La proposta attualmente in esame della commissione urbanistica è ne più ne meno il progetto che il prof. Cervellati ha consegnato alla giunta e alla città fin dal 2003, integrato da qualche modifica non sostanziale. Superate le fasi di analisi, in attesa di approfondire i temi, ecco che la politica irrompe maldestramente in una fase che dovrebbe essere ancora di tipo conoscitivo, e lo fa nel peggiore dei modi, prevaricando e non permettendo la discussione. E' probabile che il prossimo appuntamento elettorale abbia mosso nelle viscere di qualcuno un improvviso moto compulsivo che lo porta a spostare il campo del confronto su un terreno puramente mediatico. Così mentre i demiurghi del momento credono di farsi belli con la città, il paziente patisce e magari muore.
Una questione di coerenza. Una volta compresa la logica del piano, non si vede come possa stupire la destinazione d'uso prevista del Palazzo Gherardi; tale previsione in limpida coerenza con quanto analogamente previsto in contesti simili, vale a dire il recupero delle destinazioni originarie, risponde ad uno degli obiettivi dichiarati più volte, sia dalla Giunta, che dal progettista, vale a dire il mantenimento della popolazione che attualmente risiede in centro, o meglio ove possibile, un suo incremento. Va detto che dal punto di vista storico-scientifico il piano presenta una straordinaria linearità complessiva, all'analisi segue la sua naturale conseguenza, a dei principi ordinatori seguono atti coerenti. Si può chiedere altro ad un piano? Non crediamo. D'altronde la scelta del progettista è stato l'atto strategico principale di questa prima fase, certi risultati erano quindi ampiamente prevedibili. Il prof. Cervellati è forse il miglior urbanista italiano per quanto riguarda i centri storici, ha una sua coerenza scientifica e il piano ne è espressione, attendersi che la proposta risolvesse ogni nostro dubbio circa le questioni aperte nella città sarebbe stato velleitario e avrebbe significato una abdicazione della politica a favore della tecnocrazia.
Una questione di opportunità. Giunti alla conclusione dell'istruttoria della proposta Cervellati occorrerà tirare una linea e intraprendere in coerenza i passi successivi, attraverso un confronto serio tra le forze politiche, la società civile e la città. Tanto maggiore sarà la capacità di vincere la tentazione di cedere a logiche di speculazione politica, tanto migliore sarà il risultato che saremo in grado, responsabilmente, di offrire alla città. Le opzioni possibili appaiono in sostanza tre: Investire una parte consistente del prossimo bilancio nella ristrutturazione e messa a norma del palazzo ed attribuire a questo un valore di spazio pubblico con una destinazione da individuare; vendere il palazzo ad un privato con la destinazione d'uso e i vincoli che saranno contenuti nel piano particolareggiato che il consiglio adotterà (quale che sarà),vincolando gli introiti alla realizzazione di uno spazio culturale nuovo nell'area Sacelit-Italcementi (Museo Giacomelli); mettere in piedi una complessa operazione che coinvolga altri soggetti pubblici allo scopo di provvedere alla ristrutturazione dell'immobile, realizzazione di alloggi pubblici , mantenendo alcuni spazi ad un uso collettivo. E' probabile che oltre a queste si possano costruire ulteriori opportunità, ma basti al momento allo scopo di comprendere quanto il futuro del Palazzo Gherardi sia ancora tutto da costruire e di quanto appaia sterile la polemica messa in piedi da una parte e dall'altra.
Niente dietrologia per favore. Non si parli di speculazione e di cementificazione, il contesto in cui ci muoviamo, urbanizzato da che esiste la città, richiede un livello di discussione meno strumentale. Che il piano del Centro storico si presti a lettura speculativa ci sentiamo di escluderlo a partire dal contesto in cui si colloca; la città murata mal si adatta a valorizzazioni repentine di terreni e immobili. La questione che ci pone la proposta Cervellati è semmai quella del carico antropico che può sostenere una città storica; nell'obbiettivo dichiarato di incentivare la residenzialità del centro si porrà inevitabilmente la questione di conciliare le esigenze dei residenti al contesto storico (e non viceversa).
Una questione di comunicazione. Non volendo tralasciare la possibilità di incomprensioni o di qualche gesto di maldestra comunicazione politica, l'articolo apparso sulla stampa ha sortito un effetto infelice sulla discussione in atto, specialmente rispetto a questioni che sono bene al di la di essere mature e tanto meno condivise. Che tale passaggio sia stato inopportuno credo risulti ormai chiaro a tutti, compreso l'assessore Campanile, va sottolineato semmai come questi passaggi stiano diventando nel tempo sempre più frequenti. E' fuori di di dubbio che tale prassi non giovi all'azione amministrativa e tanto meno al dibattito generale, serve solo ad alimentare sterili polemiche mediatiche che alla fine ci lasciano al punto di partenza. A prescindere dall'azione amministratriva della giunta per quanto coerente con i principii e i programmi condivisi a inizio mandato, è indubbio che ogni questione strategica per il governo della città necessiti di approfondimenti e riflessioni ulteriori, non tanto per la salute della maggioranza, quanto per il bene primario della città. Su questo non si può sorvolare e non esistono deleghe di sorta,
Qualche riflessione Quale che sarà la scelta finale, è importante a questo punto determinare qualche percorso possibile e alcuni obiettivi generali. Quello che ci pare prioritario è che venga preservata l'identità storico-culturale della città, che si valorizzi il tessuto delle relazioni sociali, che i processi di trasformazione antepongano sempre l'interesse generale su quello particolare, che ci si possa riconoscere sempre nelle identità dei luoghi, che tutto ciò possa essere fatto nella massima trasparenza ed esercitando al massimo la democrazia e la partecipazione, che si possa in conclusione sentirci tutti e a pieno titolo, cittadini di questa città.
Roberto Curzi Gruppo Consiliare Verdi- Senigallia
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