Abbiamo atteso che altri prendessero la parola. Abbiamo aspettato quasi una s ettimana per trarre le conclusioni delle parole scritte e dette - e delle azioni a loro conseguenti – prima e durante la Plage Sauvage. Abbiamo aspettato perché per la prima volta abbiamo detto la nostra sulla questione che dal boom economico ad oggi, è il fulcro della politica cittadina : la questione urbanistica. Quest’ultima, infatti, ha determinato negli anni la vittoria o la sconfitta di Sindaci e delle relative Amministrazioni, l’ingresso o la cacciata di Assessori e la scelta di politiche di lotta o di governo per i partiti della così detta “sinistra radicale”.
Abbiamo atteso che altri prendessero la parola, perché quando la si prende per la prima volta lo si fa con umiltà e con il rispetto dovuto a chi di urbanistica e del probl ema della casa se ne occupa da dieci o vent’anni.
Abbiamo atteso che altri prendessero la parola per ascoltare critiche – positive o negative – perché teniamo sempre presente quella pratica zapatista del “camminare, domandando”.
Abbiamo atteso che altri prendessero la parola, ma l’unica risposta è stata il silenzio generale. Come sì suol dire, chi tace acconsente, in quanto non ha argomentazioni politiche da poter opporre. D’altronde l e argomentazioni da noi portate – con dati alla mano - per sostenere l’egemonia del potere del mattone, la corruzione delle amministrazioni comunali, il consociativismo tra gl’interessi politici e quelli economici, la “selezioni sociale” agita dalla potente lobby delle agenzie immobiliari con la relativa aggravante di razzismo, l’esproprio di porzioni del nostro territorio da parte delle banche con la relativa sottomissione e squalifica del “potere eletto”, sono difficilmente attaccabili. Chi ci ha provato o ha mentito spudoratamente come il signor Belenchia (le registrazioni da noi rese pubbliche parlano da se) o ha spostato il discorso su questioni tecniche: i fumogeni che spaventano bambini ed anziani (sic!). Nessuno per ora ha avuto il coraggio di misurarsi con le nostre argomentazioni politiche, e se questo non avviene dopo sei giorni, è perché evidentemente – come con la UISP – la verità fa male e quindi onde evitare figuracce, meglio tacere.
Il volume 2 della Plage Sauvage ha – a nostro avviso – messo in luce due cose:
- In primis, il profondo radicamento che il Mezza Canaja in poco più di tre anni ha ottenuto nel territorio cittadino, regionale e nazionale, sia dal punto di vista sociale/aggregativo, che dal punto di vista politico.
- In secundis, - molto più importante – abbiamo tentato di dimostrare come anche Senigallia fosse completamente immersa dentro i processi di globalizzazione e come l’idea idilliaca della “città di provincia” sia ormai nei fatti morta e sepolta.
Tramite una narrazione urbana che in poco più di una settimana ha attraversato tre luoghi simbolo dell’erosione della democrazia rappresentativa ed armati con i dati empirici di un’inchiesta durata un anno, abbiamo dimostrato come a governare Senigallia non sono né i cittadini, né i partiti e le Giunte elette tramite il voto, ma il capitale finanziario. Quest’ultimo non è identificabile nella vecchia figura dell’imprenditore che riuniva in sé la funzione di proprietà e di direzione dell’impresa. Il potere finanziario, infatti, esercitando continue operazioni finanziarie e speculative, ridefinisce continuamente i criteri di governo di un territorio – governance - in funzione della sola creazione di valore per l’azionario. La ricchezza delle imprese dipen de sempre meno dalle proprie capacità e dalla propria economia interna e sempre di più dall’economia esterna, ovvero, dalla ricchezza sociale del territorio in cui si trova ad operare. In poche parole, il capitale finanziario cresce privatizzando/rapinado il comune: spazi, beni e saperi della collettività … della moltitudine!
