Dalla fine di ottobre 2006 il sottoscritto, costretto su una carrozzina, è iscritto all’albo dei praticanti avvocati e svolge la pratica forense presso uno studio legale di Senigallia, ma sino ad oggi non ha potuto partecipare a nessuna udienza a causa l’inaccessibilità del Tribunale. Da quanto mi risulta nella sede del Tribunale di Senigallia, da quasi un anno sono stati ultimati i lavori di ristrutturazione, con conseguente abbattimento delle barriere architettoniche mediante l’istallazione di un ascensore. Ma tuttora la nuova sede del tribunale è inagibile e l’ascensore inutilizzabile, il che impedisce l’accessibilità a persone con ridotta o impedita capacità motoria.
È aberrante che un luogo deputato all’amministrazione della giustizia palesi un ingiustizia cosi manifesta. Ci si meraviglia che nell’opinione pubblica vi sia sfiducia nelle istituzioni e nella giustizia. Quale fiducia ci può essere quando formalmente è sancito dall’Ordinamento giuridico che, la legge è uguale per tutti ed ogni cittadino è uguale di fronte alla legge, quando, invece nei fatti, vengono discriminate persone in situazione di svantaggio personale? Il tribunale non è un luogo di piacere dove ci si reca per divertimento e a cuor leggero. È inammissibile che alcuni cittadini non possano seguire, in maniera diretta e personale, i propri interessi di giustizia, senza considerare i casi in cui si è obbligati ad intervenire in udienza e i casi in cui si è convocati per essere sentiti come testimoni. In questi ultimi casi, nell’impossibilità del testimone di recarsi in aula, per rendere deposizione, è il giudice e le parti che devono recarsi al domicilio di quest’ultimo. Tutto questo grava ulteriormente nei cronici problemi della estenuante lentezza e degli elevatissimi costi della giustizia. Cosa ancora più grave è che si impedisce di recarsi in tribunale a coloro, con difficoltà motorie, che vi operano professionalmente, privandoli del diritto-dovere fondamentale di svolgere attività lavorativa. Non si capisce perché per quali oscuri motivi, dopo oltre un anno dall’ultimazione dei lavori, l’ascensore non sia ancora operativo. Mi auguro che l’Amministrazione comunale si senta a questo punto in dovere di mettere fine a questa indecorosa situazione. Solo una cosa è certa, che è in atto una gravissima forma di discriminazione verso cittadini che devono lottare ogni giorno per vedersi riconoscere il proprio diritto di esistere.
Dott. Mauro Olivanti
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