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Palazzo ExColonia Enel: valore storico architettonico sociale |
Il palazzo delle ex Colonie Unes-Enel di Senigallia, a dispetto del luogo comune, non è un vecchio rudere il cui unico destino sia quello della demolizione, ma un ben preciso valore storico architettonico e sociale di cui Senigallia dispone e che, pur su di un piano diverso, ma al pari di altri importanti valori come il Lungomare, la Rotonda, La Rocca il Foro, il Corso II Giugno ecc…, merita rispetto, tutela e valorizzazione. La presunzione e la superficialità, figlie di una spinta allo smantellamento del lungomare mai democraticamente legittimata, ha portato la Giunta ed il Consiglio Comunale ad ignorare completamente importanti aspetti legati alle caratteristiche degli immobili che insistono sull’area oggetto dell’ormai famigerato Piano d’Area delle ex colonie marine. Infatti, il palazzo della colonia marina ex Enel, è un sito che presenta almeno tre rilevanti profili d’interesse generale che proprio in ossequio alla natura del Piano d’Area dettata dalle norme urbanistiche comunali che recitano: ”...studio preliminare alla redazione degli strumenti urbanistici attuativi.”, “…ha il fine di verificare..., all’eventuale riutilizzo dei manufatti esistenti…” , dunque non certo un studio per produrre varianti al PRG bensì per attuare con scrupolo il PRG, dovevano essere attentamente valutati e invece non lo sono stati. Un rilevante profilo culturale da esaminare ed approfondire, perché l’edifico ex colonia Enel, risalente al 1928 ufficialmente inaugurato nel 1935, in origine colonia dell’Unes (unione italiana esercizi elettrici), al pari di tantissime altre colonie costruite in Italia prima della seconda guerra mondiale o di altri edifici come l’ex Gil di Via Leopardi che oggi ospita gli uffici comunali, appartiene a quel filone di architettura definita “razionalista” che, in quanto tale, presenta un indubbio interesse culturale e merita ormai di essere attentamente censita, tutelata e valorizzata come parte integrante del nostro patrimonio architettonico.* Un rilevante profilo storico da esaminare ed approfondire con estrema attenzione, perché in accreditati studi storici l’edificio della colonia marina Unes di Senigallia, purtroppo, viene indicato come uno dei campi provinciali di concentramento che i nazifascisti, nel 1943, usarono per l’internamento degli ebrei in attesa del successivo smistamento nei campi di “raccolta”. Un luogo della memoria oggettivamente diverso dai campi di “raccolta”, i quali furono delle “vere e proprie anticamere dello sterminio”, ma storicamente significativo perché è ulteriore testimonianza, contro ogni spinta negazionista, di quanto sia stata capillare e sistematica l’azione compiuta dal nazifascismo di rastrellamento degli ebrei e degli antifascisti, finalizzata alla deportazione del 1944 nei lager tedeschi. La presa di posizione di Ettore Coen in merito a questo profilo apre un tema di confronto, per altro suffragato da ulteriori elementi testimoniali e storici, che per prima l’istituzione comunale non può più ignorare, ma anzi dovrà assumere come uno degli elementi per il riesame del Piano d’Area.* Un rilevante profilo sociale da esaminare ed approfondire, perché la colonia marina Unes, segna il passaggio di Senigallia dal turismo per pochi aristocratici, al primo turismo di massa trainato dalla borghesia industriale del nord. Sono proprio “i figli degli operai e tecnici dell’Unes” , già negli anni trenta, i primi a produrre a Senigallia questa sorta di metamorfosi. Non solo i figli dei nobili e dei ricchi, ma anche i figli dei lavoratori iniziano a conoscere la vacanza al mare: cambia cosi la loro vita, ma insieme cambia anche la vita estiva della città e il turismo senigalliese.* I profili menzionati fanno del palazzo della colonia ex Enel un luogo simbolo della storia, della cultura e della società senigalliese e nazionale, ed è bene valutarli con grande attenzione prima che siano cancellati per sempre. Tali elementi uniti a tutti quelli già da noi sollevati in occasione della petizione, obbligano ad un riesame della pratica in consiglio comunale, per ottenere il quale avanzeremo, ai sensi dell’articolo 63 dello statuto comunale, una precisa Istanza di riesame previa revoca della delibera di Piano d’Area. In secondo luogo ci rivolgiamo al mondo della cultura e della ricerca storica senigalliesi e al mondo della scuola, affinché diano il loro prezioso contributo. Tornando alla istituzione pubblica è il caso di dire che il mero cambio di destinazione d’uso da F1, cioè per servizi pubblici, a CPT, cioè turistico ricettiva, quale è stato fatto dalla Giunta comunale nel 2004 con la variante costiera, appare oggi inadeguato a ricomprendere in modo esaustivo la multiforme valenza del luogo anche ai fini di un qualificato sviluppo turistico: forse si è peccato di superficialità, ma Senigallia oggi può, e deve, rimediare. Tutto dipende da come si vuole governare la nostra città. Noi siamo perché si affermi, anche nell’ambito dell’economia turistica, quello che potremmo definire il “modello valoriale”, in alternativa al “modello mercatista”. Guardando a cosa davvero muove il turismo, non solo in Italia ma anche nel mondo intero, vediamo che sono i valori: le Piramidi sono un valore, la Muraglia cinese è un valore, le bellezze incontaminate della natura sono un valore; i beni culturali, le coste, le isole ed i mari sono un valore; gli stessi parchi divertimento in larga misura ripropongono sottoforma di gioco valori della cultura, della storia e della tradizione; il contatto umano è