"Riguardo al mancato riconoscimento dell'interesse culturale dell'edificio della colonia ex Enel,
la decisione della Soprintendenza ci appare, quanto meno,
affrettata e reticente. Affrettata perché le questioni da noi sottoposte (il valore architettonico e l'uso concentrazionario dell'edificio) avrebbero richiesto approfondimenti puntuali e non un atteggiamento liquidatorio.
Infatti, non riusciamo a capire come si possa affermare che ci si trovi di fronte a “stravolgimenti edificatori che hanno modificato nel tempo in maniera sostanziale l'impianto originario del complesso”, quando
la facciata lato ferrovia è rimasta quella originaria, come testimoniano le foto da noi allegate, e l'altra lato mare lascia trasparire le forme preesistenti, che potrebbero essere non difficilmente ripristinate, come spesso avviene in casi simili.
Né si comprendono le ragioni per le quali la tutela, riconosciuta alla colonia ex GIL, venga estesa come “
tutela indiretta” all'ex colonia Miliani, adiacente ma pur sempre separata dalla ex GIL dalla strada del sottopassaggio, mentre non viene applicata nell'altra direzione all'ex Enel, dove vi è maggiore continuità.
Ma è ben più grave il fatto che la Soprintendenza non abbia minimamente preso in considerazione e non si sia pronunciata sul fatto che la colonia fosse stata usata, a livello locale, come primo anello dell'
universo concentrazionario. Auschwitz, Dachau o Mauthausen, avevano bisogno di un ingente apparato, di un vero e proprio sistema, ed anche di
luoghi di raccolta intermedi (Fossoli, Bolzano) e decentrati (il nostro è uno dei tanti) sui quali c'è ancora molto da ricercare.
“Meditate che questo è stato”, ammoniva Primo Levi. E come potremo meditare cancellando i segni, anche quelli riscoperti, o smettendo di ricercare? A quale cultura si soprintende non dedicando nemmeno un rigo ad una questione così grande?
Pertanto,
non è nostra intenzione considerare chiusa la vicenda. Avremmo potuto farlo di fronte alla presenza di argomentazioni forti e autorevoli, ma di fronte alla reticenza, alla debolezza dimostrata non rispondendo ai nostri quesiti, siamo spronati ad andare avanti. L'edificio ex Unes Enel non deve essere abbattuto!
Che dire poi dell'atteggiamento del
Sindaco e dell'
Assessore Mangialardi? Prima si accordano con la loro maggioranza per respingere la nostra mozione per la verifica dell'interesse culturale, ma qualche giorno dopo chiedono loro stessi un esame alla Soprintendenza e per tutta l'area interessata al piano urbanistico. Che razza di procedura è mai questa? Per quale motivo hanno sottoposto l'intero Piano d'Area delle ex colonie al giudizio della Soprintendenza? E' un atto dovuto o è un atto politico?
Se fosse un atto dovuto a causa della presenza di un edificio tutelato all'interno dell'area interessata dal Piano (l'ex GIL - allora non si sapeva ancora nulla della tutela indiretta sulle ex Miliani),
il parere della Soprintendenza avrebbe dovuto essere chiesto prima dell'approvazione e non dopo, tanto che quella approvazione non sarebbe, a questo punto regolare per incompletezza della pratica. Ma se non fosse un parere da chiedere obbligatoriamente, perché la Soprintendenza fa politica aderendo persino ai dettagli del Piano d'Area e mostrando una attenzione grande quanto la sua reticenza sul campo di concentramento?
Altro c'è poi da chiarire sul Piano d'Area, ora che sappiamo della tutela sulle ex Miliani. Il Piano approvato prevede per le ex colonie Miliani la trasformazione urbanistica con “stesse norme delle colonie enel”, ma, se quei manufatti non possano essere abbattuti e ampliati in forza del vincolo, con quali soldi si pensa di realizzare il famoso spostamento del lungomare, visto che non si è mai parlato di finanziamento pubblico, bensì di realizzazioni convenzionate con i comparti? Appare evidente, quindi, che
lo spostamento del lungomare, tanto propagandato,
sarà limitato solo al comparto ex Enel e costituirà un gran regalo, ad personam, per coloro che realizzeranno quell'intervento.
In conclusione, le Autorità coinvolte - Soprintendenza, Sindaco e Assessore all'Urbanistica - hanno il dovere di rispondere e di fare chiarezza sul proprio comportamento, ognuno per quanto di competenza, davanti all'opinione pubblica cittadina".
Dai consiglieri di minoranza
Roberto Mancini e Andrea Bacchiocchi