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Il GSA su Piano Area ex Colonie |
La decisione della Amministrazione Comunale, annunciata nel corso della seduta della Seconda Commissione consigliare, di procedere ad una revisione del Piano d’area in oggetto, con il rinvio della chiusura del lungomare di fronte alle ex colonie, è da noi ritenuta opportuna, ma non risolutiva. Questo perché i molti dubbi e perplessità in merito al progetto riguardano alcuni aspetti fondamentali dello stesso e non solo quelli temporali, come cercheremo di sintetizzare nella nota che segue Sicuramente la revisione del piano può essere l’occasione per aprire un confronto ampio e costruttivo su un progetto che suscita riserve non solo fra gli addetti ai lavori, ma anche fra moltissimi cittadini. L’attuale Piano d’area riguarda, in pratica, solo l’area della ex colonia Enel, di proprietà privata, che è uno dei tre settori che compongono il comparto. Nessun progetto, salvo qualche vago accenno, relativamente alle altre due colonie (ex G.I.L. ed ex Miliani), che sono invece ancora di proprietà del Demanio Pubblico. Questo vuol dire soprattutto un intervento a due tempi, a breve nel settore privato, mentre per gli altri due tutto è rinviato al futuro, con tempi che si prospettano molto lunghi. E’ evidente il rischio di avere per molti anni solo una parte dell’area completamente riqualificata, mentre per il resto lo status – quo, se non il degrado. L’arretramento del Lungomare dalla sede attuale ad un nuovo tracciato adiacente alla ferrovia, se in apparenza può sembrare importante ed innovativo, in realtà presenta non pochi problemi ed incongruenze. E’ da escludere, in primo luogo, il collegamento spesso vantato, con un altro progetto che prevede l’arretramento del lungomare e la ricostituzione della continuità territoriale tra litorale e spiaggia con lo spostamento dei campeggi a monte della statale. Questo progetto chiamato prima Ecocamp, e poi Ecogate, molto suggestivo ed importante, avrà purtroppo tempi di realizzazione lunghissimi. Nel migliore dei casi, se tutto andrà secondo le previsioni, senza troppi contrattempi, la sua realizzazione avverrà non prima di venti anni (Piano d’area, Variante al P.R.G., 10 anni per il trasferimento volontario dei campeggi, poi avvio di eventuali pratiche di trasferimento coattivo….). Tra questo progetto e quello riguardante le ex colonie, che prevedono entrambi l’arretramento della strada litoranea, non esiste continuità territoriale poiché fra i due settori si interpone una porzione di territorio in cui insistono diversi alberghi, importanti e pienamente attivi. Sono quindi mancanti una continuità territoriale e, soprattutto, temporale. Tornando al Piano d’area delle ex colonie, all’inizio il trasferimento effettivo del lungomare riguarderà solo il tratto di fronte alla ex colonia Enel, in attesa della sistemazione delle altre due aree del comparto, tanto che è previsto un allaccio provvisorio tra il nuovo lungomare e l’attuale al confine con l’ex G.I.L.. E molto spesso il provvisorio finisce per diventare definitivo. Una volta ultimato, il nuovo tracciato, non potendosi immettere direttamente nel sottopasso di Ciarnin, sarà costretto a ritornare sul lungomare, chiudendo l’area delle ex Miliani in una grande rotatoria. Problematici ci sembrano due punti del nuovo percorso, quello della intersezione con il sottopasso (che manterrà la stessa luce che oggi permette la transitabilità a mezzi pesanti e pulman?) ed il passaggio dietro l’ex G.I.L., in cui sembra esserci uno spazio molto limitato. Alla fine il nuovo fronte mare sarà diviso, praticamente, in tre settori. Il primo, di fronte alla ex colonia Enel, sarà destinato ad attrezzature turistiche e ricreative (bar, ristoranti, ecc..) a gestione privata, su suolo che il Comune dovrà acquistare dal demanio. Nella parte centrale, di fronte alla ex G.I.L., sarà ricostituita la duna con finalità naturalistiche, ma in un secondo momento, dopo che l’intero arretramento sarà completato. Il tratto più a sud resterà, più o meno, come oggi. Un intervento molto oneroso per le casse comunali, destinato a creare non pochi problemi di traffico e di gestione, e che porterà benefici di immagine e valorizzazione, sicuri ed immediati, solo al soggetto lottizzante l’ex ENEL. Per il pubblico si avrà un fronte mare liberato dalla viabilità ordinaria di circa 500 metri, di cui meno della metà rinaturalizzato e completamente ad uso pubblico. C’è da chiedersi se il gioco valga la candela. Come ambientalisti ci fa certo piacere che si pensi alla ricostituzione delle dune costiere, anche se in un modestissimo tratto del litorale, ripristinando “una effettiva continuità ambientale e percettiva della fascia di territorio posta tra la ferrovia e il mare “. Ma le difficoltà sono molte, sia in fase di realizzazione sia di gestione, trattandosi di un intervento non usuale, su un ambiente molto particolare. Considerata anche l’esiguità dello spazio disponibile (poche decine di metri fra la spiaggia e le costruzioni) difficilmente si potrà avere una vera duna costiera, ma al massimo un giardino di mare e come tale dovrà essere gestito. La presenza degli stabilimenti balneari, rappresentando inoltre una netta cesura di quella continuità di cui si diceva prima, proprio fra il mare ed il retro spiaggia, costituisce il primo elemento di incompatibilità alla realizzazione del progetto, rendendo necessaria una loro ricollocazione. Questo sarebbe possibile anche mantenendo lo stato attuale della viabilità, elaborando un progetto apposito che coinvolga tutti i soggetti interessati, prima di tutto i titolari delle concessioni balneari, come abbiamo più volte richiesto, ma invano, negli anni scorsi. Questo allo scopo di salvaguardare la presenza sul posto di una stazione del rarissimo Giglio delle sabbie, l’unica delle Marche e la più a nord lungo la costa adriatica. Per Gruppo Società e Ambiente il Comitato Direttivo
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