Che l
a nostra Amministrazione non abbia mai avuto alcuna sensibilità rispetto ai valori identitari e nazionali era cosa risaputa (chi ha dimenticato la militante afghana alla quale fu concesso il palco ufficiale del consiglio comunale per insultare i nostri soldati?). Che arrivasse addirittura a
boicottare la festa nazionale della Repubblica del 2 giugno è però episodio tanto grave quanto istituzionalmente inaccettabile.
Mi chiedo e chiedo ai cittadini senigalliesi:
cosa c'entra la festa del 2 giugno con una festa multietnica con tanto di danze africane? Che c'entra la celebrazione della cultura multirazziale (cultura che ha naturalmente la sua legittimità) con quella che dovrebbe essere la celebrazione dell'unità nazionale, delle nostre forze armate, delle nostre istituzioni repubblicane?
Non si può e non si deve, per il rispetto istituzionale che anche il sindaco di Senigallia deve osservare (se non per convinzione, almeno per rispetto della etichetta),
trasformare la celebrazione della nostra identità, della nostra storia e delle nostre tradizioni,
in una ecumenica festa dei migranti e delle interazioni multietniche (aspetti che potrebbero ben essere analizzati e valorizzati in altri momenti e in altre occasioni).
Così facendo, peraltro, il rischio di alimentare diffidenza verso gli stranieri e verso le altrui culture diventa certo. Forse il nostro sindaco, che evidentemente non ha gli strumenti culturali identitari per comprenderlo, non sa che solo con il rafforzamento e il radicamento della propria identità si può realizzare un dialogo con le culture "altre".
Solo chi è forte della propria tradizione e delle proprie radici non ha paura di dialogare e di integrare la diversità. Non è negando le proprie feste, le proprie ricorrenze e i propri simboli che si favorisce la tolleranza. Come consigliere comunale rivendico il diritto dei senigalliesi di festeggiare in modo tradizonale la ricorrenza del 2 giugno. E denuncio la deriva demagogica del sindaco Angeloni e dei suoi fedelissimi ormai incapaci di comprendere che queste politiche non interpretano più nè il sentimento dell'opinione pubblica locale nè le reali esigenze degli immigrati stessi.
Non è la prima volta che il sindaco di Senigallia boicotta importanti ricorrenze civiche e nazionali. Lo aveva fatto lo scorso anno,a febbraio, in occasione del "Giorno del ricordo", quando il primo cittadino si rifiutò di celebrare la memoria dei martiri delle foibe. Lo ha ripetuto quest'anno, addirittura boicottando la festa del 2 giugno. E non provi il sindaco di Senigallia a raccontarci, con retorica priva di qualsiasi riferimento culturale, che la nostra festa nazionale si può anche festeggiare con una festa multietnica. Se lo ritiene opportuno, la organizzi al castello di Monterado. E lasci ai senigalliesi, almeno il 2 giugno, l'illusione di vivere in una città rispettosa della propria italianità e della propria identità storica e culturale.
da Roberto Paradisi