Pubblicato giovedì, 02 aprile 2009 21:07 - Letture Articolo 6040 - Condividi 
"Progetto portoghesi straordinario se modificato, relazionato alla piazza d’acqua e aperto al mare"
La proposta dell'Ingegner LandiDalla recente  presentazione della proposta Portoghesi sull’area Sacelit, si è avuta la conferma di un progetto di notevole qualità architettonica, stupendamente bello, ma allo stesso tempo inadeguato a realizzare gli obiettivi della continuazione e dell’estensione della città su quel luogo, attesi e ricercati da tutti, confermati anche dalla relazione, ma di fatto smentiti dagli elaborati, mai estesi oltre il limite degli ex stabilimenti, occultando una progettualità di coordinamento con il contesto mai affrontata.

E’ la fotografia della prevaricazione della classe politica, che relega l’architetto a un ruolo subalterno, avocando a se la funzione di progettista principale, che così si rende però protagonista e responsabile di un fallimento per il tanto e prezioso tempo buttato, non a predisporre l’area in funzione della città, ma a definire, senza troppe cognizioni, percentuali ed indici di edificabilità, tanto ininfluenti sulla qualità, quanto mortificanti invece della libertà progettuale.

In queste condizioni Portoghesi non avrebbe potuto fare nulla di meglio, per le costrizioni vincolistiche che hanno posto limiti insuperabili alla funzionalità del progetto e in particolare:
- L’obbligo del mantenimento della cortina di case antistanti la darsena Bixio
- Una viabilità in uscita dal porto risalente al 1988, allora, ancora senza alternative, per il destino incerto degli stabilimenti, ma oggi inadeguata
- Un vincolo non appropriato della sovrintendenza che avrebbe, meglio, dovuto mantenere la ciminiera (scelta poi risultata volontaria della proprietà e dei progettisti) piuttosto che il portale di ingresso dell’Italcementi, fortemente condizionante alla progettualità. 
- Una successione caotica, disordinata e improvvisata di previsioni puntuali, mai coordinate da uno studio più generale.

Non aver lavorato attorno a queste questioni, ha prodotto un intervento di difficile e complessa accessibilità, chiuso su se stesso, con le spalle a un mare che appare lontano e invisibile da ogni punto del piano di campagna, con una piazza e un parco non invitanti perché fuori dai flussi del passeggio e infine limitativo alla ricerca selettiva di combinazioni di organizzazioni  urbane migliori.
 
Diventa interessante mettere a confronto il progetto Portoghesi, giustamente rispettoso del piano regolatore, con una mia proposta invece irriverente, ma che per questo ne mette in luce inadeguatezze e carenze.
Ciò che non è accettato del piano, nella mia proposta, sono gli indici di edificabilità che vengono elevati, la conservazione della linea di case sulla darsena e la viabilità del piano del porto, per il resto è tutto rispettato, vincolo della sovrintendenza compreso.

Questa scelta ha consentito di sviluppare l’idea della piazza d’acqua a coronamento della liberata darsena Bixio, sogno realizzabile di una grandiosa e imponente concentrazione di nuovo spazio fruibile dalla città, incontro, convergenza e fulcro del porto, dei lungomari e del centro storico che vi arriva attraverso il fiume e che si materializza in una cornice di notevole suggestione e trionfo ambientale, dove si mescolano e confondono i colori mutabili delle acque e del verde urbano, con i chiaroscuri statici dei nuovi monumenti qui concentrati, nello stesso spazio, da cui sono visibili anche gli altri, che insieme eleggono Senigallia a città della monumentalità diffusa.
E il confronto tra le proposte diventa ancora più impari se si relazionano i 5.000 metri quadri occlusi del parco urbano di Portoghesi con i 40.000 aperti della piazza d’acqua, che prendono per mano il centro storico e il mare, centrifugando e generando ulteriore spazio godibile  a 360 gradi fino oltre l’orizzonte.

