Pubblicato mercoledì, 28 marzo 2007 12:53 - 3289 -
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"Ferita l'anima dell'Aula Magna" |
Anche i luoghi hanno un’anima, come ha scritto James Hillman. E l’anima di Palazzo Gherardi e della sua impagabile Aula Magna è ferita. Ma è ferito anche il cuore culturale della città. Il sopralluogo dell'altro giorno nella storica sede del Liceo Classico “Perticari” ha rivelato una realtà che supera la fantasia. Vedere l’Aula Magna, dove hanno parlato i nomi più alti della letteratura e della filosofia e dove si rappresentarono addirittura delle tragedie greche, devastata dall’umidità e dall’incuria è un colpo al cuore.
Non così si custodiscono i nostri tesori. E vedere le vecchie e ampie aule del “Perticari” aggredite dalle infiltrazioni e dalla sporcizia, senza che nemmeno sia stata curata negli ultimi cinque o sei anni la manutenzione ordinaria, è spettacolo avvilente. Questa è la considerazione della “res publica” che hanno i nostri amministratori? Per non parlare del patrimonio culturale della scuola (almeno quello che è rimasto dopo il colossale furto denunciato dal Comitato “Salviamo il Classico” nel 2004). Libri anche preziosi accatastati senza ritegno e senza cura, tra il disordine e la sporcizia; pubblicazioni pregiate con il timbro del Regio Liceo “Perticari” aggredite dalla polvere; strumenti antichi dei gabinetti scientifici ammassati in una stanza umida; vecchie riviste e documenti che parlano della storia centenaria del liceo Classico di Senigallia lasciati in armadi aperti e rovinati… . Tutto questo è stato documentato con foto e filmati. Come si permette il preside del liceo Classico a trattare in questo modo il patrimonio che appartiene agli studenti di ieri, di oggi e di domani e che appartiene all’intera collettività? Non basta lo scempio del furto dei dipinti e delle fotografie storiche abbandonati a se stessi? Nessuna lezione è arrivata da quell’episodio infausto? Il problema di questa città è davvero la mancanza di cultura. Che non si identifica con quattro manifestazioni, due concerti e una rassegna teatrale. La cultura di una città si misura dal rispetto che si ha di se stessi, della propria identità, dei propri tesori. Si misura dalla capacità di preservare e valorizzare, nell’anima e nelle opere concrete, la continuità storica e culturale che passa anche per la cura meticolosa e la rivalutazione di tutto il patrimonio architettonico e culturale in genere. L’impressione – deprimente! - è che siamo in mani barbare.
Roberto Paradisi Giulio Moraca Roberto Coppola
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