un valore. Fiumi di inchiostro si sono sprecati per spiegare il successo di Rimini come città turistica, ma pochi hanno colto che, in ultima analisi, il vero motore del turismo riminese, anche quando si manifesta nella forma edonistica della discoteca che apre alle sei del mattino, non è la merce ma è il contatto umano, in tutta la sua poliedricità. Un contatto poliedrico che è più difficile da concretizzarsi nelle grigie città industriali o in territori culturalmente ed umanamente più aridi, cioè privi di valori in senso lato intesi. La spinta della speculazione edilizia ha indotto molti a teorizzare che questa forza “popolare” di Rimini, magistralmente celebrata da Fellini, sia oggi al tramonto e bisogna sostituirla con progetti dal sapore kitsch, simil “California” o “Dubai”, previa consegna di interi pezzi di questa città ad una Spa. Progetti che presuppongono la distruzione di valori per far spazio a vuoti involucri di cemento, laddove la vita del cittadino-turista non è altro che consumo circolare e senza sosta di un’indotta artificialità: ma si sbagliano, sarà nulla di duraturo nel tempo, sarà un fallimento. Per Senigallia la cosa è ancor più tragicomica: una Giunta vuota di idee e chiusa nella sua fragile presunzione, tenta di far passare come modernità ed innovazione progetti che altro non sono che scimmiottamenti di questo “modello mercatista”, fondato sulla mera speculazione delle aree, purtroppo anche di quelle demaniali, a vantaggio di pochi ristretti interessi e in danno materiale, economico e culturale dei cittadini e della città. Oggi non siamo più ai tempi delle prime colonie o degli anni sessanta-settanta, nessuno verrebbe a Senigallia per il semplice consumo di merci o servizi che può trovare tranquillamente sotto casa sua; e per altro verso chi vuole la natura incontaminata non viene certo da noi, ma si rivolge ai tanti incantevoli luoghi incontaminati ancora presenti nel mondo. I fatti ci dicono che si viene a Senigallia perché i nostri valori, già in se importanti, hanno nel tempo incorporato una peculiarità; certamente in concorrenza con altri valori di altre città, ma pur sempre valori peculiari. Il nostro mare è un valore peculiare, la nostra spiaggia è un valore peculiare, il nostro patrimonio storico culturale è un valore peculiare, il nostro territorio e la nostra enogastronomia sono valori peculiari, la Rotonda è un valore peculiare, i palazzi delle ex colonie marine sono valori peculiari; il nostro Lungomare è un valore peculiare. Insistiamo su questo punto: 14 km di Lungomare in linea continua sono un valore distintivo di Senigallia da rafforzare e mai da indebolire. Un valore distintivo, urbano e storico, che Senigallia ha maturato nel corso di un secolo: pensare oggi di trattarlo come una qualsiasi strada carrabile, sottoponibile ad estemporanee trasformazioni, è un’idiozia utile soltanto agli interessi della grande speculazione edilizia, alla quale non par vero di poter mettere le mani sul Lungomare, per farne un “salame da affettare” a seconda delle sue esigenze. Senza mezzi termini, vogliamo inoltre precisare che il concetto di Lungomare costituisce un quadro di riferimenti storici, culturali, economici, urbani grandemente più ampio del concetto di “fronte acqua”. Infatti, mentre il Lungomare è anche un fronte acqua, lo stesso non può dirsi del contrario. Il fronte acqua è un concetto che per sua natura riduce il litorale a somma omologativa di spazi delimitati, in cui il privato ha un peso predominante. Senigallia non è un assemblaggio di generici insediamenti, ognuno col suo “fronte acqua”, né una banale città sul mare: Senigallia è “una città di mare”; e uno dei tratti urbani fondativi di “Senigallia città di mare” è quel particolare spazio urbano pubblico e liberamente fruibile da tutti, denso di valori, prodottosi nel corso di un secolo, oggettivamente e soggettivamente conosciuto e riconosciuto col suo proprio nome: Lungomare. Esso è la proiezione presente e futura di cultura sedimentata nella storia, capace di tenere ad unità urbana l’insieme della città; il “moderno cardo massimo” del “castra urbano” attuale di Senigallia, che noi senigalliesi dobbiamo irrobustire e mai e poi mai sgretolare. Certo stiamo parlando di elementi peculiari e distintivi che vanno inquadrati in un progetto di profondo rinnovamento architettonico ed economico del litorale, affinché mantengano viva la loro capacità attrattiva; ma è difficile che ciò possa avvenire entro le logiche del “modello mercatista”, il quale invece per sua natura presuppone un processo di omologazione e conformazione a determinati standard economici, culturali, di costume, e per ciò stesso inevitabilmente distruttivo di valori e diversità. Il “modello valoriale” si presenta oggi come la via che meglio può consentire, soprattutto alle realtà piccole e medie del turismo nazionale ed internazionale, di reggere quella che viene pomposamente definita la sfida dei mercati; proprio perché oggi sul mercato vince chi sa offrire non un singolo servizio o prodotto, bensì un intero territorio la cui forza è appunto rappresentata da valori. di Luciano Chiappa *Note: Ricerca dell’Architetto Massimo Bottini, Repubblica 26/9/2008 pag 22 sez. Genova, Bettina Bush Liliana Picciotto, “Il libro della memoria”, Costantino di Sante, “Dall’internamento alla deportazione i Campi di concentramento in Abruzzo (1940-1944)”. Spunti interessanti in : “Janner Meletti, Repubblica, 2 Luglio 2006”
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Ultimo aggiornamento ( mercoledì, 03 dicembre 2008 15:35 ) |
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