Quella di Tamara è una storia normale fatta di spese per il divorzio, spese per la caldaia, un lavoro con contratto a tempo indeterminato, un affitto da pagare e due figlie minorenni da far crescere. Una storia comune che però nell’Italia del 2008 diventa una storia complicata. Basta, infatti, che le ore di lavoro da sette diventino cinque, per entrare in una seria crisi economica, fino a rischiarci la casa. Se poi a tutto ciò aggiungiamo i tortuosi sentieri della burocrazia e la ruvidità umana, sociale e politica di alcune persone che la rappresentano, il quadro è completo.
Una storia comune, dunque, e non una storia italiana, perché la condizione di Tamara è simile a quella di molti italiani come a quella di molti migranti. La storia di chi ogni giorno si scontra con affitti troppo alti e salari bassi, incapaci di garantire un reale potere d’acquisto, d’accedere ai consumi, anche quelli più elementari. Una storia che è paradigmatica della condizione di immiserimento che ha colpito i cittadini di questo paese e che rischia di generalizzarsi vista l’annunciata crisi economica, la più dura del dopoguerra.
Quella di Tamara, però, è anche una storia di dignità e di coraggio. Dignità e coraggio nel denunciare pubblicamente le difficoltà economiche in cui versa. Dignità e coraggio nell’individuare la controparte in chi affitta case a prezzi esorbitanti e nelle lacune dei servizi sociali, invece, di prendersela con chi sta peggio, migrante o italiano che sia. Dignità e coraggio nel aver scelto di lottare pubblicamente per un suo diritto, senza cercare facili e comode scorciatoie nelle soluzioni “all’italiana”, fatte di telefonate private e conoscenze nei posti giusti, che non fanno altro che rendere sempre più “clientelare” il rapporto tra le istituzioni ed i cittadini.
Venerdì 2 maggio, abbiamo fatto un sit-in/conferenza stampa a casa di Tamara in cui abbiamo avanzato quattro semplici richieste: 1) Essere informati sullo stato reale delle pratiche inerenti al contributo affitti ed allo sgravio delle spese. 2) Se un affitto a canone concordato di 479euro mensili è plausibile per un appartamento di 43mq. 3) Se l’abitazione corrisponda realmente al modello abitativo A2/A7 (tipo civile/villette, quello con l’affitto più caro in quanto generalmente attribuibile ai centri storici). 4) L’intervento immediato dell’Assessorato ai Servizi Sociali come mediatore e garante tra l’inquilino ed il proprietario e nel caso in cui quest’ultimo voglia comunque formalizzare lo sfratto, l’attivazione di un percorso che conduca all’individuazione di un’altra casa per Tamara e le sue figlie.
Lunedì 5 maggio, con Tamara, abbiamo incontrato l’Assessore Volpini ed il Dirigente Comunale Mandolini. L’incontro ha avuto, per ora, una conclusione parzialmente positiva in quanto la famigerata pratica per il contributo affitti non è stata persa (evidentemente era stata una leggerezza verbale di chi aveva parlato con Tamara, leggerezza molto grave in quanto mina la credibilità di un’istituzione fatta per erogare servizi), anzi, ha tutte le carte in regola per essere accettata così come lo sgravio per le spese. Vista l’emergenza della situazione il Comune ha deciso di anticipare i soldi del contributo per l’affitto in modo da scongiurare l’attivazione del procedimento di sfratto. Contemporaneamente, si procederà ad una verifica sulla correttezza del contratto sia in merito all’affitto - a canone concordato! - estremamente oneroso per le dimensioni dell’appartamento, sia sulla scelta della tipologia del modello abitativo.
Parzialmente positiva, appunto, perché restano comunque delle incognite che negato alla radice i titoli tranquillizzanti e vittoriosi che oggi occupano i quotidiani. Il contributo del Comune ammonta a 1200euro, utile solo ed esclusivamente a risolvere i tre mesi di morosità, ma da maggio chi pagherà l’affitto? Si rischia di riitornare al punto di partenza.
Per quanto ci riguarda continueremo a monitorare quotidianamente l’evolversi della vicenda, in modo che una volta calati i riflettori, nessuno possa sentirsi libero di affermare ad una madre con due figlie minorenni a carico: “Rimboccati le maniche e trovati un secondo lavoro”. Una frase del genere se fosse pronunciata, sarebbe la negazione di ogni forma di stato e servizio sociale.
Per quanto ci riguarda saremo sempre al fianco di Tamara per portare avanti una battaglia pubblica sul diritto alla casa, scegliendone insieme le forme, senza escludere un salto qualitativo nelle pratiche di lotta nel momento in cui, comunemente, lo dovessimo ritenere necessario ed efficace.
CSOA Mezza Canaja
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