Al momento del voto abbiamo abbandonato l’aula per rimarcare una precisa presa di distanza da una politica urbanistica che non condividiamo e lo avremmo fatto comunque, anche in caso di assenza del numero legale. Altre volte avevamo già votato contro, ma (dopo averne discusso approfonditamente all’interno del partito) si è valutato che non era opportuna una contrapposizione netta, visto che non tutto della Variante “Arceviese” è da buttare.
Non abbiamo nemmeno contribuito al duro confronto promosso dal capogruppo della Margherita, Andrea Bacchiocchi, perché l’ostruzionismo non si addice ad esponenti della maggioranza, a meno che non si creda di essere all’ultima spiaggia. Il problema è che, quando va bene, la politica urbanistica della Giunta è ondivaga. Si riducono su tutto il territorio comunale in modo lodevole gli indici di edificabilità più alti, ma nel contempo si crea una fascia continua di cemento e asfalto dall’autostrada fino al Borgo Passera, compresa la parte bassa dell’Oasi di S. Gaudenzio, riempiendo i pochi spazi verdi rimasti. Si decide un parco fluviale, ma dall’altro lato della strada vengono previsti ben 8 ettari di centro direzionale; si delibera l’Oasi di S. Gaudenzio, ma all’interno si prevedono 25.000 metri quadrati di cemento! I motivi di non condivisione sono questi ed anche altri, rafforzati dalle preoccupazioni per l’enorme consumo di territorio che è già in corso o previsto per l’immediato futuro un po’ dappertutto nel nostro comune, un fatto che rischia di snaturare quell’equilibrio che fa di Senigallia una città bella, attraente e accogliente, prerequisito della sua vocazione turistica. Mi fa piacere che il Sindaco abbia proposto l’emendamento per la riduzione dell’edificabilità e non ce ne voglia se ci attribuiamo una parte di merito. Almeno una decina di volte, compresa quella in cui in solitaria abbiamo votato contro l’abbattimento della “casa Santinelli”, poi trasformata in ennesimo condominio, abbiamo denunciato le ristrutturazioni selvagge che trasformano le tradizionali case col giardino in palazzi, riempiono ogni spazio e modificano in peggio il volto della città. Tuttavia, questa misura da sola non basta, perché occorre con urgenza riformare le regole che presiedono all’edificazione, altrimenti i “completamenti” andranno avanti lo stesso, sebbene con un piano in meno. Il problema che resta è quello di avere ascolto, spazio di confronto e di elaborazione a priori, collegialità nella ricerca delle soluzioni politiche ai problemi, fatti che, in tutta la vicenda di questa Variante “Arceviese”, sono mancati e per i quali è necessaria una verifica non rinviabile. Sugli organi d’informazione sono comparsi commenti alla nostra posizione pieni di astiosità. Si tratta di ragionamenti piccolini che non colmano le rinunce, le difficoltà, le ambiguità di chi li ha proposti. Robetto Mancini Capogruppo Consiliare del Partito della Rifondazione Comunista
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