Per ciò che riguarda la viabilità e in particolare il collegamento con la statale si guarda ancora  all’attraversamento in corrispondenza dell’ex Alfa Romeo, nonostante non si sia mai trovata una soluzione accettabile, né la si troverà mai, se si insisterà ancora su quel sito, senza cercare altrove, ad esempio tra l’attuale passaggio a livello dismesso e l’interno a nord dell’ex Sacelit.
Questa ipotesi, consente il passaggio di qualsiasi mezzo speciale e crea un innesto con la statale, sviluppabile anche per stadi successivi, fino all’eliminazione dei semafori, compreso quello dell’intersezione con via Annibal Caro, ma già, nella prima fase preliminare, rappresenta una soluzione decisamente migliore, rispetto alla progettazione ufficiale, con l’innesto regolato da un semaforo, sincronizzato con il successivo di via Annibal Caro e comporta l’eliminazione unicamente di una vecchia casa contro le 4 della soluzione definitiva.

Una fetta consistente di territorio in cessione alla piazza d’acqua e il nuovo accesso alla viabilità primaria che taglia l’area Sacelit, pretendono e impongono una riorganizzazione diversa dei volumi, rispetto a quelli ufficialmente proposti, stuzzicando anche l’innalzamento di 5 metri del piano di campagna, realizzando cosi la piazza sopraelevata che, collegata con altri terrazzi, raggiunge una dimensione considerevole, di almeno 10 volte superiore della piazza di Portoghesi, continuazione diffusa ed ulteriore estensione della piazza d’acqua, su cui guarda, con la sua più ampia vista aperta a ventaglio, dal centro al mare, e sulla quale affacciano le stesse tipologie degli edifici già previsti.

Ma gli amministratori non sono disposti a tornare indietro e stanno anzi accelerando la pratica per arrivare all’approvazione definitiva, come se si sentissero in colpa del tempo sprecato in precedenza, aggiungendo così beffa al danno, ma la città non può, né deve accettare passivamente, che venga irrimediabilmente compromesso il proprio futuro, a causa di un progetto sbagliato, quando esistono, ancora, e per fortuna, margini di intervento praticabili, che non andranno a penalizzare nessuno.
Si tratta solo di predisporre un nuovo e diverso progetto architettonico flessibile, valido tanto per l’attuale piano regolatore, che per una sua nuova variante, con un intervento a stralcio in grado di partire immediatamente e con il completamento opzionabile, anche su un alternativa adeguata alla eventuale sopravvenuta variazione di piano.

E’ quanto proposto nella mia ipotesi, con la costruzione del fabbricato indipendente a nord, che da solo sviluppa 9000 mq. di S.U.L. (superficie utile lorda) rispetto ai 25.000 circa stabiliti, con un completamento  di ulteriori 31.000 mq., escludendo dal conteggio gli spazi a parcheggio, sotto la piazza, quantitativo di gran lunga superiore alle odierne previsioni, con l’eccedenza da negoziare e sfruttare, come ghiotta opportunità, per l’amministrazione, che potrà pretendere opere pubbliche, per svariati milioni, oltre a quelle gia concordate, per la proprietà, che potrà produrre ulteriore utile e per la città, che dalla disponibilità di altri alloggi e locali, in un contesto così straordinario, potrà guardare, anche, ad un nuovo e diverso sviluppo turistico elitario, oggi inesistente, con la prospettiva di ritorni economici e di immagine estremamente vantaggiosi.
Ben inteso che, l’incremento della volumetria non è obbligo, ma occasione e non ricorrervi rappresenterebbe vero autolesionismo, mancando qualsiasi controindicazione di ordine logico e pratico.

Il binomio piazza d’acqua intervento Sacelit, in questa ipotesi, mette inoltre a disposizione almeno 1200 posti auto pubblici, che vanno ad integrare e a soccorrere le esigenze di sosta del centro storico (Foro Annonario a meno di 200 metri effettivi, attraverso il percorso praticabile della via del fiume), delle spiagge a nord e a sud e del nuovo corso commerciale, senza la necessità di sopperire, ad un porto completamente autonomo e autosufficiente.   Di contro appaiono scarsi, anche se superiori agli indici tabellari, i 500 posti della proposta Portoghesi, non in grado di dare un qualsiasi sussidio al centro storico, insidiati anche dall’asfittico porto della proposta ufficiale, che toglie lo spazio a terra per cederlo all’acqua, con il previsto ampliamento della darsena maggiore sull’area del Navalmeccanico.

