Pubblicato venerdì, 07 novembre 2014 13:18 - 3851 -
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Proposta di riqualificazione del fiume Misa: Cap IV "La sostenibilità economica" |
Leggi le prime tre puntate:
Cap. I: "La questione idraulica" - Cap. II: "Il fiume sicuro"
Cap. III: "I nuovi bacini fluviali"
Il territorio nazionale è notoriamente esposto a criticità idrogeologica, tuttavia esistono aree a vulnerabilità accentuata, tra le quali il nostro bacino del Misa, dove gli eventi disastrosi sono ricorrenti e dove i costi per la messa in sicurezza sarebbero inferiori dei danni prodotti o potenziali.
A seguito degli accadimenti di maggio, desta perplessità l’inutile accanimento per la ricerca di specifiche responsabilità difficili da attribuire per intralci e ritardi burocratici, incertezze sulle competenze e soprattutto insufficienza di risorse, anche per l’ordinaria manutenzione, quando questa attenzione dovrebbe meglio essere concentrata su una azione lungimirante e strategica della prevenzione del rischio, sostitutiva di un semplicistico progetto, fine a se stesso, di semplice ripristino e ricucitura, integrato da vasche di espansione scarsamente convincenti.
Eppure, dalla calamità, potrebbe nascere un’occasione di riscatto per impostare uno studio pilota integrato alla valorizzazione ambientale e paesaggistica, che contestualmente ad altre scelte portate avanti come il consumo zero di territorio, l’autocostruzione, il piano operativo di ricostruzione urbana, qualifica l’amministrazione di Senigallia come la più innovativa d’Italia e apripista di nuove strategie urbane.
Disporre di un progetto importante significa catturare interesse e avere accesso privilegiato ai finanziamenti esistenti o potenziali, nazionali od europei, destinati sicuramente a crescere per una più consapevole presa di coscienza delle questioni ambientali, magari catturando risorse da altre opere infrastrutturali.
Nell’ipotesi progettuale impostata nel precedente capitolo con la previsione degli invasi distribuiti in serie lungo l’asta fluviale si riuscirà, grazie alle funzioni sussidiarie, a raggiungere in determinate situazioni anche un’autosufficienza economica e considerato lo sviluppo del progetto diluito in più stralci, si comprende come l’impegno finanziario alla fine non sarà neanche troppo oneroso.
Per il bacino principale, quello già indicato col numero1 che rappresenta la priorità assoluta da realizzare in quanto capace da solo di garantire un alto margine di sicurezza, vanno ricercate anche contribuzioni aggiuntive che potrebbero provenire, ad esempio, dal C.O.N.I. con la creazione di un centro remiero federale con campi di gara regolamentari per canoa e canottaggio, unico nelle marche e uno dei pochi in Italia, ospitato nell’invaso pensato anche con questo scopo, peraltro compatibile con l’attività turistica e di acquacoltura da impostare con esperti biologi e allevatori che vi individuino le specie ittiche meglio adattabili. In realtà con questo bacino non sarà sottratto nuovo suolo agricolo, ma ne sarà modificata solo la natura e non il potenziale di redditività che potrà risultare addirittura superiore.
In pratica le aree da utilizzarsi per l’invaso non vengono svalorizzate, ma solo trasformate, creando peraltro un maggior valore delle aree attigue, al contrario delle vasche d’espansione, che se realizzate, apporterebbero un sensibile deprezzamento alle aree coinvolte.
In conclusione un buon progetto complessivo e oculato dovrebbe, oltre che ricercare nuove fonti di finanziamento, convogliare e dirottare a se anche i fondi già disponibili e destinati alle vasche e cercare ulteriori risorse anche bancarie per nuove start-up innovative per la creazione di redditività collegate al progetto.
Nel prossimo capitolo tratteremo di fruizione dell’alveo e navigabilità.
Cap. I: "La questione idraulica"
Cap. II: "Il fiume sicuro"
Cap. III: "I nuovi bacini fluviali"
di Paolo Landi |
Ultimo aggiornamento ( venerdì, 14 novembre 2014 12:53 )
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