Pubblicato martedì, 30 ottobre 2007 10:10 - Letture Articolo 2940 - Condividi 
"Siamo stati proprio onorati dalla presenza in Consiglio Comunale della giovane afgana"
Roberto ManciniSì, siamo stati proprio onorati dalla presenza in Consiglio Comunale della giovane afgana, costretta a presentarsi con un nome non suo, Zoya, ed a viaggiare ovunque sotto scorta perché minacciata dai movimenti fondamentalisti del suo paese di origine, che non tollerano le idee di democrazia e di opposizione alla guerra che lei rappresenta. Zoya ci ha ricordato il dramma che vive il suo Paese, la guerra che dura da oltre quindici anni, la cui fine non si intravede all’orizzonte anche perché, ha affermato con determinazione, le forze armate occidentali che occupano l’Afghanistan sostengono una delle due fazioni in lotta per la supremazia, l’Alleanza del Nord, che si ispira al fondamentalismo tanto quanto l’altra, i Talebani.

Si tratta di una lettura scomoda della realtà internazionale, alla quale non siamo certo abituati perché non ne abbiamo notizia e non esiste più, da tempo, libertà di cronaca dall’Afghanistan. Le uniche informazioni che circolano sono di fonte militare o del locale governo ed è impossibile per giornalisti che siano indipendenti sopravvivere in quel Paese.

Il Consiglio Comunale ha ascoltato con molta partecipazione emotiva questa donna coraggiosa e giovane e gran parte dei consiglieri o è intervenuta con pacatezza o – nel dubbio - ha preferito tacere per rispetto di una testimonianza così toccante.

Non è mancato però tra i consiglieri chi si è scandalizzato dell’intervento di Zoya, giudicandolo inopportuno ad una sede istituzionale, dimostrando di essere incapace di ascoltare, di dubitare, di provare a capire le ragioni degli altri.

Perché mai nell’aula consiliare sarebbe stato contrario al rispetto esprimere quella critica puntuale agli Usa ed agli alleati, Italia compresa, un giudizio mai gridato o volgare da parte di Zoya? Non sono le istituzioni luoghi sacri alla libertà di opinione?

Non è forse una caratteristica peculiare del fondamentalismo quella di negare non solo il dubbio (fondativo della cultura occidentale), ma anche l’opportunità e il valore del dialogo tra diversi, negando spazio alle opinioni difformi?

Venerdì 26 abbiamo avuto di fronte due modelli inconfondibili di pensiero:

- l’uno, quello di Zoya, centrato sulla libertà della critica, sull’adesione ai medesimi valori di democrazia che ci appartengono, al rifiuto del fanatismo e, quindi, potremmo dire, di stile “occidentale”;

- l’altro, quello di un consigliere dalle idee autoritarie, dove la manifestazione di un pensiero diverso dalla proprio viene considerata alla stregua di un delitto di lesa maestà, dove si pretende per sé il rispetto senza concedere legittimità alle posizioni degli altri, ritenendo la propria ideologia talmente perfetta e compiuta da negarla al confronto e, quindi, possiamo dire, di stile pienamente fondamentalista.

Roberto Mancini
Gruppo Consiliare del Partito della Rifondazione Comunista

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