“NON SIAMO NOI AD ESSERE CAMBIATI MA L’UDC”
Non c’è più grande verità nel grido con cui Gabriele Cameruccio accompagna il suo abbandono al partito, peccato che se ne sia accorto solo ora!!!!
Si, è vero! L’UDC è profondamente cambiata, ma lo è da quando al suo interno hanno preso parola persone coraggiose che, non lasciandosi per nulla intimidire, hanno avuto la forza e la determinazione di esprimere il loro disappunto a quel sistema di fare politica ove prevalgono gli accordi sotto banco, i favoritismi, gli scambi di voti, gli accomodamenti per favorire alcune nomine, e … così via.

A livello locale il cambiamento ha avuto atto già da più di due anni, da allora il lavoro della Direzione comunale e del Partito si è concentrato principalmente nella creazione di un terreno incontaminato dove far crescere una nuova classe dirigenziale, costituita essenzialmente da uomini e donne di ogni età e ceto sociale, coerenti e desiderosi di confrontarsi sui temi di quotidiana amministrazione locale, sociale, morale e di etica.
Si, quell’etica che troviamo spesso sulla bocca di tanti e che puntualmente viene tradita con i fatti.
Per esempio potremmo parlare del “patto tra eletti e gli elettori”, che dovrebbe vedere gli uni strettamente legati agli altri in funzione dei programmi e dei partiti con i quali hanno concorso alle elezioni, il che significa che il politico “corretto”, vincitore sotto l’egida di uno schieramento, nel momento in cui dovesse abbandonare programmi e “vessilli” dovrebbe, per questioni di etica, presentare anche le proprie dimissioni.
Purtroppo questo in italia non avviene, in primo luogo perché non esiste legge che lo impedisca, secondo perché pochi sono coloro che si muovono concretamente dietro a quei valori di cui golosamente si farciscono la bocca!
E’ ovvio che questo stile di lavoro, marcato da un elevato senso civico, prima o poi doveva creare frizioni ed attriti.
Infatti, proprio come avviene con un setaccio ora assistiamo ad una separazione tanto ovvia quando indispensabile per l’espletamento di quelle linee di programma che ci hanno caratterizzato da sempre.
Mi riferisco a quei valori sui quali ancora crediamo e che stiamo difendendo da ogni attacco distruttivo o peggio ancora da un curioso fenomeno di rivendicazione di paternità che, guarda a caso, sta sorgendo contemporaneamente dai ambo i lati.
A chi mi chiede un commento a caldo sulla fuga di “autorevoli personaggi “ dall’ UDC al PdL posso solo fare due considerazioni, la prima è squisitamente numerica e pertanto, la scelta è da ritenersi “intelligente” se il loro solo scopo è vincere a tutti i costi. La seconda è di totale perplessità poiché se le reali motivazioni fossero quelle dei valori e dei contenuti, voglio ricordare a questi politici “migratori” che vanno ad atterrare in un deserto, popolato da chi impunemente ha promulgato leggi “ad personam”, depenalizzato reati come il falso in bilancio, varato una legge elettorale inefficace e con l’aggiunta dell’eliminazione delle preferenze!!! Se questi sono i veri valori che essi cercano, auguri!
Noi vogliamo lavorare con gente seria, sempre se sia rimasto qualcuno.
La scelta difficile di Casini non è stata quella di correre solo alle elezioni politiche, bensì di staccarsi da quanti sino ad ora non hanno brillato in tema di politica corretta, che non hanno saputo fare autocritica, che non hanno saputo ascoltare la gente comune, quella gente che fa a fatica ad arrivare alla fine del mese e che vorrebbe avere prospettive certe e durevoli per se e per i propri figli.
I cinque anni di legislatura del centro destra non sono stati un completo fallimento, ma si poteva fare molto di più!
Quello che è venuto a mancare è stato un coordinamento sereno dall’interno a causa della presenza di soggetti troppo diversi tra loro, né più né meno della stessa patologia che ha portato al fallimento il centro sinistra.
L’italia, probabilmente non è pronta ad un bipolarismo bipartitico, la nostra storia c’è lo insegna. Il nostro paese ha radici differenti da quelle di un paese anglosassone, ed un carattere prettamente moderato.
Per questo motivo, Casini ha lanciato la sfida creando il germe di un terzo polo, moderato, in grado di ascoltare le reali esigenze degli italiani, e che metta a tacere questo sistema di fare politica urlato o di fare spettacolo. È tempo di scrivere un programma non più quinquennale, ma molto più duraturo, un accordo tra tutti i partiti italiani che abbia come unico fine la crescita del nostro paese, intesa come sviluppo demografico, economico, fiscale ed energetico.
Come negli anni cinquanta, l’italia si ritrova a ricostruire il proprio territorio, la sola differenza è che allora si ricostruì sulle rovine degli edifici, oggi ci troviamo a ricostruire i valori della nostra nazione mandati in fumo troppo distrattamente.

Il Segretario Comunale UDC
Giuseppe Gambelli

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