Stazione, Penna, Hotel Marche: la nuova mobilità
Il sottotitolo stimola, per una parte di città, l’elaborazione di una strategia di ampia scala, sinergica, sistematica e coordinata anche per soluzioni di problemi specifici e puntuali, ad essa riferiti.
L’hotel Marche, oggetto di discussione sul proprio destino, è esempio più che rappresentativo di questa necessità, l’edificio, oggi è incapace di soddisfare ad un suo esclusivo piano di sostenibilità economica, orientato al recupero, anche con uno stracciato valore di alienazione e con una possibile sopraelevazione, avendo ormai perduto la connotazione necessaria ad una moderna ricettività. Questa struttura vale di più se demolita, piuttosto che conservata, optare per il mantenimento, in ragioni della memoria storica e della monumentalità, rappresenterebbe una scelta inopportuna e sbagliata, oltre che pregiudizievole di una più interessante riqualificazione della porzione di città, estesa tra il fiume e la Penna e tra la linea di costa e la cinta muraria che taglia la rocca.
L’immagine focalizzata su questa zona, ci mostra, a monte della ferrovia, una situazione congestionata dal traffico ristagnante sulla statale, per le “otturazioni” prodotte dai semafori della Penna e se si aggiungono le difficoltà per la sosta e una complessa accessibilità ciclo pedonale tra centro e lungomare, ne scaturisce un quadro sicuramente non confortante.
La prima risposta riguarda la statale dove la viabilità potrà essere rivoluzionata da un nuovo funzionale tracciato di tipo rotatorio antiorario che, eliminando i semafori della Penna, riattiverà la fluidità del traffico, azzerando ogni coda.
Si possono prevedere tre interessanti collegamenti trasversali per la mobilità lenta, in pratica vere e proprie passeggiate che, con il corso e il lungomare Marconi, formeranno una circuitazione formidabile. Si andrà dalla incantevole via del fiume, di cui si è già detto in altre occasioni, con il nuovo percorso sviluppato lungo di esso, con un breve segmento ospitato e sospeso al centro, lungo il suo asse, al nuovo collegamento che nascerà dalla realizzazione di un maestoso boulevard verde, su viale Leopardi esteso a via Bonopera, liberata dalla strada, per arrivare a via Corridoni e in piazza della Liberta, con un nuovo e comodo sottopasso ferroviario, senza barriere di sorta.
Ma il collegamento più baricentrico e fulcro organizzativo della zona è rappresentato da quello che chiameremo il “cannocchiale”, capace di traguardare dalla spiaggia monumenti come la rocca e la biblioteca, nato dall’idea dell’atelier di progettazione urbana, promosso dall’amministrazione con le università di Tor Vergata e di Toulouse, per il recupero del waterfront e adattato ad una ipotesi in grado di autofinanziarsi.
Vengono demoliti il supermercato, altri piccoli edifici e la stazione ferroviaria, da traslare e ricostruire, interrata, verso mare, in corrispondenza dei giardini Morandi. Anche l’hotel Marche è demolito e rimpiazzato da due nuovi volumi che creano, con il loro parallelismo ortogonale alla costa, la nuova porta del collegamento.
Questa ipotesi di riconversione si sostiene grazie a nuove volumetrie eccedenti quelle proprie dell’albergo, maggiori sia nelle sagome di ingombro che nell’elevazione, proponibile, come per la Sacelit, fino a 7 livelli che, con altre risorse reperibili da un secondo progetto di finanza, legato alla riqualificazione degli edifici che gravitano attorno alla Penna, consentirà di impostare un master plan in grado di reperire e individuare risorse necessarie e sufficienti alla riqualificazione generale, corredata, per una migliore qualità, da parcheggi compatti e diffusi a corona, rappresentati da interventi prioritari e da altri in struttura, più flessibili, realizzabili in tempi e fasi diverse, in grado di integrare le necessità secondo l’occorrenza, ottenendo, a regime per la zona, più di 2.800 piazzole complessive, sufficienti anche in particolari situazioni di criticità transitorie.
Urbanisticamente, il territorio in esame è soggetto in parte alla variante di costa e in parte al piano del centro storico, addirittura sovrapposti sul fronte della stazione, dove coabitano, contrastanti, uno spettrale percorso per il mare, componente di una galleria commerciale interrata e uno scontato e banale parcheggio che occupa l’intero spazio libero da edifici. Non brillano comunque nemmeno le previsioni senza prospettive per l’hotel Marche, con i giardini e il piazzale Morandi, e per la Penna, ancor più penalizzata da una rotatoria non attuabile, messa a caso, improvvisata e inutile.
Riproporre una nuova pianificazione diventa necessità per l’intera zona. Lo si può fare, per il piano del centro storico, stralciando le locali previsioni e accogliendo specifiche osservazioni e per la variante costiera, modificando la zonizzazione dell’hotel Marche con il contorno. Infine sarà predisposta la variante urbanistica, come unico studio, perimetrato, di inquadramento operativo.
Di questo spazio, al di là dei limiti e delle emergenze di oggi, bisogna leggerne e carpirne anche le interessanti prospettive, come la potenzialità di apertura del centro storico al mare, la presenza di una grande spazialità diffusa e di monumentalità. Sarà dal gioco e dalla manipolazione di questi elementi e dagli interventi diretti sugli aspetti più negativi, che dovranno scaturire le idee capaci di attivare i meccanismi per una trasformazione urbana, straordinaria e senza precedenti, in grado di evolvere dallo stato di degrado, all’assoluta eccellenza ambientale.
