Pubblicato venerdì, 08 novembre 2013 19:09 - 4810 -
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Lettera Aperta di un cittadino a Mangialardi e alle autorità sanitarie |
Una proposta per migliorare la gestione dell’urgenza sanitaria a Senigallia
Alle tre della notte tra il 29 ed il 30 ottobre, mia madre, novantunenne debilitata da patologia cronico-degenerativa ma convinta di essere ancora autosufficiente come era solo l’anno scorso, si alza dal letto e, senza chiamare nessuno per essere aiutata, va in cucina a scaldarsi dell’acqua.
Come era possibile che accadesse, è accaduto che si sia rovesciata dell’acqua bollente sull’avanbraccio sinistro. Risultato: una ustione superficiale ma di qualche centimetro quadrato, dolorosa e da trattare immediatamente per evitare ulteriore distruzione di tessuti dermici e scongiurare l’eventualità di super infezioni.
Essendo non aggiornato sulle tecniche e sui materiali più recentemente in uso per il trattamento delle ustioni alle 3.30 di notte ho chiamato per un consiglio il 118.
L’operatore di sevizio del 118, chiestemi notizie circa la zona e l’estensione della ustione, giudica non necessario l’intervento a domicilio e, con il mio consenso, trasferisce la chiamata alla Guardia Medica di Senigallia.
Il Medico di Guardia Medica di Senigallia in sevizio chiestemi notizie circa la zona e l’estensione della ustione giudica non necessario l’intervento a domicilio e mi invita a recarmi alla Farmacia di Turno per procurarmi il necessario alla medicazione della ustione, avendo escluso la necessità della ricetta medica per la fornitura di detti materiali da parte della farmacia.
Invio alla Farmacia di Turno la collaboratrice domestica di mia madre.
Dopo circa trenta minuti la collaboratrice domestica di mia madre mi informa che non è riuscita a farsi rispondere al citofono dalla farmacia di turno.
La invito a tornare a casa e alle 4 del mattino mi impegno di persona nella ricerca dei materiali per la medicazione.
Non essendo di Senigallia mi reco al Pronto Soccorso dell’Ospedale per informarmi meglio sia sulle farmacia di turno sia sui materiali e sulle tecniche della medicazione più indicate per l’ustione, della quale posso mostrare una fotografia, che ho scattato prima di uscire per documentare meglio ai miei interlocutori ciò di cui avremmo parlato.
In Pronto Soccorso il Medico di Guardia e due operatori infermieristici mi danno le informazioni necessarie sia per la medicazione che per raggiungere la farmacia di turno, non essendo autorizzati a dare direttamente il necessario ne potendo venire a domicilio per eseguire la medicazione.
Raggiungo la Farmacia di Turno alle 4.30.
Le due saracinesche sono chiuse.
Un cartello indica che dalle 22 alle 8 occorre suonare il campanello per farsi aprire, ma che non si deve suonare senza ricetta medica.
Ligio alle indicazioni del cartello, e per evitare di svegliare il farmacista di turno solo per essere invitato a procurarmi una ricetta medica, decido di non suonare e di andare personalmente al Posto di Guardia Medica per procurarmi la ricetta per le medicazioni, anche se forse non indispensabile.
Al Posto di Guardia Medica, sito nell’Ospedale di Senigallia a circa 30 metri dall’ingresso del Pronto Soccorso ed al quale si accede attraverso una scalinata di 7/8 gradini non bassi, debbo suonare un campanello.
Dopo qualche minuto si apre un portoncino di legno serrato e mi riceve una infermiera che interrogatomi chiama il medico di Guardia Medica.
Consultatosi con il Pronto Soccorso che precedentemente mi aveva consigliato una specifica prassi terapeutica dell’ustione, il medico di Guardia Medica mi compila la ricetta con l’indicazione dei materiali di cui necessito, anche se convinto della necessita della ricetta solo in quanto utile ad evitarmi altri disguidi.
Torno alla Farmacia di Turno e mi attento a suonare il campanello.
da Gianluigi Trianni
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Leo Scritto da Visitatore anonimo il 2013-11-09 16:15:35 Mi è capitato la stessa cosa più o meno a Reggio Emilia | |