Pubblicato mercoledì, 30 gennaio 2008 16:44 - Letture Articolo 2782 - Condividi 
"L'architetto, il politico e il mercato"

P.Luigi CervellatiL’architetto, il politico e il mercato: sono queste le tre figure che si sono confrontate e scontrate durante la seduta della seconda commissione urbanistica. Il primo è stato egregiamente rappresentato – e lo diciamo senza ironia –da Cervellati, il secondo dal Sindaco Luana Angeloni … e il terzo?

Il terzo non c’era, eppure, nonostante la sua assenza ha sfidato a “sigolar tenzone” i primi due, costringendoli ad ammettere la resa. Sia chiaro, il mercato non è rappresentato né dai commercianti né dai banchi del centrodestra, anzi, il capitale finanziario è stato proprio colui che incarnandosi nei centri commerciali che circondano la città storica, ha distrutto gli esercenti, obbligandoli alla fuga. Nello stesso modo in cui il mercato edilizio – la rendita immobiliare – ha “sfrattato” i ceti popolari dal centro storico, senza dargli neanche in cambio una casetta al mare – senza termosifone – perché quest’ultima è lasciata vuota nove mesi l’anno e poi affittata con prezzi delinquenziali ai turisti.

Durante la Plage Sauvage ’07 – al di la dei metodi – abbiamo cercato di delineare chi comanda in città; chi, oggi, detiene il potere sovrano. La risposta è il capitale finanziario: banche, grandi imprenditori, bande del mattone, agenzie immobiliari. Sono costoro ad avere in mano la città. Sono costoro a determinare i costi delle case, la nascita di centri commerciali e la conseguente mobilità urbana.

La presentazione del piano Cervellati ne è la conferma. Sia per l’architetto che per il nostro Sindaco – pur con intensità diverse – l’obbiettivo primario del piano è il ripopolamento del centro storico. Eppure, è stato lo stesso Cervellati a dire che sarà già un miracolo se si riuscirà a mantenere i numeri attuali (circa duemila abitanti), perché ovunque - in tutta Italia - le persone sono in fuga dai centri storici, in quanto i costi per affittare o comprare una casa sono troppo alti, i prezzi delle merci nei supermercati sono invece più bassi e le strade sono sempre più congestionate dal traffico. E’ il mercato che lo vuole, e contro la sua volontà nulla possono gli architetti ed i politici.

Lo scopo – ammesso solo sotto voce – del piano Cervellati non è solo quello di ridare storia, memoria ed identità ad una città, ma è trasformare storia, memoria ed identità in merce, in un prodotto estetico, in un simulacro; in un falso storico capace d’evidenziare i lati monumentali della città in modo da ripopolare il centro tramite il turismo. Il centro storico – al di la della stessa volontà dell’architetto – diventerà un supermercato della memoria, un ammaliante scaffale della storia, un’esposizione del monumento/merce, con lo scopo d’estendere l’afflusso economico/turistico oltre i tre mesi estivi. Dentro questo nuovo spazio tutto artificiale, le botteghe destinate a sopravvivere saranno solo quelle che sapranno offrire oggetti o servizi “tipici” e/o “caratteristici”; in poche parole tutto ciò che non si trova in un qualsiasi centrocommerciale.

Sicuramente la nostra città sarà più bella, e la bellezza è sempre “cosa buona e giusta”, ma i problemi del centro storico resteranno tutti in piedi, finché non vi sarà un intervento politico radicale, capace di affermare:

1) Il diritto alla casa, favorendo in maniera chiara l’edilizia concordata ed a canone sociale, soprattutto in centro storico.
2) La restituzione alla cittadinanza per fini pubblici e sociali di strutture come il cinema Rossini, la caserma della Celere e le proprietà della Curia.
3) Una mobilità urbana che tolga centralità all’automobile. In una città dove quasi venti persone sono morte per smog, pensare di costruire ovunque parcheggi e quindi incentivare l’uso di mezzi privati è semplicemente masochista.
4) Connettere tra loro e se possibile aumentare, gli spazi di verde pubblico.

Infine, propedeutico a tutto ciò, sarebbe dare forme e strumenti ai cittadini per incidere sulle scelte politiche. Partecipare vuol dire capacità reale di trasformare le cose e non essere informati sulle decisioni prese, come invece continua ad accadere.

CSOA Mezza Canaja

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