Nei giorni scorsi, dopo che è stato reso pubblico il caso di Anna, la donna che per mesi ha vissuto in un’automobile parcheggiata in un noto quartiere residenziale, sono stato contattato dal gruppo di cittadini senigalliesi che, stando a quanto affermato dal dirigente dei servizi sociali dott. Mandolini, avrebbe operato un’azione di “volontarismo compassionevole e dannoso”. Parole inspiegabili e gratuitamente offensive che non solo hanno ferito la sensibilità di chi, per mesi, si è sostituito di fatto ai servizi sociali di Senigallia clamorosamente e colpevolmente assenti, ma che offendono lo stesso senso civico e la stessa idea di solidarietà. Anna, questa è la verità, dopo la morte della anziana signora alla quale faceva da badante, si è trovata in mezzo ad una strada, priva di un tetto e di sussidi per sopravvivere.
Un gruppo di generosi cittadini che si ritrovano spesso la sera al Bar del Portone, ha notato Anna nel quartiere e, appresa la situazione drammatica in cui versava, ha messo in campo una generosa azione di solidarietà silenziosa e straordinaria. Per mesi (fin dal maggio scorso), questi cittadini, ogni giorno per sette mesi, hanno provveduto a fornire cibo e assistenza ad Anna. Quando la sua vecchia machina si è rotta, le hanno persino regalato una nuova autovettura (diventata la “casa” di Anna), curando a proprie spese il passaggio di proprietà e la sua risistemazione. Questi cittadini, liquidati incredibilmente dal dott. Mandolini come “volontari compassionevoli e dannosi”, di fronte alla indifferenza gravissima di chi ha il compito istituzionale di provvedere ai bisogni dei più disagiati, si è sostituito ai servizi sociali comunali permettendo ad Anna di continuare a vivere. Altro che “azioni di solidarietà improprie”. Improprie sono solo le parole del dott. Mandolini e “improprio” è il ruolo dei nostri servizi sociali che impegnano le casse comunali per cifre da capogiro ma permettono l’abbandono di una donna di 50 anni a se stessa costretta a fare i propri bisogni, come i cani, nei giardinetti pubblici (a Senigallia non esistono nemmeno servizi igienici pubblici!) e a dormire in un’autovettura. I prossimi giorni, di intesa con questo straordinario gruppo di cittadini che ringrazio a nome della collettività (altro che insulti!), chiederò spiegazioni formali ai servizi sociali di Senigallia per verificare come possa parlarsi di un “percorso” quando per sette mesi questa donna è stata dimenticata dalle istituzioni e chiederò un incontro con l’assessore Volpini, persona che stimo, affinché intervenga direttamente sulla questione. La verità sulla storia di Anna deve essere ancora scritta e sarò personalmente a fianco dei cittadini senigalliesi offesi gratuitamente a cui si deve l’unica e vera assistenza sociale fornita ad una donna sola e in difficoltà. Cittadini che, per ora, hanno preferito restare anonimi (la solidarietà vera è questa) ma che non esiteranno un solo attimo a dimostrare in tutte le sedi la verità dei fatti.
ROBERTO PARADISI Liberi Per Senigallia
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Scritto da Visitatore il 2006-12-07 14:15:52 A mio parere va lodato il comportamento dei cittadini e la loro solidarietà, ma per contro direi che il loro errore sta nel non aver portato il caso alla luce e così facendo si è evitato che i servizi sociali fossero messi di fronte alle loro responsabilità. L'assistenza sociale deve essere un diritto acquisito dal momento della nascita al pari degli altri diritti umani, e non lasciato al buon cuore della gente. Non siamo noi a regalare, sono appunto "diritti"!! | |