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 Negli ultimi mesi il mio nome è ripetutamente apparso sulle pagine dei giornali come possibile assessore al Comune di Senigallia. Mi pare il caso, dunque, di chiarire come mai con tanta insistenza – e certamente non per mia sollecitazione – sono stata così tanto frequentemente citata da cominciare io stessa a dubitare su quale fosse il mio vero mestiere.
Sono in realtà una docente universitaria che, fino ad un anno fa, mai si era direttamente occupata di politica e neanche pensava di farlo. Poi, probabilmente per la natura delle mie ricerche, che – oltre l’ambito nazionale - negli ultimi tempi hanno spesso riguardato l’economia marchigiana, qualcuno mi ha chiesto se fossi stata disposta a dare un contributo alla politica cittadina in qualità di eventuale Assessore.
Essendo donna di centrosinistra, che crede nel disegno portato avanti da Prodi (non fosse altro che per “similitudine di studi scientifici”), avevo come punto di riferimento politico l’Ulivo prima, e l’Unione, poi. Dare la mia disponibilità alla Margherita, guidata fino a poco tempo fa da Stefania Benatti, rappresentata in parlamento dalla senatrice Marina Magistrelli e a Senigallia da Barbara Sardella - tre donne non da poco che da quel momento e in tempi diversi ho avuto l’opportunità di conoscere - non mi è stato difficile. Oltre all’immediato sentimento di stima nei confronti di Barbara Sardella, avevo anche riflettuto sull’offerta e concluso che – sì – forse un “tuffo” nella realtà di Senigallia, città dove abito da decenni e dove è nato e cresciuto mio padre, poteva essere un’esperienza certamente molto positiva per me e forse in una qualche misura utile per gli altri. E poi, finalmente, avrei potuto toccare con mano la differenza tra “il dire e il fare”... Lungi da me, pertanto, mire politiche di altro genere e, soprattutto, la voglia di assessorati ottenuti “costi quel che costi”. Le lotte all’arma bianca per una carica politica non sono nella mia natura – molto battagliera, ma per altri scopi - né nei miei interessi per una “carriera” futura o per una visibilità ad ogni costo. Visibilità che peraltro - semmai ci tenessi - non mi manca grazie ai miei studi e ricerche. Il fatto che il mio nome sia stato più di una volta tirato fuori come un coniglio dal cappello dipende dunque, probabilmente, solo dal fatto che sono una “donna a disposizione della Margherita”, ed è stato facile pensare che – poiché il Sindaco di Senigallia questo aveva chiesto - “due più due avrebbe necessariamente fatto quattro”. Ma non sempre è così: gli equilibri di partito sono cosa molto delicata, soprattutto quando è necessario continuare ad assicurare la governabilità e, dunque, il consenso di tutti i consiglieri, ex-consiglieri e assessori in carica, anche quelli che nel disegno prodiano - a differenza di me - non si riconoscono.
Per quanto mi riguarda, continuerò a collaborare con la Margherita sia perché, a questo punto, considero istruttiva l’esperienza sia - e soprattutto - per i sentimenti di stima che nutro verso molte persone, donne e uomini, che vivono con impegno e serietà la politica. Tra queste voglio molto convintamente includere il Sindaco Luana Angeloni, altra donna di notevole spessore personale e politico, le cui doti ho avuto modo di apprezzare nel corso di questa mia recente “avventura”. Inoltre, come ho già detto, credo nel costituendo (speriamo) partito democratico.
Da questo momento in poi mi auguro, pertanto, che il mio nome e cognome ritornino eventualmente sui giornali al posto in cui sono sempre stati: come firma in calce agli articoli di economia.
da Mariangela Paradisi
Docente Università Politecnica delle Marche|
Scritto da Visitatore il 2006-05-12 09:11:02
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