.
Una buona parte della crisi (che comunque indubbiamente è presente) è qui. L'imprenditore e il mondo bancario (che è fatto anch'esso da imprenditori) "devono garantire" il sistema ed "essere garantiti" dal sistema. Soprattutto in questa fase economica delicatissima.
Infine una piccola provocazione: come fanno tanti imprenditori insolventi ad avere e mantenere auto, ville e barche di lusso?
Oppure a riciclarsi indenni e puliti dopo concordati e fallimenti che hanno messo in difficoltà o sul lastrico tante altre imprese e famiglie?
C'è qualcosa che non ho capito? Ci sono troppi furbi e avventurieri in circolazione, o c'è qualcosa che non funziona nel sistema?
E un appello. Imprenditori, associazioni, politici, banche, media, contattiamoci: scambiamoci idee ed opinioni per trovare soluzioni condivise ed efficaci per risolvere questa problematica che è parte integrante ed importante della crisi che stiamo vivendo.
Buon lavoro a tutti.
da Massimo De Angelis
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Romani Scritto da Visitatore anonimo il 2012-11-17 10:04:32 "cui prodest scelus, is fecit", cioè "colui al quale il crimine porta vantaggi, egli l'ha compiuto". Finchè in parlamento ci saranno persone "non degne" le leggi le faranno pro-domo loro. | Scritto da Visitatore anonimo il 2012-11-17 11:56:17 finalmente una proposta concreta bravo
| Commento Scritto da Visitatore anonimo il 2012-12-03 10:26:51 Sono d'accordo, niente di più vero..... Ma ognuno pensa ad arricchire se stesso non alla collettività, infischiandosi se tutto va a rotoli.. Se siamo garantiti tutti lavoriamo con più soddisfazione ed impegno e poi non solo in paesi evoluti come la Germania tutela i propri cittadini ma anche paesi molto meno evoluti, invece l'Italia é il paese dei FURBI.......... | |