Pensavamo fosse impegnato a spiegare l’urbanistica a Cervellati, oppure a festeggiare la vittoria elettorale nel suo Circolo della libertà e contemporaneamente a piangere la sonora sconfitta per la moratoria contro l’aborto. Lo immaginavamo fare un’arringa contro l’istallazione dell’antenna telefonica, incatenato a Palazzo Gherardi o a verificare le attrezzature in dotazione alla Polizia Municipale. Speravamo che svolgesse la sua seria e meticolosa attività di ragioniere del Mezza Canaja o che magari avesse la febbre!
Ora ci sentiamo più tranquilli, però non possiamo nascondere la delusione per l’assoluta inopportunità del suo intervento sia perché ha reso pubblica la vita privata di una persona, fino a raccontarne le anomalie cromatiche delle mattonelle del bagno, ma anche perché esula completamente dal problema politico che abbiamo posto. Forse il frontman della destra senigalliese non si è accorto che abbiamo parlato di diritto alla casa e non di diritto alla caldaia. Che la seconda parte del nostro comunicato afferma chiaramente che la situazione di Tamara non era affatto felicemente conclusa. Soprattutto se fosse meno egocentrico avrebbe notato che né lui né il proprietario della casa non sono mai stati nominati, tanto meno attaccati. Manie di protagonismo o coda di paglia? Mah!
Certo, abbiamo posto la questione tutta morale e politica se un appartamento così piccolo potesse avere un affitto a canone concordato così alto. Ci sembra una domanda legittima ed anche quando ci sarà data la conferma – attualmente al vaglio dei sindacati degli inquilini - che il rapporto tra la metratura quadrata e l’affitto è corretto, continueremo a pensare che sia comunque un’ingiustizia, anche se legalizzata.
In ogni caso, ci sembra doveroso rispondere a quanto scritto dall’avv. Paradisi, soprattutto per evitare la sovrapposizione di problemi tra di loro non collegati e sui quali non siamo mai entrati. Proprio per il fatto di non aver mai lamentato chissà quale comportamento da parte del proprietario, né denunciato alcun atteggiamento improprio di quest’ultimo, ci domandiamo chi sia continuamente alla ricerca dei riflettori e della sterile polemica ai confini tra la banalità e la verità preconfezionata.
Non ci siamo mai interessati delle vicende interne tra la signora Tamara Gregoretti e il proprietario non concernenti lo sfratto. Questo per il semplice motivo che l’azione politica da noi promossa riguarda una tematica sociale precisa, quella della casa, che lungi dall’essere affrontata con spirito di pietà e animo caritatevole, esula dagli altri normali e comprensibili contrasti conseguenti alla stipulazione di un contratto, accertabili nelle apposite sedi legali.
Lo sfratto al contrario, entra prorompente all’interno delle dinamiche pubbliche e conflittuali di una comunità e nelle susseguenti riflessioni, le quali, questo è il punto, sorgono dalla comprensione di una realtà sociale che vede sempre più poveri, italiani ed extracomunitari, stritolati dai salari più bassi d’Europa, da affitti spropositati, opportunità di lavoro unicamente ricondotte nell’ambito dei contratti a termine.
Non possiamo lamentare ogni giorno le quotidiane ingiustizie e sofferenze che si consumano nelle città, le immagini dei nostri anziani rovistare alla sera nei vicoli dei mercati rionali, le giovani coppie impossibilitate a progettare un futuro, gli operai cadere nei posti di lavoro e poi avere sempre un buon motivo per lasciar perdere e criticare chi con coraggio (Tamara e non il Mezza Canaja) ha reso pubblica la sua condizione, aprendo uno spiraglio a tanti altri nelle medesime condizioni.
L’intera storia delle conquiste sociali, politiche e civili sono state accompagnate dallo spettro/minaccia di catastrofiche conseguenze. Non sarà certo la resistenza agli sfratti a bloccare un mercato come quello immobiliare e degli affitti, ma piuttosto permetterà una più compiuta giustizia sociale, riconoscendo le responsabilità profonde delle istituzioni e della politica, lontane ai problemi della gente comune e indifferenti alla necessità di riforme profonde.
Senigallia è una città ad alta tensione abitativa, non si possono non considerare le responsabilità delle varie giunte che si sono alternate, la mancanza d’interventi mirati al riutilizzo del patrimonio di case sfitte, l’insufficiente edilizia popolare. In questo contesto organizzarsi contro gli sfratti per trovare soluzioni che impediscano a famiglie di lavoratori di finire per strada, chiedere più case popolari e canone sociale, monitorare l’andamento degli affitti, senza dubbio provocherà disagi ma allo stesso tempo, senza dubbio, per alcuni vorrà dire vita.
Infine, per onor di cronaca, Tamara ha fatto il bonifico in banca, entro venerdì la transazione sarà conclusa e l’affitto sarà pagato. La pazienza è la virtù dei santi … e non di chi ambisce a candidarsi sindaco.
CSOA Mezza Canaja
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