“…… una guerra condotta con mezzi convenzionali richiederebbe troppo tempo e costerebbe troppe vite umane. Quello di cui abbiamo bisogno è un’azione completamente futile e stupida”. “E noi siamo i più adatti a farla.” John “Bluto” Blutarsky – Animal House (1978)
La linea d’azione adottata il pomeriggio del 14 agosto dal “Mezza Canaja” (o dal “Pane e le Rose”?) si è rigidamente attenuta alla “regola Blutarsky”: futile e stupida. Ma non solo.
Dopo le “minacce” di due settimane prima, divulgate a mezzo stampa con toni e parole d’ordine che poco hanno a che fare col confronto civile (le “ronde antiqualcuno” di xenofoba nordica memoria meglio della paventata “Marcia su Senigallia”) - rispedite al mittente con compattezza - il “Mezza Canaja” ha ritenuto di dovervi dare seguito attraverso una gratuita prova di muscolarità. In precario equilibrio tra rappresentanza di tematiche sociali e utilitarismo, dietro la scritta “Spiaggia libera da privatizzazioni e divieti” (l’apprezzabile rappresentanza sociale), hanno spostato ombrelloni e lettini di una discutibilissima -per lo meno per modalità di gestitone- concessione balneare, per …. allestire lo spazio della loro festa (il bottegaio utilitarismo). Bisogni temporali di alcuni (una “liberalizzazione” della spiaggia durata giusto il tempo di una festa, per di più notturna), che avrebbero potuto essere sopperiti con una semplice richiesta e con il confronto (il tanto decantato metodo attivato con il Summerland), a discapito dei diritti di altri cittadini che su quei lettini e sotto quegli ombrelloni, non certo occupati con la forza, stavano godendosi una vacanza. Metodi poco democratici e, cosa più grave, attuati con aggressività: “la forza sia con voi”, ma non si pretendano giustificazioni ideologiche o d’altro stampo per questo. Un conto è la disobbedienza, un altro l’azione violenta contro chi violento non è! Tutto ciò - e questo fa francamente cadere le braccia - a fronte dell’obiettivo riconoscimento fin qui dato al “Mezza Canaja” dell’aver svolto un ruolo sociale e culturale importante, attraverso un metodo dialogante di confronto senza steccati e senza preclusioni offerto da un’ampia parte del progressismo senigalliese. Questo fino a ieri. Oggi la questione è diversa: o si rinuncia, definitivamente e convintamente a quei metodi un po’ violenti, e si è nella piena disponibilità al confronto tra soggetti credibili che siano disposti a riconoscersi indicando gli obiettivi che si vogliono perseguire e i metodi per conseguirli, o ci si chiude nella compiaciuta autosufficienza di certe azioni, parole d’ordine ed autoreferenzialità (forse mutuate da realtà politico-sociali assai diverse da Senigallia), essendo però consci di dove si andrà alla fine a parare. E che nessuno, del progressismo cittadino della cui fiducia il “Mezza Canaja” a fin qui goduto, sarà presumibilmente disposto a seguire chicchessia su quella strada. Delle due l’una. L’inutile e ridondante spallata “fisica” che si è voluta dare alle tante questioni in gioco con l’ultima azione ha spinto tutti, e sottolineo tutti, in mezzo al guado. Adesso tocca alla ragione uscire dal sonno, condizione senza la quale vediamo assai difficile una futura ripresa di dialogo tra soggetti che si rispettano a vicenda.
Marcello Mariani – Alessandro Castriota – Simone Ceresoni – Luca Conti
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