Sig. Presidente,
Le comunico ufficialmente che non parteciperò alle sedute della Conferenza dei Capigruppo fino a quando Lei non si dimetterà. Sono, infatti, convinto che sia Sua la responsabilità politica maggiore di quanto è accaduto in Consiglio lo scorso 26 agosto, così come a Lei spetti “un sincero atto di autocritica”.
Ai nove secondi che ci assegnò per intervenire sulle osservazioni della Variante Arceviese, quando improvvisò un regolamento tutto ad uso della Giunta, si è aggiunta la “grave lesione delle prerogative e della stessa dignità del Consiglio” (sono parole Sue) che consiste, sia chiaro, nell’aver posposto la discussione delle 5 mozioni (di cui 4 mie), le quali sarebbero state efficaci solamente prima dell’adozione del Piano Cervellati e non dopo (come Lei stesso ha ammesso a fine seduta, rispondendo con un chiaro “no” alla mia domanda circa la permanenza della loro efficacia ad adozione già avvenuta).
Da quella discussione il Piano sarebbe stato arricchito, valorizzato, riconosciuto come scelta importante e partecipata da tutti i consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione e, se così non è stato, se la “piena funzionalità” è stata umiliata per lasciare spazio all’esasperazione di chi si è visto defraudato, la responsabilità è Sua.
La maggioranza, del resto, avrebbe avuto tutti i numeri per respingere quelle mozioni oppure avrebbe potuto farle sue, accogliendo in tutto o in parte gli indirizzi proposti, ma la censura preventiva, da Lei accolta, ha impedito che il Consiglio, nella sua autonomia, procedesse con un normale svolgimento dei lavori, dibattendo e votando in libertà.
Che senso ha affermare che il secondo passaggio in Consiglio “Potrà essere quello il momento per un compiuto dibattito, questa volta costruttivo, sulle soluzioni migliori da dare a questo fondamentale strumento di pianificazione del nostro Centro Storico”?
Forse che le mozioni invalidate su Palazzo Gherardi, Piazza Simoncelli, Rione Porto e case popolari non erano costruttive? Lei le ha lette? Oppure ha letto solo i nomi dei proponenti che, non graditi ai piani superiori, sono stati giudicati sufficienti per cestinarle di fatto?
Oppure c’è dell’altro? I consiglieri di maggioranza sono forse presenti un po’ a fatica e, quindi, bisogna accelerare le pratiche prima che qualcuno se ne vada, quando la noia vince sullo scarso coinvolgimento anche nei loro confronti?
Rifletta, Presidente, su un comportamento politico arrogante che ha causato - da diversi punti di vista - prima il mio allontanamento dalla maggioranza, poi le dimissioni del Presidente della III Circoscrizione Diamantini e, infine, l’uscita dal Gruppo PD del consigliere Bacchiocchi.
Per quanto La riguarda, Lei avrebbe dovuto costituire un baluardo contro la prepotenza, un fattore di equilibrio e imparzialità invece di essere parte in causa, subordinando la gestione del Consiglio alle pretese del Sindaco e della Giunta.
In conclusione, lo “scatto di orgoglio” spetta a Lei. Si dimetta. Roberto Mancini
|