Lettera di Luciano Chiappa al Sindaco di Senigallia:
La Sua, caro Sindaco, non è una risposta amministrativa ai promotori delle Istanze, ma solo una contraddittoria autodifesa che suona, purtroppo, come l’ennesima elusione della verità dei fatti.
Lei sostiene che le nostre Istanze “hanno avuto un regime differenziato nelle risposte”, e che ha pensato di “fare cosa utile anche per inquadrare in maniera organica e coordinata la posizione dell’amministrazione comunale in tale materie” di fornire precisazioni sui quesiti posti. Le voglio però rappresentare che noi non abbiamo avuto alcuna risposta amministrativa ancorché differenziata che potesse essere, né la sua lettera attuale è una risposta amministrativa dal momento che, per risposta alle Istanze Petizioni e Proposte debba oggi precipuamente intendersi l’adozione di atti amministrativi sull’oggetto delle richieste avanzate dai cittadini, e non precisazioni di carattere politico, che, come si suol dire, lasciano il tempo che trovano. L’Ente locale parla con gli Atti, cosi come il Parlamento parla con le Leggi, cosi come il governo parla con Decreti o Disegni di legge. Pertanto, Le ribadiamo che a tutt’oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta ai procedimenti amministrativi da noi avviati mediante gli istituti della partecipazione, ricordandoLe che i tempi sono abbondantemente scaduti.
Quanto poi al “pensare di fare cosa utile” Lei ha accuratamente tralasciato di dire a chi; e la capisco, perché se c’è una cosa utile nella lettera che Lei ci ha inviato quella è per se stessa, laddove avendo Lei una nostra formale diffida ad adottare il regolamento degli istituti della partecipazione entro trenta giorni dal 16 di febbraio, ha pensato bene di mettersi al riparo da possibili inconvenienti, invocando l’incompetenza dell’organo esecutivo in materia, e scaricando il tutto sul Consiglio Comunale. Ammessa e non concessa l’invocazione dell’incompetenza per materia, rimane in tutta la sua gravità la responsabilità politica che per intero Le appartiene nel momento in cui a distanza di sei anni dall’ultima revisione dello statuto il nostro comune è ancora tra i pochissimi comuni italiani sprovvisti del regolamento che consente il pieno esercizio degli istituti partecipativi statutariamente protetti: alla faccia della tanto da Lei decantata partecipazione.
Venendo ai Suoi punti politici, innanzitutto Le faccio rilevare che l’eliminazione del Lungomare non è affatto una nostra “accusa”, bensì espressa disposizione contenuta nelle norme e nelle cartografie della delibera di Piano d’Area ex colonie marine che Lei ha votato in Consiglio Comunale, trovandosi costretta, sotto il nostro incalzare, a modificarla in corso d’opera per subordinarne la completa attuazione ad una successiva variante urbanistica. L’occasione mi è dunque utile per riportare due estratti inconfutabili della delibera di Piano d’Area delle ex colonie; estratti che chiunque può verificare essendo la delibera un atto pubblico. Primo estratto della delibera riferito al dimensionamento del Piano: “…il piano prevede la sistemazione ad area attrezzata di una fascia del Lungomare, di circa 3900 metri quadrati, attraverso lo smantellamento della strada esistente e suo spostamento a fianco della linea ferroviaria che sarà realizzata in concomitanza con le trasformazioni delle ex colonie (Gil e Miliani)”; secondo estratto riferito agli obiettivi del piano: “…valorizzazione della viabilità ciclo-pedonale, al fine di restituire una continuità visiva e fisica tra l’area di progetto ed il mare, attraverso l’eliminazione di un tratto di lungomare”. Ecco, posto che non abbiamo motivo di dubitare della sua buona fede, forse conviene che Lei si debba innanzitutto precisare con se stessa e con i contenuti degli atti urbanistici deliberati dagli organi del comune che presiede e di cui è parte.
Cosi, anche sull’inammissibilità del Referendum, quella da Lei mostrata è una sufficienza del tutto insufficiente a nascondere la gravità e la contraddittorietà dei fatti accaduti in danno dei cittadini. Infatti, se in occasione della Petizione Lei si è arrampicata sugli specchi per dire che non è vero che il Lungomare sarà smantellato; poi, in occasione del Referendum, Lei non può limitarsi a prendere atto di un contrasto del quesito con le norme basato sull’assunto opposto, cioè che il Lungomare è già oggi “suscettibile di soppressione”, tesi anche questa formulata arrampicandosi sugli specchi del diritto amministrativo e candidamente ribadita anche dal cosi detto Difensore civico laddove ella testualmente e pubblicamente ha ri-precisato “Sono andata a consultare la variante delle zone costiere che fornisce degli indirizzi precisi." Ci sono tratti del lungomare dove si è già deciso, ad esempio a Marzocca parte della strada verrà interrotta per realizzarvi un parcheggio, e in altre aree ci saranno le dune e i percorsi ciclabili. Tutte erronee grossolanità queste che confondono volutamente la pianificazione urbanistica vigente con ipotesi di future progettazioni, ma che sono state usate di proposito come illegittimo fondamento giuridico di una cassazione referendaria. E Le ricordo che siamo ancora in attesa della risposta del dirigente Roccato appunto sul dossier firmato da un architetto dell’ufficio tecnico arbitrariamente interpretativo del Prg, finito per vie altrettanto illegittime nelle mani del Comitato dei Garanti quale base tecnica della sua istruttoria. D’altra parte il Consiglio Comunale non potrà non assumere su di se la gravità della questione stante il fatto che nessuno può sostituirsi al Consiglio nell’interpretazione autentica delle norme urbanistiche vigenti, pena la totale abdicazione del massimo organo della rappresentanza cittadina alle sue prerogative.
