Il piano Cervellati rappresenta una sciagura urbanistica per la città. Intendiamoci. Condivido l’idea di fondo dell’architetto che passa per la valorizzazione dell’identità urbana e il riappropriarsi del “locale” contro l’omologazione imperante. Condivido la lezione accademica del prof. Cervellati sull’importanza del ripristino e della conservazione
Condivido infine la polemica sacrosanta di Cervellati contro la vulgata della moderna architettura che, con la scusa di non voler ricreare “falsi storici”, abbruttisce le nostre città con costruzioni che esprimono solo il nulla di certa cultura moderna. Detto questo però, alcune domande sono d’obbligo: cosa c’entra tutto questo con la sopraelevazione dei piani (peraltro chi doveva sopraelevare, guarda caso, ha già sopraelevato)? Che c’entra con l’abolizione indiscriminata e dannosa di tutti i parcheggi all’interno del centro storico? Che c’entra con la pedonalizzazione di ogni strada, vicolo, passaggio? Che c’entra con la cementificazione residenziale della piazza dove sorgeva il ghetto ebraico? Che c’entra con la polemica gratuita e infelice che Cervellati ha avviato contro i commercianti accusati di essere causa del loro stesso male? Ai miei rilievi mossi in sede di commissione, l’architetto ha semplicemente risposto che non intende trasformare il centro storico in un garage. Come se qualcuno glielo avesse chiesto. Il problema è che Cervellati lo vuole trasformare in un alveare di cemento. Ciò che spaventa del piano Cervellati, per chi a questa città tiene (diversamente da chi, finito di far danni, tornerà al proprio paesello), sono due cose: l’assoluta mancanza, dal punto di vista operativo e tecnico, di una realizzazione che tiene fede realmente alle premesse sulla conservazione e sul ripristino (tali non sono le sopraelevazioni) e la incredibile e sfacciata adesione ai principi architettonici del piano da parte del sindaco, della Giunta e di quegli stessi partiti che, fino a qualche anno fa, sostenevano esattamente il contrario. I “predatori” urbanistici del “bello” e dell’antico, gli stessi che ci hanno consegnato orgogliosi l’orrore di Piazza del Duca e del teatro “La Fenice”, gli stessi che difendevano l’architettura moderna contro “i falsi storici”, gli stessi che hanno sventrato il volto del centro storico, oggi condividono riga per riga ciò che scrive il prof. Cervellati. Anche ai meno maliziosi verrebbe in mente il sospetto che ci sia qualcosa di strano. Per quale motivo questi uomini e queste donne (che non hanno mai avuto un’idea filosofica dell’urbanistica né il gusto del bello) improvvisamente smentiscono se stessi e sottoscrivono un piano in cui si dice espressamente che chi ha realizzato “La Fenice”, “Piazza del Duca”, gli interventi post-moderni intorno a via delle Caserme e via di questo passo è un incompetente e un distruttore delle identità? Semplice auto-lesionismo o rincorsa ad interessi di altro tipo? Questo è l’interrogativo che pongo come argomento di dibattito. Queste sono le domande a cui chiederò risposta in consiglio comunale.
Roberto Paradisi Consigliere comunale Liberi per Senigallia Presidente Circolo della Libertà di Senigallia
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