Non so perché scrivo, forse perché non so a chi rivolgermi per far conoscere quello che sta accadendo nell'indifferenza più completa del mondo politico, sindacale e delle organizzazioni artigianali o industriali. Forse perché dopo la vicenda del rogo di Prato mi sarei aspettato che qualcuno alzasse il velo anche su quello che sta accadendo dentro casa nostra, in tanti comuni del Paese. E allora questo è forse l'unico modo per dare una voce, una mano per aiutare la mia gente (il riferimento al libro di Edoardo Nesi: Storia della mia gente, non è puramente casuale) e non solo.
Con questo periodo di crisi stiamo cancellando la manifattura artigiana (l'azzeramento assoluto dell'apprendistato porterà a breve a dover chiudere per mancanza di specializzazione, semmai il made in italy riprendesse!) e della piccola impresa nel settore della moda, e non solo, dal nostro territorio.
Cosa sta accadendo nell'indifferenza più assoluta? I nostri laboratori, le nostre piccole aziende artigiane stanno chiudendo. Chiudono per mancanza di lavoro, e non solo! Quello che era il nostro punto di orgoglio, piccolo è bello, con la scusa della globalizzazione e dall'assenza dell'etica dell'impresa e del lavoro, non esiste più. Dopo il distretto del tessile di Prato, dopo quello di Carpi e Matera per i divani, ora tocca a noi.
Le imprese stanno chiudendo, una dopo l'altra. Nel silenzio più assoluto. E se non chiudono, è perché costa più chiudere che provare ad andare avanti (mutui da rimborsare, banche da saldare, TFR da versare ecc.) ...e allora falliscono e, lo stato paga! L'Assurdo è che il lavoro da fare ci sarebbe pure, ma si sceglie di produrlo fuori dai nostri confini.
Qui rimane lo stato a pagare la disoccupazione e le famiglie senza stipendi. Il lavoro che rimane in Italia è soggetto alla concorrenza sleale dei laboratori, in gran parte cinesi, non in regola con la finanza o con le leggi sul lavoro. Questi riescono così a fare dei prezzi di produzione bassi che fanno gola alle aziende capofila le quali hanno il vantaggio di abbassare i loro costi e dire che il prodotto è 'fatto in Italia'.
Tutti sanno che in questi laboratori le persone in regola sono una minoranza rispetto a quelli che lavorano in nero e di notte. Le finestre schermate fanno capire a chiunque, che lì si nasconde qualcosa d'illegale. Ma nessuno fa nulla, o non con il necessario rigore. Sta avanzando l'illegalità e i nostri lavoratori rimangono a casa: s'impoverisce quella classe media che consumava, e che, spendendo, creava anche il mercato.
Politiche economiche miopi hanno ricercato di massimizzare gli utili senza creare ricchezza, senza produrre nuovi mercati. E ora si pagano le conseguenze. Abbiamo bisogno di legalità in Italia. Eppure abbiamo importato la schiavitù, anche nelle nostre zone, nell'indifferenza di tutti. Spesso i lavoratori cinesi lavorano a cottimo, oppure fanno 17 ore al giorno per 20 €, magari di notte e anche minorenni. E' questo il futuro mondo lavorativo che 'prepariamo' per i nostri figli?
Eppure, porre dei rimedi non sarebbe nemmeno troppo difficile. Una legge che tuteli sul serio il Made in Italy, che deve essere fatto completamente in Italia. Se è vero che il Made in Italy è un plus per vendere, allora va tutelato. Le aziende possono portare la produzione dove vogliono, basta che lascino il marchio a chi veramente lo merita.
Un'etichetta attaccata in Italia su prodotti fatti all'estero, alla fine svilisce progressivamente anche il concetto stesso del Made in Italy per non parlare della qualità! Vedremo sempre più nel mondo cose "di pessima qualità" con il nostro marchio, con i nostri colori - come sta accadendo anche nell'agroalimentare - che con la nostra manifattura non hanno niente a che vedere.
Una legge che obblighi chi vuole investire nel nostro paese ad avere manodopera prevalentemente italiana, non sarebbe male! Avremmo lavoratori consapevoli dei loro diritti ed eviteremmo di avere laboratori pieni di soli cinesi che non parlano la lingua, che non sanno i propri diritti, che non si fanno scrupolo di ricorrere ai servizi sociali senza versare un contributo, e che non spendono un euro sul territorio, in mano a dei "caporali" senza scrupoli.
E voglio essere chiaro. Non è un discorso razzista contro i cinesi, anche loro fuggiti dal proprio paese per qualcosa di meglio(!), ma contro chi non rispetta i diritti civili e quelli dei lavoratori. E in questo giro di schiavitù sono complici anche le nostre ditte che danno lavoro facendo finta di non conoscere la reale gravità di quello che sta accadendo.
Occorre un grande sforzo di coordinamento tra tutte le forze, da quelle che sono sul territorio come i Comuni, agli Ispettorati del Lavoro alla Guardia di Finanza.
Ai Sindaci propongo di adottare ordinanze sindacali in cui si vieta di lavorare di notte a meno che non si dimostri di avere le commesse e la forza lavoro per organizzare turni anche notturni. E comunque occorre porre seriamente all'ordine del giorno della discussione politica/amministrativa anche questo problema, con priorità assoluta.
Non è per me che ho scritto queste righe, ma per i miei figli e per tutti quelli della mia gente. Perché se non so come lottare per difendere quanto abbiamo fatto sin qui, e che prima di noi i nostri genitori hanno costruito, almeno non voglio rassegnarmi ad essere nel gregge dei muti indifferenti in questa apatia narcotizzante che ha preso tutti noi.
da Pieramelio Baldelli
Vice sindaco
Comune di Serra de' Conti
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basta controllare Scritto da Visitatore anonimo il 2014-01-11 11:37:49 io credo solo che sia sufficiente fare i controlli e applicare le leggi che si sono, vedrete quante aziende irregolari chiuderanno! a solo vantaggio degli onesti! | Virginio Villani Scritto da Visitatore anonimo il 2014-01-11 11:38:26 Quello che denuncia Pieramelio Baldelli è noto a tutti e sotto gli occhi di tutti da anni. Ma non ci spiega l'indifferenza delle istituzioni e non si capisce se è menefreghismo in un paese che sembra perdere sempre più lo spirito civico e il senso di responsabilità, se è viltà o addirittura compiacenza. La concorrenza sleale avviene sia all'interno che all'esterno del nostro paese. Eppure ci piangiamo sempre addosso e chiacchieriamo chiacchieriamo.... invece di riscoprire un po' di sano nazionalismo e l'orgoglio di appartenere ad una nazione che ha fatto la storia. Anche i singoli cittadini dovrebbero avere il coraggio di denunciare queste situazioni e di boicottare il falso made in Italy. | |