L’alternativa al progetto ufficiale rimette ordine ad una più corretta interpretazione di un progetto urbanistico, che non è più costretto ad adeguarsi ad uno specifico intervento, ma al contrario, predispone, prepara e organizza nuovi spazi alla congiunzione e  alla continuazione omogenea della città, captandone e intuendone esigenze e necessità, trasferendo al futuro i lineamenti e i caratteri ereditari del passato, modellando e accompagnando, solo successivamente, le nuove forme che nascono quasi spontaneamente dall’interpretazione e dalla potenzialità dei nuovi luoghi.
Non sarà la stessa cosa sedersi ad un tavolo di un caffè della piazza con sullo sfondo il museo e il grand-hotel se mancherà anche la cornice del mare.

E’ l’identità e la natura del posto, che ha sviluppato l’ipotesi della piazza d’acqua, più importante e prevalente dell’intervento edilizio, destinato comunque, anch’esso, a migliorarsi decisamente, con la piazza sopraelevata, che unisce i sedimi separati delle vecchie fabbriche, lasciandoli staccati solo al di sotto di essa, separati dalla vecchia strada, affiancata dagli spogli pilastri e dai nudi solai, ospitanti i parcheggi delle auto occultate, che così ci rammentano il più importante luogo di lavoro del passato. La strada riappare all’improvviso, al centro della nuova piazza, per un breve tratto, come spalancata in una trincea di uno scavo archeologico, assieme al vecchio portale di ingresso vincolato, che ne diventa elemento d’arredo, con l’emersione contenuta e delicata e con la sottile volta che non ruba mai spazio alla visuale.
Più a nord la piazza senza interrompersi è tagliata da una cesura, che accoglie il nuovo e funzionale accesso, riproponendo l’ordito edilizio del quartiere porto, identificato dal prolungato asse via Carducci – via Mamiani.

E’ sul nuovo terrazzo sul mare, come passaggio di mano e affido all’architettura, dal riordino urbanistico, che dovrà nascere la nuova città, con il nuovo intervento edilizio, dopo il ripristino di un’adeguata funzionalità e vivibilità di quest’ultima, in seguito alla correzione di deficienze organizzative e strutturali.

Finalmente l’architetto Paolo Portoghesi  potrà tornare a plasmare, sulla nuova sagoma, come nessun altro sa fare il futuro, partendo dalla storia, su quello stesso terrazzamento dove, già in passato, aveva collocato l’elemento, a lui particolarmente caro, della piazza all’italiana, ispirandosi all’architettura gentile dei bastioni militari di Francesco di Giorgio Martini, ritrovandovi l’energia della Rocca Roveresca, la linearità dei portici, con la ripetizione dell’ordine architettonico semplificato e la circolarità del Foro Annonario.

Ora tocca tanto alla proprietà, che ha già dimostrato passione e voglia di far bene, quanto  all’amministrazione, della cui volontà di realizzare il meglio per Senigallia non si può dubitare,  dimostrare un apertura alla nuova soluzione, in caso positivo, non ci sarà più ostacolo di sorta e nessuno avrà più alibi per opporsi alla costruzione della nuova grande città e non di un suo anonimo pezzo.

Nei disegni che seguono
1) la nuova proposta
2) schizzo prospettico coni grande nuovo spazio urbano che si ricava.
3) La proposta Portoghesi come presentata


la nuova proposta schizzo prospettico coni grande nuovo spazio urbano che si ricava La proposta Portoghesi come presentata

Dall'Ingegner Paolo Landi

Commenti
povera spiaggia
Scritto da Visitatore anonimo il 2009-04-03 11:13:06
Anni e anni di cemento non hanno insegnato nulla ai Senigalliesi. Qual è la grande differenza tra i due progetti??? un parcheggio più grande?? La gente dovrebbe smettere di andare in centro in macchina. Perché nessuno propone una bella pineta, tutta la zona verde fino alla spiaggia, immaginate che meraviglia??? ma naturalmente è impossibile bisogna costruire, gli investimenti immobiliari prima di tutto! Chiara Curzi
orrendo!
Scritto da Visitatore anonimo il 2009-07-14 18:36:46
un brutto progetto che fa il verso a tanta brutta architettura anni 50. 10 torri velasca in scala 1:5 sono un vero scempio. DATATISSIMO E INGUARDABILE!
ORRENDO!!!!!!!!!!
Scritto da Visitatore anonimo il 2009-07-14 18:37:09
progetto dalla notevole qualità architettonica ?? è un progetto veramente inguardabile, datato. sembra la parodia di tanta brutta architettura anni 50-60. gli edifici sono una orrenda copia della torre velasca di milano. spero che non venga mai fatto. Arch. Marco Duprè

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