Pubblicato giovedì, 20 marzo 2008 14:24 - 2936 -
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"Per allargare la Casa del Popolo espropriano tre pensionati" |
Bisogna fermare l’esproprio “proletario” che il sindaco, novello Peppone in gonnella, vorrebbe far subire a tre pensionati della frazione Borgo Bicchia. La vicenda è di una gravità tale che occorre denunciarla con forza e senza reticenze. Nella variante arceviese – di cui non si discute in queste ore in consiglio comunale avendo il presidente Silvano Paradisi blindato gli interventi dei consiglieri ai quali ha lasciato 6,6 secondi di tempo per parlare per ogni osservazione dei cittadini – è previsto il vincolo per esproprio per finalità pubbliche (sic!) delle proprietà di tre cittadini adiacenti alla Casa del Popolo.
In poche parole la giunta ex diessina vorrebbe in modo del tutto illiberale espropriare la proprietà privata di tre malcapitati per fornire di giardino e pertinenze la rossa Casa del Popolo, di proprietà per il 50% di una fondazione che fa capo all’ex Partito Democratico della Sinistra e, per l’altro 50%, ad una società finanziaria immobiliare fallita (la So.Fin.Im) che gestiva il patrimonio nazionale del partito socialista. Risultato: la Giunta ex diessina espropria terreni privati per metterli a disposizione di un circolo (la Casa del Popolo viene gestita dal circolo Arci) che appartiene allo stesso partito dei componenti stessi della Giunta. Un bel caso di piccolo, colossale, conflitto di interessi. Si tratta di un ritorno di un clima da anni cinquanta che va combattuto e contrastato in termini democratici. La sospensione della democrazia liberale, ormai assodato in consiglio comunale (vietare ad un consigliere di discutere sulle osservazioni dei cittadini è fatto che appartiene a sistemi politici di realtà sudamericane), si estende ormai a macchia d’olio anche nel tessuto della città. Bisogna chiedersi se è etico e morale avviare l’iter dell’esproprio contro tre indifesi cittadini per regalare terra e ricreazione agli stessi compagni di partito. Bisogna chiedersi se è etico e morale colpire così duramente dei cittadini (che hanno legittimamente chiesto di poter costruire garage o gazebo sulla loro proprietà!) per incrementare il valore anche patrimoniale di un immobile di proprietà dello stesso partito di cui fanno parte gli amministratori di questa città. Bisogna chiedersi se, a Senigallia, è ancora possibile vivere con le garanzie di un Stato di diritto oppure no. Ai dirigenti della Casa del Popolo – circolo Arci occorre chiedere se non avvertono l’imbarazzo di pretendere che la loro ricreazione sia pagata con i soldi, i sacrifici di una vita, i risparmi, il sudore di tre concittadini che non meritano una vessazione di tali dimensioni.
Roberto Paradisi Consigliere comunale
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