Pubblicato venerdì, 15 novembre 2013 20:46 - 4914 -
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Assistenza ai disabili che viaggiano in treno: il servizio c'è e funziona |
È recente la notizia di un turista svedese costretto in sedia a rotelle, che non è riuscito a salire su un treno perché privo dell'accessibilità ai disabili: di fronte al segnale di start dato dal capotreno, l’uomo si è così aggrappato ad una maniglia impedendo al convoglio di partire.
È accaduto a Belluno, presso la stazione di Calalzo. La situazione si è sbloccata per l'intervento della Polfer, che non ha potuto far altro che denunciare il turista. Vicenda assurda: in Italia, abbiamo una legge sulle barriere architettoniche vecchia di quasi 25 anni, e disponiamo di attrezzature per gran parte inservibili per assenza di manutenzione. Mentre quando i mezzi ci sono, funzionanti e fruibili, manca la necessaria informazione. Come sempre, la logica del breve termine prevale sui disegni che guardano un po’ più in là.
“E’ la stessa logica di destinare fondi al wireless scolastico – commenta Roberto Ballerini – quando poi i router verranno danneggiati dall'acqua che si infiltra da tetti e imposte. Abbiamo perso il senso delle priorità ed il senso dell'investimento”.
Ora proverò però a raccontare quello che è successo a me lo scorso sabato 9 novembre, quando anch’io mi sono avvalso della struttura dedicata al disabile che viaggia in treno, la cosiddetta Sala Blu. Sono stato a Roma in treno (anch’io utilizzo una sedia a rotelle): ho avvisato con anticipo la Sala Blu della stazione di Ancona, indicando il treno per l'andata e quello per il ritorno.
Trenta minuti prima della prevista partenza, mi sono presentato al personale delle ferrovie, che, armeggiando con una pedana apposita (funzionante), mi ha consentito di salire a bordo in tutta sicurezza.
A Roma, c'era chi mi aspettava con una pedana motorizzata, che, dribblando i viaggiatori scesi prima di me, mi ha "scaricato" davanti alla portiera di un taxi (8 euro per il tragitto Via Marsala - Piazza Montecitorio).
Stessa procedura al ritorno: le ferrovie comunicano via fax e via telematica, e tutti sapevano dove mi trovassi, anche senza aggiornare la mia posizione sullo stato di Facebook. L'odissea è terminata ad Ancona, intorno all’1 e 15 (quaranta minuti di ritardo accumulati a Gualdo Tadino), ma gli addetti al mio “trasloco” erano lì, pronti.
Morale della favola: quanto capitato al turista svedese, in quel di Belluno, poteva essere ovviato da una più efficace informazione.
Infatti, in tempi di vacche magre, come questo periodo che stiamo attraversando, non chiederei di adeguare tutte le carrozze dei treni e i marciapiedi di tutte le stazioni ferroviarie d’Italia, come verrebbe da dire ad un Grillo qualsiasi.
Penserei, piuttosto, a pubblicare ovunque le istruzioni per fruire dell’esistente, che è tanto, purché lo si mantenga in condizioni efficienti. Chiudo quindi questo mio intervento ringraziando il personale delle ferrovie dedicato ai disabili: un piccolissimo pezzettino d'Italia che (a volte) funziona.
da Paolo Belogi
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Altro che "servizio"... Scritto da Visitatore anonimo il 2013-11-16 22:19:40 Spero che il sig. Paolo non si tovi mai a dover viaggiare su una delle centinaia di tratte ferroviarie italiane in cui non sono previsti treni accessibili alle carrozzine | |
Ultimo aggiornamento ( venerdì, 15 novembre 2013 20:51 )
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