Quanto infine all’Istanza di riesame del Piano d’Area ex colonie marine, che i propositi soggettivi dell’amministrazione di cui Lei è a capo non fossero mutati non avevamo dubbi, altrimenti non avremmo presentato l’Istanza. Mutato è, però, il quadro oggettivo degli interessi pubblici, soprattutto in relazione a tre questioni di merito, colpevolmente sottaciute ma di notevole importanza per Senigallia e che qui per brevità cito soltanto avendole ampiamente spiegate in altre sedi. In primo luogo il fatto storico che il palazzo ex Unes-Enel è stato un campo di concentramento per ebrei ed antifascisti; in secondo luogo il fatto culturale che il palazzo ex Unes-Enel è uno degli esempi di architettura razionalista presenti a Senigallia al pari degli altri. (Rotonda, Rossini, Portale dello Stadio, Gioventù Italiana, Colonia Savoia); in terzo luogo il fatto sociale che il palazzo è stato il luogo simbolo del passaggio dal turismo d’elite al moderno turismo di massa, segnando momenti significativi del cammino del mondo del lavoro. Dunque ragioni oggettive d’interesse pubblico e di buon governo fanno si che oggi l’interesse prevalente sia quello del riutilizzo delle ex colonie Unes-Enel, e, di conseguenza, del riesame dell’atto amministrativo che ne consentirebbe la demolizione.
Tutto dipende dalla risposta che si da a queste due domande: a) il compito delle istituzioni democratiche cittadine è quello di governare nell’interesse pubblico? b) ai fini della riqualificazione del litorale e dell’offerta turistica è più opportuno un nuovo blocco di miniappartamenti o un palazzo storico recuperato a lustro e dalle svariati funzioni, perché no anche turistico ricettive, che incorpora valori storici, architettonici e sociali apprezzabili?
Si può già immaginare la classica controreplica: “ ma cosi non si tiene conto dei legittimi interessi della proprietà”. D’accordo, ma non si può nemmeno sottacere come la destinazione di quell’area sia passata da F1, cioè servizi pubblici, a CPT cioè turistico ricettiva, in assenza di un preventivo e formale accertamento dei valori pubblici in essa incorporati. E guarda caso il passaggio dell’immobile ai proprietari attuali è avvenuto sei mesi prima dell’adozione della variante costiera che ha introdotto il cambio di destinazione; cosicché, già solo grazie a questo semplice cambio di sigla, prodottosi lo ripetiamo in assenza di preventivi e formali accertamenti degli interessi pubblici sull’area, si è determinata una plusvalenza fondiaria certa, a prescindere da quello che si realizzerà su fondo. E’ possibile che quanti hanno investito abbiano a subire momentanei disagi da immobilizzazione? Forse si, ma tali disagi sono fisiologicamente connaturati al rischio imprenditoriale, e se qualcuno, stante il fatto che il potere sulla regola della convivenza civile non è proprietà privata dei pubblici amministratori, ha garantito a terzi, tempi, modi, o quant’altro non avrebbe dovuto o potuto garantire, non è questione che oggi possa interessare l’Ente pubblico e tanto meno i cittadini senigalliesi.
In ultimo, Lei ci ha fatto sapere che utilizzerà il periodico comunale inserendo una specifica nota su questi argomenti. Bene, non essendo il periodico una proprietà privata degli amministratori, ma proprietà di tutti i cittadini senigalliesi, La invitiamo, anche in qualità di comproprietari, a considerare la presente come richiesta formale di inserimento nel periodico comunale di questo nostro documento di risposta alle sue precisazioni politiche. Mentre sulla questione amministrativa, Le ripetiamo, in conclusione, che siamo ancora in attesa di una risposta appropriata.
da Luciano Chiappa|
Scritto da Visitatore anonimo il 2009-03-02 17:27:34 ma scusatemi ma dove c'e anche la zona nautica la uisp e l'osteria dei matti verra tutto abbatutto. | |