Pubblicato mercoledì, 31 luglio 2013 16:51 - 4788 -
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Il papa, i giovani e il dialogo intergenerazionale che non c'è |
Il Pontefice nella Giornata Mondiale della Gioventù di Rio ha definito il "dialogo tra generazioni" come un "bene prezioso", invitando gli anziani a trasmettere ai giovani la "saggezza della vita": non solo i bambini, ma anche i nonni rappresentano il futuro della società.
Ad una lettura superficiale può sembrare una riflessione quasi scontata, i parchi dei nostri paesi e delle nostre cittadine sono pieni di nonni che trastullano i nipotini tra le panchine del verde pubblico, nelle scuole ci sono iniziative del tipo: "il nonno racconta…" con tanto di DVD finale che raccoglie immagini dell'esperienza.
Anche i tempi della vita moderna impongono questo avvicinamento intergenerazionale; in genere nelle giovani coppie che hanno un bimbo lavorano entrambi i genitori, perciò i nonni sempre più spesso sostituiscono i genitori stessi, con conseguente risparmio di denaro per la baby sitter. L'auspicato dialogo tra generazioni sembrerebbe un dato acquisito, una cosa scontata.
Ma la questione si pone anche su un diverso livello.
La cultura moderna si caratterizza per la sua incessante spinta all'innovazione in tutti i campi: dalla tecnologia, ai rapporti sociali, fino agli stili di vita. Oggi noi passiamo ore davanti ad un computer, davanti alla televisione, comunichiamo in modo diversissimo rispetto al passato, la stessa automobile come mezzo di trasporto a disposizione delle masse è una novità di pochi decenni fa, anch'essa ha rivoluzionato non poco il modo di vivere.
Quei giovanissimi, quei nipoti, che insieme ai nonni costituiscono, secondo il Papa, il futuro dell'umanità, oggi rappresentano la generazione dei cosiddetti nativi digitali, coloro che sono già nati in un ambiente le cui nuove tecnologie a volte costituiscono uno ostacolo alla comunicazione per i più anziani.
Secondo alcuni sociologi, ad esempio Paolo Jedlowski, l'esperienza e con essa la tradizione, proprio in virtù dei caratteri intrinseci della modernità, sono entrate irreversibilmente in crisi, proprio quell'esperienza che si basa appunto sul dialogo tra generazioni, sulla trasmissione del sapere dai più anziani e saggi ai più giovani. Ambienti e stili di vita troppo diversi separano le generazioni.
Pensiamo al nostro territorio: la maggioranza dei marchigiani fino ai primi anni Sessanta era composta da contadini, di questi la maggioranza erano mezzadri. I giovanissimi forse neanche conoscono il significato della parola mezzadria e dell'universo che la accompagna: il capoccia e il fattore, la vergara, i covoni da raccogliere e da portare sull'aia per la trebbiatura. Come fa un nonno ex mezzadro ottantenne a comunicare con il nipote che giocherella sullo smartphone con l'ultima app scaricata?
Per dialogare c'è bisogno di un linguaggio comune, ma il linguaggio comune si costruisce sulla base di esperienze comuni, ma proprio queste ultime sono venute a mancare a causa delle radicali trasformazioni procurate dalla cultura moderna.
Dalla complessità di questi temi apparentemente semplici nasce l'interesse, anche da un punto di vista laico, per la sfida che non da oggi la Chiesa Cattolica rivolge alla modernità, ad alcuni aspetti di essa, una sfida quasi impossibile.
Iniziative come la riscoperta delle tradizioni, dove giovani e anziani si incontrano, iniziative come "nonni su internet" nei quali i più giovani insegnano ai più attempati o iniziative basate sulla raccolta di memorie sul mondo del lavoro, non sono qualcosa di marginale, rappresentano invece un baluardo contro la dispersione di un sapere del quale abbiamo bisogno proprio in tempi di crisi. Questo tipo di iniziative cominciano a diffondersi anche sul nostro territorio.
Ad esempio a Ripe l'inverno scorso, grazie ad una collaborazione tra comune, parrocchia e centro giovanile, nonni e nipoti si sono messi in gioco e hanno riscoperto la tradizione pasquale dei cosiddetti "Sepolcri", che appartiene alla religiosità popolare del passato.
Ma gli esempi possono essere molti; queste azioni vanno valorizzate, non sono folklore nel senso banale del termine, sono un tassello fondamentale del grande mosaico della nostra cultura. La trasmissione del sapere da una generazione all'altra è semplicemente la base di ogni civiltà. Non è poco.
da Massimo Bellucci |