Paradisi: "Ennesima magra figura del sindaco Angeloni che ignora la legge ma non rinuncia all’arroganza"
Restiamo basiti dalla superficialità e dal pressappochismo con il quale il sindaco Angeloni, ignorando del tutto la normativa sulle
affissioni abusive in campagna elettorale, ha inteso rispondere alla nostra interrogazione in cui, peraltro, si richiedeva l’avvio di un’inchiesta interna per appurare la
gravissima fuga di notizie che ha permesso ai responsabili del Partito Democratico di far sparire in pochi minuti i manifesti abusivi prima dell’arrivo della pattuglia dei vigili urbani.
Le fotografie scattate dai consiglieri Paradisi e Corinaldesi ai
manifesti abusivi del Pd pochi minuti prima dell’intervento dei vigili, dimostrano che vi è una
commistione inquietante tra uffici pubblici e un partito privato. Vi è, in altri termini, come vi era in Unione Sovietica, una sostanziale coincidenza tra organi istituzionali e partito di maggioranza.
Per quanto riguarda la penosa
vicenda dell’ignoranza legislativa che siamo costretti a registrare, una volta per tutte si sappia che la legge 515 del 1993 non ha depenalizzato tutte le fattispecie di reato previste dagli articoli 7, 8 e 9 della legge 212 del 1956 (sulla disciplina della campagna elettorale). In particolare, il terzo comma dell’art. 8 della legge del 1956 (che prevede appunto il divieto di affissione fuori dagli spazi appositamente predisposti, come le bacheche di partito) non è mai stato depenalizzato in virtù del richiamo della riforma alla legge 689 del 1981 (art. 32 secondo comma).
Tale evidente lettura (evidente per tutti tranne che per la signora Angeloni e l’ufficio stampa del Comune che ha difeso pubblicamente un partito privato utilizzando le strutture pubbliche) è stata ribadita, tra gli altri, dalla Corte di Cassazione penale con sentenza n° 9511 del 1996 e dalla Corte di Cassazione civile in data 5 marzo 2004 (il sindaco Angeloni vuole smentire anche le toghe di ermellino?).
Sarebbe dunque bene, prima di fare
certe magre figure pubbliche, condite dalla solita
arroganza tipica di chi ignora, consultare i testi di legge che devono essere letti con attenzione avendo cura e pazienza di studiare anche le normative correlate e richiamate. Il sindaco dunque ci chieda scusa pubblicamente per le accuse che respingiamo al mittente e apra l’inchiesta interna per chiarire, prima tra tutti, la eventuale posizione del comandante dei vigili urbani e l’utilizzo della struttura comunale per rispondere in nome e per conto del Partito Democratico.
FABRIZIO MARCANTONI
ROBERTO PARADISI
GABRIELE GIROLIMETTI