Davanti ad un potere così forte e così etereo – intangibile – ma contemporaneamente così maledettamente e pericolosamente reale e concreto – l’acquisto dell’immobile di Via delle Caserme 8 da parte della BNL e di altre banche ne è il più chiaro esempio – cosa possono sindaci e giunte? Poco o nulla!
Solo la crescita della consapevolezza del comune, la sua organizzazione dal basso ed autonoma come è avvenuto in Val di Susa e come avviene ora a Vicenza, può rappresentare l’unica potenza in grado di affermare nei fatti che i territori urbani – paesi, città, metropoli – sono di chi ci vive e non di chi ci specula. L’unica potenza che per sua natura, al contrario delle deleghe e dei delegati, non potrà mai essere sussunta – inglobata, assorbita – dal potere ed ad esso asservita.
CSOA Mezza Canaja
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forse siete bisognerebbe usare un po più Scritto da Visitatore il 2007-08-23 18:36:46 voglio commentare per iniziare questa frase: "- In secundis, - molto più importante – abbiamo tentato di dimostrare come anche Senigallia fosse completamente immersa dentro i processi di globalizzazione e come l’idea idilliaca della “città di provincia” sia ormai nei fatti morta e sepolta." Questa frase secondo me dimostra in pieno la vostra ingenuità che paragona senigallia ad una città quale: Ancona? Pesaro? o forse addirittura a Roma? Bologna? Credo che abbiate le idee un po confuse... Innanzi tutto è bene dire che se non ci sono i capitali la città nn và avanti: le strade non si fanno, i ponti non si fanno e le case non si costruiscono(a prescindere da come vengono fatte queste opere su cui avrei anch'io qualcosa da ridire). E questi capitali purtroppo sono portati dalle aziende che se non sviluppano nuove metodoligie di sviluppo e integrazione, diventano obsolete non solo nel campo della tecnologie relative alla produzione(sulle quali vengono stanziati dalla provincia e dall'europa fondi) ma anche quella gestionale tralasciata allo sbando, ma questo è appunto il problema di tutte le cittadine di provincia, con le loro aziende a conduzione famigliare che non capiscono cosa significhi il management e che utilità possa portare l'assunzione o la delaga di alcune funzioni gestionali all'interno di un'azienda; problema che le piccole aziende del senigalliese, quelle poche che esistono e resistono, non riescono a risolvere. Purtroppo il vero problema è che senigallia non è una città ricca! E in una città dove i grandi nomi di aziende da citare entrano alla stra-grande nelle dita di una mano non si può che comprendere che siano le banche ad avere la meglio, e poi da che mondo e mondo la maggior parte degli immobili in Italia e nel mondo sono in mano alle banche. E poi non capisco quando voi parlate di razzismo da parte di agenzie immobiliari che cosa intendete? che un immigrato si presenta a un'agenzia e dicendo:"volgio una casa" e quello dell'agenezia che prende lo stipendio in perntuale sulle vendite o contratti credete che se abbia legalmente la possibilità di venderglielo o affittarglielo non lo faccia???! Credo che vi sbagliate. Forse c'è qualcosa di errato a monte. Forse se una persona che non lavora, non può avere le garanzie per comprare/affittare un appartamento, e questo succede agli immigrati come agli italiani. Rifletteteci.
| Scritto da Visitatore il 2007-08-28 19:05:48 Concordo pienamente, e non vedo per quale motivo si debba fare per ogni problema di Sengallia una tribuna politica estremista. Inoltre non mi sembra chiaro il fatto che la Redazione di 60019 dia così tanto spazio alle iniziative del CSA Mezza Canaja che non è nè un Partito Politico ne un'Organizzazione riconosciuta e spesso non rispetta nemmeno la legalità, a cominciare dalla loro sede. Se è permesso a loro da domani invece di pagare l'affitto prenderò famiglia e figli e mi trasferiro nell'ufficio del Sindaco o prenderò possesso di qualche stabile abbandonato dal Comune visto che ce ne sono tanti | |