Un collegamento tra piazza del Duca e il mare, attraverso rocca e stazione, esisterebbe già, seppure poco utilizzato per le barriere, fisiche e psicologiche, delle frequenti scalinate, ma la città turistica non può accontentarsi di un “passaggio” e deve cercare comodità e gradevolezza del percorso, soprattutto se queste sono interfaccia di una soluzione di sistema.
La proposta “del cannocchiale” trova forza proprio dai nuovi volumi da realizzare, come contropartita all’hotel Marche da demolire, che si lasceranno, in parte, vincolati alla destinazione alberghiera, con identica o maggiore capacità dell’attuale, con una flessibile annessione del palazzetto del turismo e con la sollecitazione a una progettazione a forte caratterizzazione monumentale. Il maggior ingombro delle sagome dei nuovi edifici non andrà a discapito dello spazio circostante, che al contrario, sarà più usufruibile, meglio organizzato e catturato dalla maestosità del nuovo viale ad uso esclusivo di ciclisti e pedoni (tutte le barriere architettoniche sono eliminate anche la scalinata che da piazza del Duca scende alla rocca è affiancata da un agevole scivolo) che mette in un’armoniosa successione, lineare e diretta, il corso, piazza del Duca, la Rocca, gli spazi di sosta, la nuova stazione, il lungomare e la spiaggia.
Ma è lavorando sull’allargamento della permeabilità visiva, lungo la statale, abbattendo le barriere di occlusione, che si realizzerà il risultato ancor più stupefacente di una smisurata propagazione e moltiplicazione dello spazio, di cui il cantiere SEP, appena abbattuto ne da una piacevole anticipazione. Si lascia all’immaginazione la visione dei luoghi trasformati anche con l’ulteriore abbattimento della stazione ferroviaria. Ma è ancora poca cosa rispetto ad un buon obiettivo finale che vedrebbe giù anche la casa dell’ex casello, compressa, tra statale e ferrovia, a lato del fiume, sipario chiuso all’incrocio di prospettive e una diversa proposta per l’Italcementi, più aperta, senza la linea delle case della darsena Bixio e con un progetto più adeguato e meno isolato, non geloso dei propri spazi della piazza, del verde pubblico e della sosta, non condivisi con la città e ad essa sottratti, nascosti ed occlusi.
La città deve riappropriarsi con ogni mezzo di questo patrimonio spaziale rubato, con l’approfondimento e la presa di coscienza del progetto, elementi essenziali per premere e sollecitare l’amministrazione a un ripensamento che impedisca, prima che sia troppo tardi, il peggiore errore della storia, sulla più importante scelta strategica di sempre, ora, sicuramente sbagliata.
Sarà la vegetazione diffusa di un vero e proprio bosco urbano, l’elemento caratterizzante e il contenuto della nuova e grandiosa spazialità, sfumata nel contorno dalla mescola delle alberature delle ville private a margine, custode protettiva delle non invasive e delicate infrastrutture di sosta e di una statale ritoccata e ingentilita (questa proposta è inconcepibile con l’assurda uscita dall’area Italcementi) che diventa cesello pittorico e flessuoso, morbido e altalenante disegno, nuovo arredo urbano e contestuale soluzione tecnica formidabile, che si abbassa e si nasconde in trincea, per rispetto della Rocca, nella sua prossimità, dove nasce la curiosa rotatoria, nuovo segno incisivo della città, che poi risale morbidamente illustrando di lato la mura cinquecentesca, recuperabile anche nella sua parte sommersa e continua scavalcando il nuovo boulevard di via Leopardi, su un brevissimo tratto in viadotto che recupera, contestualmente, un sorprendente giardino nel sottospazio dell’incrocio attuale, ridiscende in trincea, verso mare, tra ex lido e Senbhotel, con la pendenza mitigata da una nuova riprofilatura e chiude, risalendo su via Poerio, ripassando sopra il Boulevard.
Transitando tra Penna e Hotel Patrizia a piedi, in bicicletta o con qualsiasi altro mezzo di trasporto, treno compreso, ci si sentirà in sintonia con la natura in un ambiente infinito e straordinario, immersi nella cintura verde, che apre in continuazione vetrine e prospettive scenografiche di stupendi paesaggi urbani sempre diversi, con scorci sul mare, sui monumenti, sul centro storico, sul fiume e sul porto.
Così si progetta le città, questa è la nuova urbanistica che sarà recepita dalle nuove leggi, non prescrittive dei vecchi metodi, che rimarranno ad uso e consumo delle amministrazioni incapaci, ma viste, come straordinarie opportunità, per nuovi amministratori lungimiranti, tecnici e uffici tecnici propositivi che, per il governo del territorio, sapranno fondere nuove idee, strategie di pianificazione e soluzioni tecniche attraverso i nuovi piani strutturali che dovranno soppiantare scelte anche recenti, se inadeguate e invecchiate con velocità sorprendente.
In figura è rappresentato il territorio in esame con le passeggiate e la cintura verde
dall'Ing. Paolo Landi |